2025-03-09
Il Papa migliora ma resta ancora in pericolo
La prognosi rimane riservata nonostante il bollettino di ieri sottolinei i tenui progressi di Francesco. Oggi non reciterà l’Angelus. Ha già nominato 37 vescovi da quando è al Gemelli. E scrive anche al Movimento per la vita: «Combattete la cultura dello scarto».Passate le tre settimane di ricovero, papa Francesco, al Gemelli, ieri mattina «ha ripreso la terapia prescritta e la fisioterapia sia respiratoria che motoria». In serata è arrivato il bollettino medico che venerdì sera non era stato emesso. Si registra, dopo diversi giorni, «un graduale, lieve miglioramento». Anche se non è ben chiaro rispetto a quale quadro. In ogni caso viene rimarcato che «le condizioni cliniche del Santo Padre negli ultimi giorni sono rimaste stabili e, di conseguenza, testimoniano una buona risposta alla terapia». L’Angelus di oggi sarà ancora una volta scritto dal Papa, ma non sarà letto da lui, come per le due domeniche scorse.Il Pontefice, si legge ancora nel bollettino medico, «è sempre rimasto apiretico. Sono migliorati gli scambi gassosi; gli esami ematochimici ed emocrocitometrici si confermano stabili». Tuttavia, «i medici, al fine di registrare anche nei prossimi giorni questi iniziali miglioramenti, prudenzialmente mantengono la prognosi ancora riservata». L’obiettivo sembra rimanere quello di provare a sciogliere la prognosi per rimandare il Papa a Santa Marta come «lungodegente», lo stesso che si era cercato di perseguire prima dell’ultima crisi respiratoria del 3 marzo scorso che ha rimandato le cose.Nella mattina di ieri, «dopo aver ricevuto l’Eucarestia, si è raccolto in preghiera all’interno della cappellina dell’appartamento privato mentre al pomeriggio ha alternato il riposo alle attività lavorative».Ieri sera la consueta preghiera del rosario per Francesco in piazza San Pietro è stato guidata dal cardinale Michael Czerny, prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale. Sarà sempre il cardinale Czerny a presiedere oggi, come delegato del Pontefice, la messa in piazza San Pietro per il Giubileo del mondo del volontariato, leggendo l’omelia preparata da Francesco. Ieri pomeriggio le Misericordie provenienti da diverse località del Paese, dalla Lombardia alla Sardegna, in occasione del Giubileo del mondo del volontariato, insieme al vescovo emerito di Prato, Franco Agostinelli, correttore spirituale nazionale delle Misericordie d’Italia, hanno recitato il rosario davanti alla statua di Giovanni Paolo II, nel piazzale dell’ospedale.In occasione dei 50 anni del Movimento per la vita, ieri il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha accolto i membri del Movimento giunti a Roma per il loro pellegrinaggio giubilare. Papa Francesco ha inviato dal Gemelli un messaggio, datato 5 marzo, letto dal segretario di Stato. Vista anche una certa lunghezza di questo testo, ci si è domandati quale sia la reale capacità di lavoro del Papa dal Gemelli, in cui si trova in una sorta di terapia semi-intensiva. «È difficile quantificare» il tempo che il Papa «dedica all’attività lavorativa», perché non si tratta solo di firmare materialmente un testo, ma anche «pensarlo, rifletterci, meditarlo». Così hanno specificato le «fonti vaticane» aggiungendo, però, che «la genesi di ogni testo è difficile da stabilire precisamente e può essere il frutto di un lavoro precedente». Ma è sicuro che il Papa «ci ha messo mano anche dall’ospedale». Anche per le nomine, in queste tre settimane Francesco ne ha firmate 37, solo ieri tre vescovi e un ordinario, viene spontaneo domandarsi quanto il Papa sia chiamato a svolgere del lavoro in questo suo ricovero. Ma quello delle numerose nomine non è un dato molto significativo sulla attuale capacità di lavoro di Francesco; di solito queste, compresa la ratifica di nuovi Beati e Santi, sono definite con largo anticipo e poi diffuse secondo un calendario accordato e prestabilito.Le parole di Francesco scritte nel messaggio letto ieri da Parolin ai membri del Movimento per la vita hanno sottolineato che «il concepito rappresenta, per eccellenza, ogni uomo e donna che non conta, che non ha voce. Mettersi dalla sua parte significa farsi solidali con tutti gli scartati del mondo». Quindi un passaggio rivolto alle donne: «Continuate a scommettere sulle donne», ha scritto papa Bergoglio, «sulla loro capacità di accoglienza, di generosità e di coraggio. Le donne devono poter contare sul sostegno dell’intera comunità civile ed ecclesiale e i Centri di aiuto alla vita possono diventare un punto di riferimento per tutti». Il Movimento per la vita nacque a Firenze nel 1975 in seguito alla denuncia degli aborti clandestini che venivano praticati in una villa che sul campanello aveva il nome del Partito radicale; dopo quell’episodio, ricordava anni fa l’onorevole Carlo Casini (1935-2020), «fondammo i Centri di aiuto alla vita». Proprio Casini fu il magistrato che il 9 gennaio del 1975 condusse l’ispezione nella sede del Partito radicale fiorentino in via Dante da Castiglione e che, per anni, è stato il presidente del Movimento per la vita.Fu così che cinquant’anni fa a Firenze un gruppo di cattolici decise di «fare qualcosa di concreto contro l’aborto». Nacque così una realtà che in 50 anni ha salvato 280.000 bambini e aiutato altrettante migliaia di donne.«In questo mezzo secolo», ha sottolineato il Papa ai membri del Movimento, «mentre sono diminuiti alcuni pregiudizi ideologici ed è cresciuta tra i giovani la sensibilità per la cura del creato, purtroppo si è diffusa la cultura dello scarto. C’è bisogno di persone di ogni età che si spendano al servizio della vita umana […] perché una società giusta non si costruisce eliminando i nascituri indesiderati, gli anziani non più autonomi o i malati incurabili».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.