2020-11-17
Pasticcio calabro tra l’indagato e il guru rosso
Gino Strada (M.Cantile/Getty Images)
Giuseppe Zuccatelli si è dimesso. Il suo posto di commissario alla sanità va all'ex rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, accusato di turbativa d'asta. Il governo vuol vendersi in tandem Gino Strada, con una non precisata «delega speciale». Ma lui frena: «Non esiste nessun ticket».Gino è per Strada. Dopo 48 ore nel delirio (forse) sta per concludersi una delle più surreali vicende legate alla sanità italiana, quella relativa al terzo commissario ad acta della Regione Calabria in due settimane. Giuseppe Zuccatelli, quello dell'inutilità delle mascherine, si è dimesso prima dell'incarico, la poltrona si è liberata ed è stata immediatamente sdoppiata per ospitare le personalità individuate dal ministero della Salute: Eugenio Gaudio, ex rettore dell'Università Sapienza di Roma di origini cosentine, e il numero uno di Emergency consulente esterno con una delega speciale. Che dice poco del suo ruolo in appoggio e molto della pastetta governativa per accontentare i grillini.Poiché quel posto porta una sfortuna nera a chi lo indica come a chi lo occupa, si pone subito un problema: Gaudio è indagato. E per proprietà transitiva del totem pentastellato «honestà», non dovrebbe essere la figura ideale, anche se non essendo un avversario politico trattasi di quisquilia. L'ex magnifico rettore, medico e ricercatore, deve rispondere all'accusa della Procura di Catania di turbativa in 27 concorsi effettuati in quell'ateneo. L'inchiesta risale a un anno e mezzo fa e con lui sono indagati 60 docenti e amministrativi. Secondo i pm ci sarebbe stata «un'alterazione dei bandi di concorso per il conferimento degli assegni, delle borse e dei dottorati di ricerca, l'assunzione del personale tecnico-amministrativo per la composizione degli organi statutari e l'assunzione e progressione in carriera dei docenti». Dopo l'interrogatorio la sua posizione è stata stralciata ed è possibile l'archiviazione. La grana è imbarazzante, ma per la tenuta governativa era importante che nel pacchetto regalo ci fosse Strada. Il quale non ha ancora sciolto la riserva ma secondo palazzo Chigi «ha dato la disponibilità». Si sta facendo pregare. A superare lo stallo e ad arrivare all'abborracciata soluzione sono state due mosse concordate nel weekend, mentre Giuseppe Conte sperava di cloroformizzare alla sua maniera anche questa pratica politicamente scottante. La prima è l'intervista rilasciata da Nicola Morra (Movimento 5 Stelle), presidente della commissione Antimafia, domenica a Non è l'arena: «È il momento delle scelte coraggiose, se non includesse il nome di Strada potremmo non votare il pacchetto». Una minaccia in piena regola via tv agli alleati del Pd, ala cattolica, non del tutto convinti sulle garazie bipartisan offerte dal patron di Emergency, uomo con una storia personale orgogliosamente aderente a un pacifismo extraparlamentare. La seconda mossa l'ha operata lo Strada medesimo, postando su Facebook un tazebao dei suoi, con il quale sottolineava di non essere mai stato ufficialmente chiamato in causa. Un colpo da maestro per smascherare gli attendisti e farsi coinvolgere. «Ho sentito qualche commentatore dire che dovrei decidere se accettare o meno l'incarico. Non sono in questa condizione perché dopo quei primi colloqui non mi è stata fatta alcuna proposta formale. Ho chiesto alcuni chiarimenti sul mandato e sulle modalità di lavoro, ponendo una condizione fondamentale: non sono disponibile a fare il candidato di facciata né a rappresentare una parte politica. Avevo messo a disposizione il lavoro mio e di Emergency». L'uscita ha avuto l'effetto di accelerare la pratica per non irritare il guru milanese del municipio 1. A questo punto era necessario togliersi di torno Zuccatelli che andava ripetendo: «Dopo una settimana non sono ancora operativo perché non ho ancora il decreto per la nomina. Di sicuro io non mi dimetto; lascio l'incarico solo se me lo chiede il ministro». Questo diceva a Buongiorno Regione, programma del TgR Calabria, illudendosi di superare indenne l'accusa di negazionismo. Roberto Speranza lo ha ascoltato e dieci minuti dopo lo ha rimosso. Curiosa la resilienza evangelica di Zuccatelli, quasi sospetta: «Il ministro mi ha chiesto di dimettermi e io l'ho fatto. Punto». Si accettano scommesse per un prossimo incarico ben remunerato.Con il passare dei giorni il nome di Gino Strada è diventato un incubo per Conte, che fino all'ultimo ha tentato di tenerlo fuori dai giochi. Il tempo sarebbe stato suo alleato, ma l'accelerazione delle ultime 48 ore lo ha costretto deglutire il rospo. Non tanto perché la sinistra militante ha fatto di mister Emergency un cavallo di battaglia (prima le Sardine, ormai happy few del modernariato rosso, poi Leu hanno cominciato ad alzare la voce) ma perché nella faccenda si è inserito Matteo Renzi che nel Paese rappresenta poco più che se stesso ma tiene in scacco il premier e governa i giornali. «Lo accompagnino fisicamente a Catanzaro e gli diano tutti i poteri», ha detto il leader di Italia viva. Se il medico milanese non voleva rappresentare una parte politica, ha fallito prima di cominciare. Ma ieri sera, di fronte agli annunci del suo affiancamento all'ex rettore, ha precisato: «Apprendo dai media che ci sarebbe un tandem Gaudio-Strada a guidare la sanità in Calabria. Questo tandem semplicemente non esiste. Ribadisco di aver dato al Presidente del Consiglio la mia disponibilità a dare una mano in Calabria, ma dobbiamo ancora definire per che cosa e in quali termini». Anche se in polemica, Gino è comunque per Strada e il suo ruolo istituzionale decreta il successo definitivo del servizio d'ordine del Movimento studentesco negli scapigliati e poi feroci anni 70 a Milano. Esattamente come il virologo da talk show Massimo Galli, anche lui faceva parte dei katanghesi, gruppo Lenin, agli ordini di Luca Cafiero e Mario Capanna. Con la rivoluzione in testa e la spranga in mano. Ai tempi del sei politico valeva un master in Medicina.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)