2025-02-13
«Papadeus» conduce il festival anti religione
L'intervento del Papa al Festival di Sanremo 2025 (Ansa)
Siparietto di Bergoglio a Sanremo con tanto di giallo: secondo «Dagospia» il video sarebbe stato registrato per un’altra occasione, ma Conti smentisce. Resta il fatto che il Pontefice sia stato usato per lanciare «Imagine»: un brano che auspica la fine del sacro.Per certi versi sarebbe stato meglio se avessero orchestrato tutto a sua insaputa, come ha suggerito ieri Dagospia, approfittando di una registrazione realizzata a maggio per un evento con Carlo Conti. Però le fonti ufficiali sostengono che tutto si sia svolto alla luce del sole: il messaggio del Papa mandato in onda nella serata inaugurale di Sanremo è stato realizzato appositamente per il festival e con la totale approvazione di Bergoglio. «Il video del Papa è arrivato il primo febbraio», dichiara Conti. «Ho scritto al Santo Padre il 12 gennaio. Dopo qualche giorno mi è arrivato questo video. Non l’ho detto a nessuno. Lui non lo sapeva? Fantascienza». Leggermente discordanti altre versioni, come quella di Adnkronos secondo cui il videomessaggio papale «è stato registrato due giorni fa a Casa Santa Marta» (dunque il 10 febbraio e non il primo). In ogni caso il Pontefice si sarebbe prestato «’molto volentieri». Dagospia suggeriva invece che Francesco avesse appreso tutto ieri mattina, a cose fatte, e che il filmato fosse opera «del responsabile della comunicazione di San Pietro, padre Enzo Fortunato (che due giorni fa guarda caso si è dimesso)». Il video, insiste il sito, «era un ringraziamento del Pontefice agli artisti (da Albano a Renato Zero) che avevano partecipato (cantando gratis) alla giornata mondiale dei bambini allo stadio Olimpico di Roma, presentata proprio da Carlo Conti». Il mistero rimane, ma restano pure i fatti. Francesco è apparso all’improvviso sullo schermo, quando le cantanti Noa e Mira Awad (rispettivamente israeliana e palestinese) erano già pronte per esibirsi. Non che abbia detto nulla di assurdo, anzi: ha parlato dell’orrore delle guerre, dei bambini che ne restano vittime e della musica come strumento di pace. Ovviamente, vista la presenza delle due artiste, il breve discorso è stato recepito come un auspicio per la risoluzione del dramma israelo-palestinese. Semmai il punto è domandarsi a che cosa sia servito tutto ciò. Perché il dubbio è che abbia giovato solamente al festival di Sanremo al quale ha portato, complice anche il retroscena di Dagospia, non poca pubblicità. Non v’è dubbio che la tragedia Mediorientale sia un tema decisivo. Ma se si debbono affrontare epocali questioni geopolitiche e umane con la superficialità vista all’Ariston - la solita canzoncina di John Lennon, pacifismo da supermercato come alla recita delle elementari, e due o tre frasettine fintamente commosse in attesa che la sarabanda riparta - forse è meglio lasciar perdere e delegare l’arduo compito ai talk show. Per snocciolare due parole generiche sul potere della musica sarebbe bastato un Bono Vox qualsiasi, mica c’era bisogno di Bergoglio. Al quale è stato riservato un curioso ruolo di presentatore: una sorta di Papadeus, ma con giacche meno sfavillanti rispetto allo showman originale. C’è poi l’aspetto più sorprendente e insieme sconfortante della faccenda. Il Papresentatore ha introdotto Imagine, brano contro cui si sono ripetutamente scagliati opinionisti e politici identitari. Si tratta, a ben vedere, del manifesto politico del peggior globalismo, che nella specifica circostanza sanremese risulta ancora più grottesco. Il testo che tutti sanno ripetere a memoria dice tra le altre cose: «Immagina che non ci sia il paradiso/ È facile se ci provi/ Nessun inferno sotto di noi/ Sopra di noi solo cielo». Poco dopo chiede all’ascoltatore di immaginare un mondo in cui non vi sia «niente per cui uccidere o morire/ E nemmeno la religione». Ci riesce, il Papa, a immaginare un mondo così? Davvero ha senso che il capo della Chiesa cattolica appaia al festival della musica leggera e introduca un brano in cui si auspica la scomparsa delle religioni? È come se chiedessero a Chiara Ferragni di presentare Fedez e Masini che cantano Bella stronza. Anzi, un po’ peggio. Sarebbe interessante sapere se gli astutissimi consulenti di comunicazione della Santa Sede abbiano riflettuto per un momento sull’opportunità del siparietto oppure no. In ogni caso, la scelta di Imagine suona vagamente surreale pure se si pensa al conflitto israelo palestinese. A Gaza e Gerusalemme da decenni combattono e sacrificano vite per rivendicare l’esistenza di Stati diversi per popoli diversi. Ciò che produce morte e spargimento di sangue non è l’esistenza degli Stati ma il fatto che non esistano o che esistano ma non vengano riconosciuti. È l’esatto contrario di ciò che si augura John Lennon quando canta «Imagine there’s no countries» (immagina che non ci siano Paesi): se quegli Stati ci fossero, probabilmente la guerra finirebbe. Anche per questo, pur non potendo sapere con assoluta certezza come si siano svolti i fatti, vogliamo credere a Dagospia. Vogliamo cioè sperare che Francesco non sapesse nulla di ciò che aveva organizzato Conti: a noi piace immaginare un mondo un po’ più serio di così.