2020-02-19
Per evitare l’ira di Pechino la Cambogia scarica infetti e accoglie il virus con i fiori
Il primo ministro cambogiano Hun Sen (Kyodo News via Getty Images)
Appesa agli aiuti finanziari di Xi Jinping, la nazione asiatica lascia sbarcare migliaia di turisti, alcuni certamente malati. Il premier, senza mascherina, ha donato ghirlande.Il governo mette a punto il piano di rimpatri per i passeggeri della Diamond: domani via dal Giappone quelli negativi al test, poi un volo speciale per il contagiato. Capitano ed equipaggio resteranno a bordo.Lo speciale contiene due articoliDopo aver puntato per settimane i riflettori, ancora accesi, sulla Diamon princess, bloccata nella baia di Yokohama, a sud di Tokyo, l'attenzione delle autorità sanitarie e della stampa si sta spostando su un'altra nave da crociera. Si tratta della Westerdam, della compagnia britannico americana Holland America Line. La sua vicenda è meno nota, ma ugualmente singolare. L'imbarcazione, con a bordo 2.257 persone (1.455 passeggeri, di cui cinque italiani, e 802 membri dell'equipaggio) era partita da Singapore il 16 gennaio con un itinerario che originariamente prevedeva soste nelle Filippine, a Taiwan, Giappone, Corea del Sud e per concludere in Cina. A causa dell'allarme coronavirus, però, le tappe intermedie sono saltate e il transatlantico è stato costretto a navigare senza una destinazione certa per 10 giorni. Le autorità del Giappone, di Guam, delle Filippine, di Taiwan e della Thailandia hanno negato lo sbarco. Al tentativo di attraccare a Bangkok, la Westerdam è stata addirittura fatta scortare dalla marina militare thailandese al di fuori delle acque territoriali. Il primo ministro thailandese, il generale Prayut Chan-o-ch, aveva motivato il divieto di sbarco: «Non consentiamo l'attracco nei nostri porti, ma prendiamo in considerazione l'assistenza umanitaria, se vogliono fare rifornimento o approvvigionamento di viveri sicuramente provvederemo. Ci sono molte persone a bordo, dobbiamo essere cauti». Il Paese del Sud Est asiatico ha adottato misure severe per il contenimento del coronavirus, avendo sul proprio territorio almeno 35 casi di contagi accertati da quando è scoppiata la pandemia. Altrettanto cauta non è stata la Cambogia, il Paese che la settimana scorsa ha concesso l'attracco e lo sbarco dei passeggeri dalla nave. «La Cambogia fa questo perché presta maggiore attenzione ai diritti umani. Rispettiamo i diritti delle oltre 2.000 persone sulla barca. Non abbiamo ricchezza, ma abbiamo simpatia per i passeggeri bloccati sulla nave», ha spiegato il primo ministro Hun Sen. Oltre alla sensibilità, sulla scelta del premier ha probabilmente inciso la stretta alleanza della Cambogia con la Cina, dalla quale riceve miliardi di dollari in prestiti agevolati e investimenti ogni anno. Hun Sen, a differenza della maggior parte dei leader internazionali, a emergenza già scoppiata, si è rifiutato di far evacuare i cittadini cambogiani presenti in Cina, anche quelli nella metropoli di Wuhan, epicentro dell'epidemia, per confermare il sostegno dei suoi connazionali ai cinesi. Il premier stesso, circa due settimane fa, si è recato a Pechino per incontrare il primo ministro Li Keqiang e il presidente Xi Jinping. Dalla Westardam, attraccata a Sihanoukville, sono state fatte scendere quindi, in totale, oltre 1.100 persone, senza sapere su quali e quante fossero stati effettuati i test. Ad accogliere i passeggeri era presente anche il primo ministro, senza nemmeno una mascherina sul volto, ma con delle ghirlande di fiori come dono. Nessuno è stato messo in quarantena, e molti turisti hanno deciso di tornare nei propri Paesi. E tra questi c'era anche una ottantatreenne statunitense, scoperta positiva al test nello scalo malesiano di Kuala Lumpur. Come lei, almeno 145 passeggeri sono