2022-02-08
Parlano di normalità, vessano i lavoratori
I virologi invocano l’abolizione del lasciapassare, Roberto Speranza & C. però non mollano: dal 15, gli over 50 dovranno farsi inoculare per guadagnarsi il pane. L’iniezione non dà garanzie: l’esecutivo vuole solo rovinare la vita ai ribelli. E i costituzionalisti tacciono.«Mia madre, 79 anni, non vaccinata per criticità allergiche, dopo vari accertamenti ha potuto prenotare la vaccinazione allo Spallanzani. Purtroppo, pochi giorni prima ha avuto un secondo episodio di Tia (attacco ischemico transitorio), per cui ora deve fare vari esami. Ma non essendo vaccinata non può. Perché? Perché a Tivoli, dove vive, non fanno risonanze encefaliche e l’unico posto più vicino è Guidonia, ma mia madre da non vaccinata non può prendere l’autobus. Noi non abbiamo l’automobile e così mia madre ha dovuto pagare per farsi accompagnare a fare un primo esame. Ora dovrà pagare di nuovo perché dovrà fare altri accertamenti… Ma la Costituzione non dice che i cittadini sono liberi di muoversi sul territorio nazionale?». A firma di Marina Moriconi, la lettera, che è stata pubblicata sotto la testatina l’ingiustizia a pagina 37 del Corriere della Sera, spiega in poche righe e meglio di un editoriale la follia del green pass, che lungi dal fermare i contagi (da quando c’è il passaporto vaccinale il numero dei positivi è schizzato e purtroppo anche quello dei decessi) riesce invece a complicare la vita delle persone. In molti, in questi giorni hanno scoperto che il certificato verde è una colossale boiata, che non ha alcuna logica e neppure una tenuta costituzionale, soprattutto ora che è venuta meno l’emergenza sanitaria con cui si è giustificata la compressione dei diritti dei cittadini. Matteo Bassetti, primario del San Martino di Genova che fino a poche settimane fa reclamava l’obbligo vaccinale per tutti, ora propone una sorta di amnistia per i non immunizzati, spiegando che non ha senso protrarre misure come il green pass. Francesco Vaia, direttore dello Spallanzani, invita a liberare le città dalla paura, restituendo la gioia di vivere: «Mitighiamo le misure, semplifichiamo tutto e riappropriamoci degli spazi di socialità. Bisogna riaprire quanto più possibile», ha detto di recente. Tuttavia, le stesse persone che ora, in ritardo di almeno sei mesi, invocano un allentamento delle limitazioni, paiono non rendersi conto che invece tra pochi giorni il governo andrà nella direzione opposta, imponendo nuove restrizioni. Già, perché, mentre i virologi che fino a ieri erano per la linea di massimo rigore ora si ricredono, Speranza e compagni non hanno alcuna intenzione di rimangiarsi la parola e di restituire la libertà agli italiani. Dunque, fra una settimana, entrerà in vigore il super green pass in ufficio, in fabbrica e nei negozi, rendendo impossibile lavorare per chiunque non sia vaccinato. Perfino un idraulico chiamato a casa per aggiustare il rubinetto che perde potrebbe sentirsi chiedere dal cliente il famoso passaporto verde. A oggi un dipendente o un lavoratore autonomo possono varcare i cancelli dell’azienda o la porta dell’ufficio in cui sono impiegati esibendo il lasciapassare conseguito con un tampone genico che attesta la negatività al Covid. E come è noto, a differenza di ciò che sostenne tempo fa il nostro presidente del Consiglio Mario Draghi, solo con il test si ha la certezza di trovarsi tra persone che non sono contagiose e non si contagiano. Prova ne sia che a Palazzo Chigi e nei ministeri, ma anche negli studi televisivi, gli ospiti, sia che abbiano due dosi o che ne abbiano tre, sono tenuti a sottoporsi alla prova nasofaringea, altrimenti non possono entrare. Per la salute pubblica dunque, chi non è vaccinato ma «tamponato», non è affatto un pericolo, ma piuttosto una sicurezza, perché si ha la certezza di avere a che fare con una persona che non è positiva al Covid. Il green pass, infatti, non è un attestato di negatività al coronavirus, ma solo di avvenuta vaccinazione. Ed è per questo che il governo, invece di toglierlo, lo vuole estendere. Come disse il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, l’obiettivo è «rendere la vita difficile a chi non si è vaccinato», sottintendendo che più si complicano le cose per gli italiani non immunizzati, e più si raggiunge lo scopo di costringere le persone a porgere il braccio alla patria anche senza obbligo vaccinale. Dunque, da Franco Locatelli, portacroce del Comitato tecnico scientifico, a Walter Ricciardi, portantino del ministro della Salute, i consulenti di Speranza insistono perché il green pass non solo non venga abolito, ma anzi lo si rafforzi con l’ennesimo giro di vite. Vi chiedete con quali risultati? Non certo di debellare il Covid o di raggiungere l’immunità di gregge che, com’è di tutta evidenza, è impossibile da raggiungere. No, la sola conseguenza è quella raccontata nella lettera di Marina Moriconi e sintetizzata da Sileri: rendere la vita difficile alle persone. Questa è la libertà di cui parla il governo: persone respinte dagli ospedali in quanto prive di green pass, e altre lasciate a terra da treni e autobus perché senza tessera verde, centinaia di migliaia di lavoratori privati dello stipendio e altrettanti studenti del diritto allo studio. Dice bene la lettrice che ha scritto al Corriere: e la Costituzione? Aggiungo io: e i costituzionalisti sempre pronti a indignarsi per le più piccole cose, di fronte a queste enormi violazioni dei diritti dei cittadini, dove sono finiti? Forse a nascondersi per la vergogna?
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?