2022-11-18
Daniel Pennac racconta Maradona con un docufilm su Sky
True
Daniel Pennac: Ho visto Maradona!, è lo spettacolo teatrale divenuto film che Sky Arte trasmetterà venerdì 25 novembre, alle 21.15. Il progetto è ambizioso: fotografare il Pibe de Oro fra folklore e magia, chiedendosi – senza necessariamente trovare una risposta univoca – che razza di sortilegio abbia saputo esercitare su chi l’abbia conosciuto.Un’epifania estemporanea. Daniel Pennac è stato travolto dalla forza di una sua stessa idea la mattina del 25 novembre 2020. Doveva essere una mattina come tante, preludio di una giornata identica alle mille passate. Invece, laddove era abituato a salutare i propri compagni di palcoscenico, Pennac ha trovato lacrime. Tante. Piangevano, Demi, Pako, Ximo e Clara. Piangevano come se fosse accaduto il peggio, una tragedia personale. E Pennac ci ha provato a capire cosa potesse accomunare quattro estranei, cosa potesse scuoterli con una tale violenza. Poi, se l’è sentito dire. «Maradona è morto». Il coro s’è levato triste, come un lamento funebre. E, insieme a quel suono, è arrivata l’idea. Pennac, che mai prima di allora s’era interessato al calcio, avrebbe realizzato uno studio, un’indagine per capire come un uomo possa avere nella vita di altri, a lui sconosciuti, un peso del genere. Un’importanza del genere. Così, da un assillo individuale, è nato Daniel Pennac: Ho visto Maradona!, spettacolo teatrale divenuto film che Sky Arte trasmetterà venerdì 25 novembre, alle 21.15. Il progetto è ambizioso: indagare Maradona fra folklore e magia, chiedendosi – senza necessariamente trovare una risposta univoca – che razza di sortilegio abbia saputo esercitare su chi l’abbia conosciuto. Pennac, la domanda, non la rivolge a se stesso. La pone ad altri. Roberto Saviano, Maurizio De Giovanni e Luciano Ferrara, il primo ad aver fotografato il Pibe de Oro sul suolo italico, sugli scalini dell'ex Stadio San Paolo il 5 luglio 1984. Chiede, e ascolta le risposte, ciascuna figlia di un’esperienza privata. Daniel Pennac: Ho visto Maradona!, costruito così da seguire il processo di creazione e messa in scena dello spettacolo teatrale, si muove fra i ricordi di chi Maradona lo ha vissuto. Forse, pecca di autoreferenzialità, perché non è la Napoli popolare a parlare, non sono i bassi, i suoi tifosi. Sono intellettuali, esponenti di un segmento umano distante dal folklore, dal calore e dal cuore della città partenopea. Pennac, quello, non riesce a ricrearlo, a trovarlo. Conversa con i suoi simili, nel linguaggio della cultura. Napoli, a tratti, si perde. Eppure, Daniel Pennac: Ho visto Maradona! In qualche modo resiste ed esiste oltre Napoli. Lo scrittore francese parla di «poesia fisica», di un «genio». Ed è questo genio, la sua esistenza a supplire, da sola, alla mancanza della città, delle sue persone. A rendere ingenuo, quasi, l’errore di Pennac,la sua autoreferenzialità. Maradona rivive su quel palco, nella Napoli di Pennac, nelle sue parole, nel suo continuo paragonarlo a Malaussène, protagonista dei suoi romanzi. Si manifesta, ritorno. E pare ancora di vederla, quella che Pennac ha definito «l'incarnazione della danza, dell'intelligenza fisica e dell'abilità assoluta, come se il pallone fosse attaccato a lui con un elastico. Lo sport», lo si è sentito dire nel documentario, «Può incarnare la poesia e questo è stato Maradona», mito senza confini, custodito con cura nell’immaginario collettivo.
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta