2024-04-05
Il pentito: «Il voto? Non è segreto»
Durante le indagini uno degli arrestati ha svelato agli investigatori i trucchi usati dai capibastone per controllare militarmente le scelte espresse nei seggi.A svelare agli inquirenti in modo chiaro il sistema di compravendita dei voti alle elezioni Regionali pugliesi e alle comunali di Grumo Appula e Triggiano è stato un esponente della presunta cricca che, secondo la Procura di Bari, ricompensava gli elettori con 50 euro per ogni voto. Un «pentito» che prima ha fornito alla Guardia di finanza la conferma di quanto già emerso durante le indagini, salvo poi negare ai magistrati il contenuto del colloquio, che era però stato registrato da uno dei finanzieri. E il tentativo di sfilarsi dal gioco è costato a Armando De Francesco un’accusa di calunnia. L’8 febbraio del 2021 De Francesco contatta via Facebook il maresciallo capo della Finanza Gerardo Leone, offrendogli informazioni su quello che, secondo De Francesco, sarebbe il «peggior nemico» del suo interlocutore, Alessandro Cataldo, fondatore del movimento politico Sud al centro, nonché marito di quella che, fino alle dimissioni di ieri, era l’assessore ai Trasporti della Regione Puglia, Anita Maurodinoia. De Francesco racconta a Leone di essere stato il braccio destro di Cataldo negli «illeciti elettorali», che sarebbero avvenuti attraverso un database contenente i nominativi di 2.000 elettori, con tanto di fotocopie di documenti d’identità e tessere elettorali. Ma soprattutto, dall’ordinanza di custodia cautelare emerge l’esistenza di un «sistema escogitato dal Cataldo per controllare l’esercizio del voto a favore del suo partito e della moglie». De Francesco spiega così al finanziere il sistema: «Allora lui usava me perché tra i giovani avevo molte amicizie noi pagavamo 50 euro a voto, come faceva lui a vedere e a sapere se tu avessi votato o meno, lui nel frattempo la prima fase consisteva in questo: reclutare le schede elettorali, carte d’identità fotocopie e il numero di telefono. Questi numeri venivano messi in un database in un computer […] l’ultimo giorno delle, era micidiale, l’ultimo giorno cioè il giorno prima delle votazioni, si votava la domenica, il sabato la gente diceva “ma noi quando ci chiamate?, quando ci...” perché non dicevamo “lasciate i vostri documenti poi chiamiamo”. Noi li contattavamo tutti, cioè quindi noi il venerdì dicevamo «vedi che tu domani devi venire a quest’ora, in questo momento, in questa sede. Che venivano a fare loro? loro venivano, noi davamo dei fac-simili di votazione. Quando si dice che il voto è segreto è una bugia perché tu lo scopri dopo due secondi». Voti che Cataldo avrebbe verificato uno ad uno, prima di pagare. Il metodo era più semplice di quello che si pensa, almeno stando al racconto dell’indagato: «A te diceva metti la X sul sindaco, non mettere la X sul partito e scrivi Anita Maurodinoia. Veniva l’altro e diceva: “quanti siete in famiglia? 4. ti do 200 ero, io nella tua sezione voglio trovare questi quattro voti come ti ho detto!” veniva un altro poteva essere pure che era la stessa sezione, per distinguerli che faceva, diceva all’altro non mettere [..] avevamo 7-8 formule di voto […]. Mica davi la stessa formula se no tu non potevi capire». E per essere più chiaro fa un esempio alternativo: « Tu invece di mettere la X sul partito sul sindaco metti la X sul partito e scrivi Maurodinoia Anita invece di Anita Maurodinoia...».
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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