2018-05-24
Mattarella cede su Conte. Ma prende di mira la Lega
Il Quirinale dà il via libera al giurista nonostante le polemiche sul suo curriculum. Il sospetto è che una figura «ammorbidita» possa tornargli utile per bocciare la nomina di qualche ministro sgradito: l'ex Bankitalia all'Economia e Matteo Salvini all'Interno.È un Conte un po' decaduto quello che ieri è salito al Colle per ricevere dalle mani di Sergio Mattarella l'incarico di formare il nuovo governo. La faccenda del curriculum gonfiato, con vacanze all'estero presentate come importanti corsi di studio nelle principali università, ha infatti indebolito il candidato presidente del Consiglio, al punto che nessuno ieri mattina lo avrebbe immaginato salire le scale del Quirinale di lì a poche ore. Dopo il fuoco di sbarramento scatenato dai principali quotidiani, i quali, pur avendo sorvolato sulla falsa laurea del ministro dell'Istruzione tuttora in carica, hanno rivelato nei confronti di Giuseppe Conte una ferocia mai sfoggiata prima, chiunque si sarebbe atteso un passo indietro del professore macchiatosi del reato di aver voluto fare lo smargiasso con i titoli di studio. La rinuncia a guidare il governo avrebbe potuto essere concordata con lo stesso Mattarella, come suggerivano varie fonti, per levare il presidente della Repubblica dall'imbarazzo di affidare il Paese nelle mani di un tipo con il curriculum liftato. E invece, al posto dell'atteso dietrofront, ieri si è registrato il passo avanti del docente incappato nell'antidoping delle referenze, un antidoping che secondo Dagospia sarebbe stato indirizzato da una manina straniera. Il capo dello Stato lo ha convocato affidandogli il compito di formare l'esecutivo, sorvolando sui titoli di studio gonfiati dagli anabolizzanti dei corsi all'estero.Vi chiedete perché? Come sia possibile accettare un premier delegittimato prima ancora di essere legittimato dal giuramento sulla Costituzione? La risposta a mio parere è facile. Conte è meglio di un presidente del Consiglio con tutti i titoli a posto. Perché più è fiacco e più va bene agli occhi di quegli alti papaveri che non vedono l'ora di trovare qualcuno dei nuovi padroni pentaleghisti da poter condizionare per continuare ad agire indisturbati. È su questo che scommettono. In fondo, visto che con Matteo Salvini e Luigi Di Maio bisogna fare i conti, meglio avere come interlocutore uno come Conte, che all'occorrenza si può ricondurre a più miti consigli. Insomma, il candidato presidente del Consiglio con il curriculum gonfiato può tornare utile, soprattutto se c'è da stoppare la nomina di qualche ministro, in particolare di quello all'Economia, ovvero Paolo Savona. L'ex allievo di Guido Carli ed ex ministro dell'Industria di Carlo Azeglio Ciampi, come è noto, non è un teorico dell'Europa a tutti i costi. A differenza della maggior parte degli economisti dell'establishment, non avendo mire di carriera in quanto ottantaduenne, dice quel che pensa e cioè che con le regole imposte da Bruxelles l'Italia ha un pessimo futuro davanti a sé. A Savona non piace la retorica del rigore di Maastricht e neppure apprezza il dogma del 3 per cento di deficit per garantire la sicurezza contabile del nostro Paese. Tesi che si sposano con quanto pensa la parte leghista della nascente maggioranza. L'ottuagenario professore potrebbe dare una giustificazione accademica alle teorie di Salvini e questo spaventa il Colle e anche chi sta sopra. Dunque meglio disinnescare l'ordigno prima che esploda, lasciando fuori dal governo il candidato ministro dell'Economia. E per raggiungere lo scopo, un presidente del Consiglio debole è perfetto, perché più la sua poltrona è traballante e più sarà facile far traballare fino a farla cadere la poltrona su cui poggia la candidatura del futuro ministro dell'Economia. In pratica siamo allo scambio: dentro Conte, anche se è stato messo in croce per il curriculum, fuori Savona. Un patto benedetto da Di Maio, che così, con un premier fragile, può essere certo di contare qualche cosa, ma probabilmente maledetto da Salvini, il quale è il vero obiettivo dell'operazione. Vista l'impossibilità di lasciare fuori dal governo Salvini e i suoi, si punta a sterilizzarli, a renderli inoffensivi, lontani da posti chiave ed evitando che abbiano in pugno la cassa.Senza l'Economia e l'Interno ai leghisti non solo verrebbe impedito di mettere in pratica quanto promesso in campagna elettorale, ma si contribuirebbe a sgonfiarne i consensi. Lo scenario insomma si fa cupo, con un presidente del Consiglio che per la quinta volta non è scelto dagli elettori ma da calcoli di convenienza, e con il rischio di veder naufragare ogni cosa, in modo che poi ci possa essere la restaurazione dei vecchi poteri. Andrà così? Lo capiremo presto.
Jose Mourinho (Getty Images)