2020-03-14
Per gli autorazzisti dell’europeismo la Ue ha ragione pure se ci pugnala
Mario Monti, Lorenzo Bini Smaghi, Roberto Gualtieri (Ansa)
Roberto Gualtieri benedice Christine Lagarde. Mario Monti invita a investire sulla sanità (che lui ha distrutto) perché Angela Merkel, bontà sua, ce lo concede. Lorenzo Bini Smaghi chiede di accelerare sul Mes. Per certa élite, il servilismo non ha limiti.Se la presidente della Bce mette in ginocchio l'Italia, secondo voi che cosa fa il ministro dell'Economia dell'Italia? Ovvio: la ringrazia. Roberto Gualtieri giovedì sera ha superato sé stesso: il presidente della Repubblica aveva da pochi minuti rilasciato un comunicato che, seppur nel felpato linguaggio mattarellico, era una bomba nucleare contro le istituzioni comunitarie, e zac Gualtieri ha pensato bene di rendere devoto omaggio. Al presidente della Repubblica? No, alla presidente della Bce. Ma sicuro: Ci calpesti pure, signora Lagarde, ci sculacci, ci prenda a frustate, ci faccia del male in qualsiasi modo, soltanto così noi saremo felici, sembra dire il ministro dell'Economia con apposito documento, un concentrato di saliva fantozziana e sottomissione a Francoforte da rendere quasi inopportuno il simbolo della Repubblica italiana posto regolarmente a corredo. In effetti, a nostro parere, in quella circostanza lo stellone un poco sfigurava. E forse per una volta anche sul Colle hanno avuto la stessa impressione. Non s'era mai vista, infatti, tanta plastica distanza tra la presidenza della Repubblica e il ministero dell'Economia. Come è noto, e come il caso Paolo Savona rese a tutti evidente, vi è un filo diretto tra il Colle (che garantisce la nostra fedeltà all'Europa) e via XX Settembre (che quella fedeltà la mette in pratica nell'azione quotidiana). Ma l'altra sera il disastro combinato da madamina Lagarde è stato troppo grande anche per Mattarella, che infatti è sbottato in due righe di fuoco, poco dopo le ore venti. Come a dire: servi sì, ma non esageriamo. Non potete pensare di massacrarci senza che nemmeno ci ribelliamo. Un sussulto di dignità e di orgoglio, seppur vellutato, che però deve essere sembrato troppo per le orecchie eurocompattate di Gualtieri. Il quale alle 20.25, circa venti minuti dopo l'uscita del Quirinale, ha detto la sua: il capo dello Stato interviene per bacchettare la disastrosa Christine? Lui, invece, interviene per applaudirla. Per omaggiarla, scondizolando come un chihuahua al guinzaglio. Un po' come se fra la presidenza della Repubblica italiana e la presidenza della Bce, nel momento della massima crisi, Gualtieri ci tenesse a dire: «Sia chiaro: io sto con la seconda». Un vero patriota, insomma. Non è l'unico, del resto. Infatti in questi giorni di affanni e di angoscia, in cui molti per la verità riscoprono l'orgoglio italiano, ci sono alcuni soggetti che ci tengono a distinguersi, mostrando la propria devozione al potere foresto. Una diserzione di massa, insomma, che siccome siamo in tempi di guerra, come ripetono tutti, andrebbe definita con il suo vero nome: tradimento. Uno dei protagonisti, non nuovo a imprese del genere, nel filone Giuda e i suoi fratelli, è il nostro insuperabile Mario Rigor Montis, che quando sente aria di camposanto, chissà perché torna in auge tutto garrulo e felice. Adesso, infatti, se ne è uscito con la proposta dei buoni per la salute o health bonds, cioè titoli di Stato da emettere per finanziare la sanità. E potrebbe essere anche una notizia da festeggiare a spumante (siamo nazionalisti, noi) perché finalmente anche lui si accorto che il debito non è il grande nemico da combattere, ma a volte una necessità o un'opportunità da sfruttare. Epperò dimentica di dire che se oggi la sanità ha bisogno di finanziamenti, se mancano posti in terapia intensiva e medici in prima linea, è perché lui e quelli come lui hanno imposto tagli selvaggi in nome del pareggio di bilancio e della lotta al debito, che sembravano gli unici valori da perseguire. A costo della vita. Ora che con la vita paghiamo quelle politiche assurde, il professor Monti si risveglia. Meglio tardi che mai, sia chiaro. Peccato solo che nel suo editoriale sul Corriere della Sera si tradisca, quando dice che questa «via maestra», cioè «investire nel proprio sistema sanitario», è stata indicata all'Italia dalla Merkel. Dunque, conclude, siccome ce lo ha indicato la Merkel, non saremo «intralciati da una regola sul debito». Chiaro, no? La Merkel, nella sua magnanimità, ha detto che possiamo investire qualche spicciolo sulla sanità. Possiamo cercare di non morire, bontà sua. Con il suo permesso, possiamo comprare qualche respiratore per evitare di avere strage di malati soffocati dalla polmonite. Ma vi rendere conto come ci hanno ridotto questi signori? Dobbiamo chiedere il permesso alla Merkel anche per respirare? E quelli che non muoiono soffocati, per gentile concessione tedesca, devono pure ringraziare? Sembra pazzesco, eppure per loro è normale. Il ministro dell'Economia fa la riverenza alla Lagarde che prende ordini dalla Germania. Il professor Monti ci spiega che possiamo investire in salute, solo se ci dà il permesso la Germania. E gli economisti di punta dell'Osservatorio sui conti pubblici di Carlo Cottarelli, Lorenzo Codogno e Giampaolo Galli, ci spiegano che è giusto che noi ci affrettiamo in questa situazione d'emergenza ad approvare il Mes, il meccanismo europeo di stabilità, come messo all'ordine del giorno dell'Eurogruppo di lunedì, così le potenze straniere ci potranno sottomettere definitivamente tramite troika, senza fare troppa fatica. Lo choc esterno ce l'abbiamo già, i nostri conti sono sicuramente a rischio. Chiediamo aiuto, e zac: ci fanno a fette in un attimo. Non è forse l'occasione che i patrioti all'incontrario stavano aspettando? Lo stesso concetto lo esprime anche un altro italiano che da sempre si è distinto per mettere gli interessi del suo Paese dopo i suoi. Ricorderete quel tale Lorenzo Bini Smaghi che nel 2011 tenne in scacco per settimane e settimane le istituzioni europee, impendendo la nomina di Mario Draghi a presidente della Bce finché non si trovò una cadrega gradita per le sue terga. Ebbene: ieri ha rilasciato un'intervista alla Stampa dove, dopo aver dato fondo ai luoghi comuni filoeuropeisti che ormai nemmeno i filoeuropeisti più accaniti osano sostenere («la flessibilità c'è sempre stata», «il 3 per cento non è un limite», bisogna mantenere la «sostenibilità del debito» e l'Italia paga perché è stata «cicala», altro che coronavirus), ha difeso orgogliosamente il suo Paese (si fa per dire) elogiando pure lui la Lagarde e suggerendo l'immediata adesione al Mes. Che è un po' come se uno oggi dovesse dare un consiglio ai troiani: «Fidatevi di Ulisse, un bel cavallo di legno nel centro della città ci sta da Dio». Dimenticavo: Bini Smaghi è presidente della Société Generale, una delle più grandi banche francesi. Secondo voi, di chi starà facendo gli interessi? Allons, enfants de la patrie. Ma chissà perché i nostri intelligentoni sostengono sempre la patria degli altri.
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Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
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