passati per la Malesia, alcuni sono stati rintracciati nella capitale cambogiana Phnom Penh, altri invece hanno già lasciato il Paese. Un numero imprecisato di persone potenzialmente esposte al virus sta quindi viaggiando per il mondo e circolando liberamente. I cinque italiani a bordo sono già stati rintracciati: uno di loro è in Italia, monitorato costantemente e in isolamento domiciliare volontario. Un altro è rientrato in Germania, uno in Slovacchia. Gli ultimi due, italo brasiliani, sono ancora a bordo della nave, in contatto con l'ambasciata, intenzionati a tornare poi in Sudamerica. I passeggeri rimasti sulla nave sono stati sottoposti ai test. Il ministero della Sanità cambogiano ha dichiarato di star ricercando «attivamente ogni caso sospetto», aggiungendo che «la popolazione non deve preoccuparsi troppo». Ma le autorità della Cambogia sono inevitabilmente finite nella bufera per la precipitosità e la negligenza dimostrate nella vicenda. La Malesia non consentirà l'ingresso di nessun altro passeggero sbarcato dalla nave, così come Thailandia e Singapore.Errori e leggerezze come quelli cambogiani possono essere decisivi nella diffusione del virus, che a oggi ha contagiato nel mondo oltre 72.500 persone. Il Paese asiatico, infatti, non ha degli standard sanitari paragonabili a quelli occidentali e, nel caso in cui tra gli sbarcati dalla Westerdam ci fossero altri casi positivi, il rapido contagio sarebbe quantomeno probabile. A prevedere il pericolo era stata già il 30 gennaio scorso l'Organizzazione mondiale della sanità, preoccupata che l'epidemia partita dalla Cina potesse raggiungere «Paesi con sistemi sanitari più deboli». E venerdì scorso, mentre la Westerdam stava per far scendere centinaia di passeggeri senza controllo alcuno, è stato confermato il primo caso di coronavirus in Egitto. Molto più vicino a noi della Cambogia. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/per-evitare-lira-di-pechino-la-cambogia-scarica-infetti-e-accoglie-il-virus-con-i-fiori-2645184431.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="due-aerei-speciali-per-gli-italiani-intrappolati-sulla-nave-lazzaretto" data-post-id="2645184431" data-published-at="1758062083" data-use-pagination="False"> Due aerei speciali per gli italiani intrappolati sulla nave lazzaretto Torneranno in Italia con due aerei separati, tra domani e sabato, gli italiani intrappolati nella nave da crociera Diamond princess, ancorata da settimane al porto giapponese di Yokohama. Dal lazzaretto galleggiante - con a bordo più di 500 persone positive al test del Covid-19 su oltre 3.000 viaggiatori - i 35 italiani (una quindicina dell'equipaggio) potranno imbarcarsi su un volo speciale dell'Aeronautica militare. Tra loro c'è anche il connazionale che ieri è risultato positivo al virus e che viaggerà in un velivolo separato. L'annuncio di un volo che «arriverà a breve» è stato comunicato ieri ai nostri connazionali con una lettera dell'ambasciatore italiano in Giappone, Giorgio Starace. Il testo è stato pubblicato sul sito del Comune di Pozzallo, in provincia di Ragusa, da cui provengono cinque degli italiani che sono a bordo della nave da crociera, trasformatasi nel focolaio più grande del nuovo coronavirus su scala mondiale dopo la città di Wuhan, epicentro dell'epidemia. L'ambasciatore precisa che l'accesso a bordo dell'aereo avverrà dopo il controllo sanitario che il «team medico» effettuerà «su ogni singolo passeggero prima di decidere la trasferibilità sul volo speciale». Il passeggero risultato positivo al coronavirus sarà l'ultimo degli italiani a bordo della Diamond Princess a rientrare nel nostro Paese. Un piano definito - soprattutto su quanto disporre dopo l'atterraggio in patria - al momento ancora non c'è, però è sicuro che verranno organizzati almeno due voli