2024-02-27
Pd e M5s in vantaggio ma lo scrutinio lumaca finisce nella notte tra accuse e sospetti
Testa a testa tra Alessandra Todde e Paolo Truzzu in Sardegna. Antonio Tajani: «Per il governo non cambia nulla». Scontro sullo spoglio a rilento. La Regione: «Colpa dei Comuni».Alla fine hanno avuto ragione quelli che per le Regionali sarde prevedevano un testa a testa serrato fino all’ultimo voto. Ieri sera ancora verso l’ora di cena, infatti, dopo una giornata intera di scrutinio, la situazione tra il candidato governatore del centrodestra Paolo Truzzu e quella del «campo largo» Pd-M5s Alessandra Todde era segnata dall’incertezza, con una serie di sorpassi e controsorpassi che hanno scandito tutta la giornata e non sono riusciti a dare una direzione definitiva alla contesa. Tanto che attorno alle 17, preso atto dell’andazzo, le autorità regionali hanno fatto sapere che non ci sarebbe stata la cosiddetta «tagliola» che avrebbe imposto lo stop alle operazioni di scrutinio alle 19 e si è deciso di andare quindi ad oltranza.E non sono mancate le polemiche sull’imbarazzante (quando non scandalosa) lentezza nelle operazioni di voto, sia da parte della sinistra che del centrodestra. Per quanto riguarda la sinistra, questa aveva ipotizzato una regia politica dietro l’aggregazione dei dati provenienti dalle varie province operata dal sistema informatico regionale, accusato di voler ritardare la comunicazione della vittoria da parte dei «giallorossi». La risposta da Cagliari non si è fatta attendere, ed è stata polemica nei confronti dei Comuni: «Il sistema informatico della regione», hanno fatto presente, «funziona perfettamente, se i dati vengono caricati dai comuni, e vengono caricati correttamente, sono immediatamente evidenti». «Lo scrutinio è complesso», hanno aggiunto, «la scheda elettorale è complicata, le procedure sono articolate e dunque serve tempo. Ma sono i Comuni», hanno concluso, «che devono caricare correttamente i dati, se i Comuni non li caricano noi dalla regione non possiamo fare nulla». Fatto sta che nel corso degli anni, nell’isola, non sono riusciti a mettere a punto procedure e sistemi capaci di evitare uno spoglio-agonia che appare ormai una consuetudine non degna del nostro Paese.Quanto ai risultati, appunto, dopo una quindicina di ore di spoglio, ieri nella tarda serata, nessuno era in grado di affermare con buona approssimazione chi fosse il vincitore: la candidata di M5s, Pd e sinistra sembrava avere un margine seppur esiguo di vantaggio, con circa 3.000 voti, poco sopra il 45 per cento. Più indietro il «terzo incomodo» Renato Soru, fermo attorno all’8,4 per cento. Quanto ai voti delle liste, a due terzi delle sezioni scrutinate il Pd risultava primo partito con il 14,2 per cento, segue Fratelli d’Italia col 13,8 per cento, quindi M5s al 7,7 per cento, Forza Italia al 7 per cento e la Lega al 3,7 per cento. Il Partito sardo d’Azione, movimento del governatore uscente e non ricandidato, Christian Solinas, si attestava attorno al 5,5 per cento. Da notare che il centrodestra resta maggioranza col 49 per cento dei voti, circa il sei per cento in più del candidato sostenuto.Che qualcosa potesse non andare nel verso desiderato, alcuni esponenti del centrodestra lo avevano ventilato già in mattinata, quando sono arrivati i dati delle primissime sezioni scrutinate, che davano un vantaggio per la deputata grillina. In particolare, avevano destato meraviglia le parole del parlamentare sardo di FdI Salvatore Deidda, che si era affrettato a dare una lettura politica di un’eventuale sconfitta, parlando di «governo sardo non brillante» negli ultimi cinque anni (dichiarazione poi rettificata). Dai leader del centrodestra si è ribadito più volte, nel corso della giornata, che qualunque esso sia, l’esito del voto non avrà conseguenze per la coesione della maggioranza e del governo. In questo senso sono andate le dichiarazioni del segretario di Fi, Antonio Tajani, e del leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. Il primo, dopo aver premesso che saranno commentato solo risultati certi, ha aggiunto che nella maggioranza sono tutti «calmissimi» e che «non cambia nulla, né nella maggioranza né nel governo». Gli ha fatto eco Lupi, per il quale «il voto non avrà ripercussioni sul governo e sulla maggioranza ma potrà essere un utile spunto di riflessione». All’ora di pranzo di ieri, prima del Consiglio dei ministri che si è tenuto nel pomeriggio e che ha licenziato il secondo decreto sul Pnrr, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Tajani hanno pranzato assieme, mentre da fonti della presidenza del Consiglio si sottolineava che si trattava di un incontro già programmato e incentrato sull’azione di governo. Meno scaramantici i leader del fronte opposto, tanto che, quando è parso evidente il testa a testa, Elly Schlein e Giuseppe Conte hanno deciso di prendere il primo aereo e volare in Sardegna, con l’intenzione di unirsi alla festa della vittoria della Todde, dopo che la stessa li aveva gentilmente pregati di non farsi vedere sull’isola assieme a lei al comizio finale. Meno incertezza da parte di Soru, che dopo essersi rammaricato del fatto di non aver superato il 10 per cento, si è sentito di «predire» la vittoria della Todde, alla quale ieri sera ha voluto fare i «migliori» auguri di buon lavoro per i prossimi cinque anni da governatrice. Più avanti ancora è andato l’ex-segretario dem Dario Franceschini, che ha «benedetto» l’alleanza col M5s, da percorrere «con convinzione e generosità» anche a livello nazionale.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.