2020-11-14
Patuanelli ammette: vidi Castellucci (indagato e licenziato dai Benetton)
Stefano Patuanelli (Ansa)
Il ministro dello Sviluppo economico incontrò l'ex ad di Atlantia durante la trattativa per la nuova Alitalia malgrado non facesse più parte della società. Nelle intercettazioni le pressioni della senatrice 5 stelle Giulia Lupo.Con quasi 30 ore di ritardo il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, l'ha ammesso. Ha confermato di aver incontrato a ottobre dello scorso anno Giovanni Castellucci. Per discutere di Alitalia. La notizia compare a pagina 87 dell'ordinanza con i pm genovesi decidono di arrestare l'ex manager di Atlantia. Castellucci parla al telefono con il numero uno di Air Dolomiti, Joerg Eberhart, l'azienda controllata dalla tedesca Lufthansa. La data è il 24 ottobre del 2019. Castellucci fa sapere al suo interlocutore di essere stato più volte contattato da una preoccupata senatrice dei 5 stelle, Giulia Lupo. «Non ho capito che cosa voglia», confessa Castellucci riferendosi alle chiamate della politica che fino a pochi anni fa si occupa di Alitalia in qualità di hostess. Salvo poi alzare il tono e annunciare all'ad di Air Dolomiti di essere stato convocato dal ministro, il quale in precedenza gli aveva chiesto aiuto appunto su Alitalia. Il senso della conversazione tra i due manager è chiaro. L'ex ad del gruppo della famiglia Benetton si prefigura un incarico da amministratore nella nuovo vettore salvato con i contributi pubblici. Ma vuole sapere se può muoversi con l'appoggio dei tedeschi, immaginando che Lufthansa entri nel progetto di rilancio assieme ad Atlantia, la sua vecchia azienda. Perché bisogna ricordare che un mese e mezzo prima circa, il 13 settembre, Castellucci viene messo alla porta dai Benetton con un brusco comunicato indorato dalla buonuscita. Addirittura 13 milioni di euro. Una cifra enorme per un manager sotto il cui regno è caduto un ponte e sono morte 43 persone. Evidentemente la cacciata da Atlantia per il manager doveva essere un atto di facciata tanto da muoversi e immaginare davanti a sé la vera ricompensa. Cioè diventare ad della nuova Alitalia. O come lo corregge Eberhart, potrebbe anche essere un incarico da presidente. E non una osservazione buttata lì, perché il manager tedesco poco righe dopo nell'ordinanza viene di nuovo intercettato e conferma che (fatte le dovute verifiche) c'è di fatto un sostegno di fondo al progetto e quindi alla scalata di Castellucci ad Alitalia. Il 25 ottobre Eberarth conferma che i vertici di Lufthansa sarebbero disposti anche ad incontri di persona, però per la figura di ad vedrebbero altri nomi più tecnici. A quel punto le trascrizioni si interrompono per lasciare spazio alle valutazioni dei pm, i quali ritengono l'ex manager di Atlantia pericoloso e quindi da arrestare. «Anche tenuto conto», scrivono, «del fatto che l'uscita dal gruppo non ha impedito all'indagato di influenzare le dinamiche societarie e di ricercare ruoli al vertice di altre società» con il rischio di mettere di nuovo a repentaglio le persone «con condotte criminose finalizzate a indebiti guadagni». L'ammissione da parte di Patuanelli portano le frasi dell'ordinanza a un livello di riflessione ancora più alto e delicato per l'intero governo. Patuanelli ieri sera ammette l'incontro e spiega che in corso c'erano le trattative tra Atlantia e Alitalia (cosa verissima) ma che lui a Castellucci non ha mai offerto alcuna poltrona. Il ministro omette il fatto che un mese e mezzo prima Castellucci aveva lasciato tutti gli incarichi dal gruppo. Omette che il giorno dell'incontro il manager era già indagato nella vicenda del ponte Morandi. A quale titolo Castellucci è stato ricevuto? Che tipo di confronto c'è stato? Senza dimenticare che dalle telefonate emerge un continuo interessa da parte della Lupo, la pasionaria dei 5 stelle (sorpresa alla guida senza assicurazione, come ha svelato la Verità) incaricata dal Moviemnto di occuparsi dello scottante dossier di Alitalia. La sua presenza nelle intercettazioni aggrava ulteriormente quella del ministro. Indica che l'evento del 25 ottobre non sia stato sporadico ma costruito da quello stesso Movimento che in piazza e a Genova sventolava la testa (figurativamente parlando) dei Benetton e poi andava a cercare consolazione e supporto da quella stessa persona che ha aiutato il gruppo dei Benetton a diventare quello è diventato. Nei confronti degli investitori esteri ma anche della politica italiana. Se il M5s fosse ancora quello di tre anni fa o di Gianroberto Casaleggio Patuanelli non avrebbe dovuto fare una nota, ma si sarebbe dovuto dimettere seduta stante. Oggi iniziano gli stati generali del Movimento, da molti considerati un bivio verso la spaccatura o la totale riforma. Con che faccia si presenteranno i rappresentanti dell'ala più governativa dopo la caduta del velo dell'ipocrisia? La domanda è retorica. L'unica risposta che ci sentiamo di dare è che appare chiaro che non si può fare politica senza preparazione e senza una classe dirigente in grado di affrontare le partite economiche del Paese. Altrimenti si gira a vuoto e si finisce con il cercare aiuto da quegli stessi che in campagna elettorale si è promesso di cacciare.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.