diversi. Nel primo, atteso in Italia tra domani e sabato, viaggeranno tutti quelli che, al momento di salire a bordo e dopo esser stati sottoposti ad un nuovo test, non risulteranno positivi. Questi voleranno senza speciali misure di protezione se non quelle già adottate per il rientro degli italiani da Wuhan: mascherine, occhiali protettivi e guanti. Su un secondo volo, che però al momento non è ancora stato programmato perché in attesa di autorizzazioni da parte delle autorità sanitarie nipponiche, salirà invece il passeggero risultato positivo, che tornerà in Italia in «alto biocontenimento» come è stato per Niccolò, lo studente di 17 anni rimasto bloccato due volte in Cina prima di riuscire finalmente a rimpatriare. La scelta di rientrare in Italia non è obbligatoria, per questo entro le 9 di questa mattina è stata richiesta una risposta agli interessati. Secondo l'agenzia Adnkronos, saranno 22 su 35 i connazionali ad imbarcarsi: una parte dell'equipaggio del gigante del mare - tra cui anche il comandante - rimarrà a bordo per mantenere la nave in sicurezza. Una volta sbarcati tutti i passeggeri, che dovrebbero finire la quarantena entro sabato 22, l'equipaggio entrerà in una nuova quarantena con le stesse procedure usate per gli ospiti, isolati nelle cabine. Le due settimane di isolamento sono previste anche per gli italiani che torneranno nei prossimi giorni, anche se la struttura, dice nella lettera l'ambasciatore, è «in via di individuazione». In pratica, non vale il periodo trascorso come quarantena nella Diamon Princess. Coloro che dovessero decidere di non partire con il volo speciale, mette in guardia l'ambasciatore, potrebbero «incorrere in difficoltà nell'essere accettati all'imbarco di voli commerciali verso l'Italia o altri Paesi». Inoltre, «una volta alla frontiera italiana saranno prese in carico dal ministero della Salute e accompagnate presso la struttura individuata per la quarantena di 14 giorni, a prescindere dalla quarantena già effettuata a bordo della Diamond». L'operazione di rimpatrio coordinata da Protezione Civile, Farnesina, ministero della Salute e ministero della Difesa ha avuto un'accelerazione in questi giorni. Oltre allo stato di prostrazione psicofisica, data la decina di giorni vissuti in una cabina di pochi metri, in alcuni casi senza nemmeno un oblò, a bordo della nave si è concretizzata per i passeggeri un'emergenza sanitaria. I soggetti positivi al coronavirus sono cresciuti costantemente, a volte anche di 70 unità al giorno. I dubbi sull'efficacia delle misure adottate dai giapponesi, che solo qualche giorno fa hanno permesso lo sbarco di 11 ultraottantenni negativi al test, hanno velocizzato, in diversi governi, le procedure per far evacuare i propri cittadini sani e di metterli in quarantena per 14 giorni entro i rispettivi confini nazionali. Il governo americano per primo ha riportato a casa 400 connazionali. Tra loro 44 sono risultati positivi al Covid-19: uno è un italiano che ha sposato un'americana. Tutti faranno un periodo di isolamento di due settimane in due basi militari in California o in Texas. La nave è in quarantena dal 4 febbraio, come misura di contenimento dell'epidemia decisa dal governo giapponese dopo che la malattia era stata diagnosticata a un ottantenne sbarcato il giorno prima ad Hong Kong. Finora sono scesi quasi 600 contagiati. A ore sarà il turno anche dei nostri connazionali, finora - teoricamente - scampati all'epidemia. Sul volo militare allestito dal governo potrebbero sedere accanto ad altri cittadini europei che volessero lasciare la quarantena. A bordo della nave intanto continua, anzi si allunga, la quarantena per le altre migliaia di passeggeri, che potranno sbarcare - salvo nuove infezioni che che farebbero ripartire la profilassi dal principio - nella giornata di sabato.