2022-10-30
Pensioni, Salvini spinge su quota 102. Voto in Aula prima del nuovo dl Aiuti
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
Il leghista: «Sospendendo il reddito di cittadinanza per chi può lavorare troveremo il miliardo necessario». Il cdm di domani non approverà il decreto: serve l’assestamento di bilancio legato all’extragettito Iva.Un miliardo preso dal reddito di cittadinanza di chi ha dimostrato di non avvicinarsi al mondo del lavoro servirà a finanziare nel 2023 quota 102 per le pensioni. Nel nuovo libro di Bruno Vespa il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini rilancia lo schema: «Età minima per andare in pensione 61 anni con 41 di contributi (quota 102, appunto). Per realizzare il progetto nel 2023 secondo i calcoli dell’Inps serve poco più di un miliardo. Lo recupereremo sospendendo per sei mesi il reddito di cittadinanza a quei 900.000 percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da 18 mesi», spiega Salvini a Vespa. Quanto all’ipotesi di mandare in pensione 470.000 lavoratori tra i 61 e i 66 anni con 35 anni di contributi e una riduzione proporzionale dell’assegno, «va benissimo anche questa. Per i medici ospedalieri e il personale sanitario pensiamo di muoverci in maniera opposta. Quando hanno maturato l’età e i contributi per andare in pensione, se accettano di restare al lavoro prendono lo stipendio maggiorato di una parte dei contributi che lo Stato dovrebbe versargli», è il ragionamento del vicepremier. Palazzo Chigi spingerebbe, comunque, più verso quota 103 con la possibilità di accedere alla pensione a 65 anni e 38 anni di contributi. Oppure, come invece la immaginano dalle parte del Mef, una quota 103 con 41 anni di contributi e 62 di età.Nel frattempo, gli uffici del Tesoro stanno lavorando alla Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza che dovrebbe essere presentata in Consiglio dei ministri entro il 4 novembre. Il documento sarà la cornice entro la quale verrà disegnata la prossima legge di bilancio. Manca ancora una cifra importante, il dato del Pil del terzo trimestre, che l’Istat renderà noto domani mattina. Una volta approvata la Nadef, la palla tornerà agli uffici governativi che metteranno a punto il decreto e relativi collegati. Anche ieri sono uscite nuove indiscrezioni sui contenuti della manovra e in particolare sulla strategia del governo Meloni per sostenere le famiglie e le imprese per far fronte al caro energia. Il governo dovrebbe destinare il 75% delle risorse a disposizione per aiuti contro il caro bollette. Il 25% invece spetterà al capitolo fisco e pensioni, a partire da flat tax e rivalutazioni. Tra le altre misure, sarebbe allo studio un meccanismo per incentivare la permanenza al lavoro per gli over 63 con un sistema di sgravi contributivi a favore del lavoratore. Il nodo, però, resta sempre come reperire le risorse. Fino a 21 miliardi potrebbero arrivare dall’aumento del deficit programmato fino al 4,5% rispetto al Pil nel 2023, immaginando una crescita dello 0,6%. Ovvero uno scostamento dell’1,1% rispetto al 3,4% tendenziale. Si tratta, per ora, solo di voci che si rincorrono. Una parte dei fondi potrebbe arrivare anche da una razionalizzazione e revisione del reddito di cittadinanza e della Naspi. Altre risorse verranno cercate tramite una spending review sulle spese dei ministeri. Tra le misure che subiranno ritocchi figura il bonus edilizio del 110%, che dovrebbe essere mantenuto ma previa revisione. Ieri, inoltre, La Stampa ha scritto che allo studio ci sarebbe anche una Web green tax, ovvero una tassa rivolta a chi effettua consegne a domicilio con ecommerce come Amazon senza utilizzare mezzi non inquinanti. Difficile, però, immaginare che il governo parta mettendo nuove tasse - soprattutto legate al green - che per altro penalizzerebbero anche i corrieri, come quelli di Poste (partecipata dalla Stato attraverso Cdp) che a luglio 2021 ha rinnovato la partnership triennale con Amazon per la consegna di prodotti sul territorio nazionale. Nel Consiglio dei ministri di domani non si affronterà il nuovo decreto Aiuti anche perché prima bisognerà passare dal Parlamento per ridefinire il perimetro di spesa considerando che le risorse provengono in parte dall’extragettito. Anche l’ex premier, Mario Draghi, a luglio era andato in Aula per chiedere ai deputati il via libera a ridisegnare il deficit (in gergo tecnico si chiama assestamento di bilancio): quando i 14,3 miliardi di extra dovuto all’impennata dell’inflazione sono stati autorizzati dal voto favorevole della Camera ha poi varato il decreto Aiuti bis. Dal cdm di domani potrà al massimo uscire una proposta di utilizzo con cifre, 7-8 miliardi sulle bollette, che dovrà comunque passare al vaglio del Parlamento prima di poter entrare in un decreto.Fonti di Palazzo Chigi fanno comunque sapere che i primi due provvedimenti all’ordine del giorno riguarderanno la giustizia. Al primo punto un decreto legge per mantenere il cosiddetto ergastolo ostativo. Sempre sul tema della giustizia, verrà affrontato il rinvio al 30 dicembre dell’entrata in vigore di alcune disposizioni della riforma Cartabia. Il terzo punto all’ordine del giorno toccherà, invece, l’anticipo al 1° novembre della scadenza dell’obbligo vaccinale per chi esercita la professione sanitaria e la conseguente abrogazione delle sanzioni per l’inosservanza dell’obbligo.