2022-10-17
Per favore, aiutate De Luca a uscire dalla sua macchietta
Il governatore campano esonda, come nel suo stile, contro Lorenzo Fontana: «Un troglodita». Ma lui è fatto così, si è creato un personaggio e vi è rimasto imprigionato dentro. E siccome muove tanti voti, il Pd si guarda bene dal rimetterlo in riga.«Uno ha comprato i voti, l’altro è un troglodita». Con la raffinatezza che lo contraddistingue, Pol Pot ha detto la sua. Negli anni Settanta i compagni della cellula comunista di Salerno chiamavano così il giovane Vincenzo De Luca per sottolinearne la dialettica da dittatore asiatico. La stessa con cui ha salutato la nomina di Ignazio La Russa al Senato e di Lorenzo Fontana alla Camera. «Sono tra quelli che non hanno ancora smaltito l’emozione», ha annunciato nel consueto incipit da Bagaglino al convegno dei Giovani imprenditori a Capri. «L’operazione è un esempio di politica politicante. Nella notte prima si sono comprati qualche voto dall’opposizione. Se ci sarà un governo di spessore chapeau, ma non sia fatto di scelte come Ignazio Maria Benito o quell’altro troglodita».Un insulto via l’altro prima di passare in farmacia per il pieno di Biochetasi contro la gastrite permanente della sinistra. Una raffica di offese che conferma un sospetto: il governatore dal cappellino con l’elica non riesce a trovare l’uscita del teatro. È prigioniero del proprio personaggio, si aggira tra maschere e fantasmi alla ricerca della recita perfetta senza un grammo del brio di Carmelo Bene. Qualche tempo fa rassicurava così il militante piddino: «Non sarò un uomo di partito ma sono un uomo delle istituzioni». Alla buon’ora, ha inaugurato la legislatura vomitando fiele sulle due più alte cariche dello Stato elette nei giorni scorsi, per il puro gusto di sentirsi avvolto dalle risate come un comico durante la stand up. Poiché O’ Governatore è un tuttologo, la recita è continuata su altri tre livelli. Quello modaiolo: «Mi auguro che La Russa vada vestito un po’ meglio, senza la camicia e la panza di fuori, per motivi estetici». Quello storico, da Alessandro Barbero di Palazzo Santa Lucia: «Rispetto a Fontana, Ferdinando di Borbone era un rivoluzionario. Fontana è pericoloso». Infine quello matrimoniale: «Silvio Berlusconi è ancora in viaggio di nozze». Lui invece è perennemente in tournée e rivive ogni giorno la frustrazione dell’attore mediocre ridotto a macchietta satirica (nobile figura della commedia). Quando si accende la luce rossa della telecamera gli accade qualcosa di psicanalitico e liceale: a forza di riguardarsi le imitazioni di Maurizio Crozza, le rivive, le reinterpreta. E finalmente, in un transfert freudiano, diventa il De Luca di Crozza. Si piace così.Presidente della Campania da sette anni, praticamente un vicerè delle Indie, non è mai stato intaccato dalla politica. Al «centralismo democratico» e alle «vie progressiste all’inclusione», lui preferisce Propaganda Live. Diede dimostrazione plastica delle sue sensibilità durante la pandemia, quando arringava i sudditi con esternazioni creative: «Mi arrivano notizie che qualcuno vorrebbe preparare la festa di laurea. Mandiamo i carabinieri, ma li mandiamo con i lanciafiamme». In quella delirante stagione il lanciafiamme del Nazareno meritò un altro soprannome: O’ Sceriffo. La Russa e Fontana si sono già consolati perché il club degli insultati e offesi dall’iperpopulista De Luca è lungo: praticamente tutta la categoria. Compreso Enrico Letta, liquidato così alla vigilia del voto: «Non mi sento di dire che offriamo agli italiani un segretario scoppiettante e pirotecnico». Nessuna replica, lo Sceriffo governa tanti voti ed ora lascia intendere di essere pronto a candidarsi per sostituirlo. Essendo incapace di risolverli, spesso alza la voce per distogliere l’attenzione dai problemi reali. Accadde nel maggio scorso quando si fece fotografare durante Salernitana-Venezia con il «dispositivo orale» (lui chiama così la mascherina) sul naso, unico in tutto lo stadio. Erano i giorni della vergogna all’Ospedale Cardarelli di Napoli, il più grande del Sud Italia, con immagini che mostravano un pronto soccorso da emergenza bellica: groviglio di barelle, pazienti parcheggiati contro ogni regola del distanziamento, privacy diagnostica violata, dimissioni in massa minacciare dai medici. De Luca, ma forse era un comico, commentò: «Quei video sporcano l’immagine della nostra sanità».Da italiano vero ha un debole per i figli, che ovviamente non sono trogloditi. Piero è deputato del Pd dopo una carriera di tutto rispetto dentro il partito, Roberto è un esperto amministratore nel variegato mondo dem. A chi lo accusa di familismo, De Luca senior risponde: «Nessuno osa dirlo a Mattarella». Fra un insulto e l’altro ai nuovi eletti, papi sta organizzando una Marcia della Pace che, secondo le opposizioni, somiglia a una parata sovietica. Ha infatti destinato 300.000 euro della regione per reclutare studenti e ha imposto che gli striscioni debbano avere solo scritte che piacciono a lui. Un giorno consigliò a Massimo Giletti di farsi ricoverare per coma etilico. Ecco la risposta: «Io sarò un ubriacone ma lei è uno sceriffo scarso, solo chiacchiere e distintivo». Quest’ultimo luccica nel buio del teatro, mentre l’imitatore di Crozza cerca invano l’uscita.