2024-01-15
Il Papa da Fazio: chi mi contesta non sa le cose
Papa Francesco durante la trasmissione «Che tempo che fa» condotta da Fabio Fazio (Ansa)
Dopo mezz’ora di prediche (del conduttore), Francesco risponde alla domanda sulla «Fiducia Supplicans»: «Spesso non si accettano le decisioni perché non si conoscono». E sull’inferno: «Mi piace pensarlo vuoto». «Chi contesta la benedizione alle unioni gay è perché non sa, non conosce. Se queste decisioni non piacciono bisogna parlarne, portare avanti la discussione con spirito di fratellanza». Papa Francesco risponde così all’unica domanda dell’intervista teologica di Fabio Fazio, quella sul tema che attraversa la Chiesa terremotandola, dopo il no dei vescovi africani. È l’unico momento giornalistico di una serata in cui il Papa arriva terzo. L’ordine di apparizione svela le priorità televisive di Fazio: dopo Roberto Burioni con lo spot sui vaccini purchessia e dopo Roberto Mancini che abbandonò per denaro la panchina della Nazionale italiana per quella dell’Arabia Saudita, ecco a voi il pontefice. È la scaletta del Fratacchione, che riapre il circo Che tempo che fa (La Nove) con una gaffe diplomatica: costringe Papa Francesco a fare anticamera. Lui lo assolve e da Santa Marta parte in quarta. Al centro di tutto c’è come sempre la pace: «È difficile fare la pace, abbiamo qualcosa di autodistruttivo dentro. Quando sono andato a Redipuglia ho visto, ogni primo novembre vado a un cimitero a celebrare. Ad Anzio. In Normandia. Tutti morti, penso sempre alle mamme che hanno perso i figli. Questa è la guerra. Per fortuna c’è la speranza, una forza che ci porta avanti, dobbiamo aggrapparci». Parole scandite e ripetute con la forza della fede. Ma con la fragilità stessa di frasi che si somigliano e si sovrappongono all’infinito. Del resto il Papa più presenzialista e mediatico della Storia sta in televisione con la stessa frequenza di Paola Cortellesi ed Elsa Fornero. Però è più originale delle due sacerdotesse del pensiero unico: lui ripete concetti che il giorno dopo talvolta cambia (ieri ha detto che gli piace pensare «l’inferno vuoto»). Quaranta giorni dopo l’intervista ben più profonda con il direttore del Tg1 Gianmarco Chiocci e due anni dopo quella concessa a Fazio su Raitre, il pontefice è di nuovo sotto i riflettori per ribadire i capisaldi di una Chiesa in tormento. Innanzitutto la sorte dei bambini, vere vittime delle ingiustizie sociali, delle guerre, delle crudeltà. «La guerra comincia con Caino e Abele, poi nella storia ci sono sempre state. La guerra significa: prendere per me. La pace invece è dare la mano. Quando sono arrivati da me i bambini dall’Ucraina, nessuno sorrideva. Io gli davo la cioccolata e loro avevano dimenticato il sorriso. I bambini sono i grandi sfruttati e i grandi scartati, stiamo togliendo loro il futuro. Non dimentichiamo che con i bambini non si gioca». Il Papa ribadisce che «il commercio che guadagna di più durante una guerra è quello delle armi», ricorda che «Dio non si stanca di perdonare e noi non dobbiamo stancarci di chiedere perdono». Poi una frase da educatore: «I genitori amano i figli anche quando li sculacciano, in quel gesto c’è amore». Quanto alla sua salute, scherza: «Sono ancora vivo. Le dimissioni sono una possibilità aperta a tutti i papi, ma al momento non sono al centro dei miei pensieri». Nella giornata dell’ecumenismo alternativo spicca un curioso prequel della trasmissione fazzista: il ritorno di Beppe Grillo dal pianeta Gaia. Attraverso YouTube, l’ex guru oggi in versione santone californiano parla di religione, assimilando i sacerdoti italiani alla classe media in crisi e si domanda per quale motivo il Papa debba cercare così spesso consensi televisivi. «La scelta di questi mezzi di comunicazione dimostra che la Chiesa è in crisi proprio come la classe media», teorizza il fondatore del Movimento 5 stelle addentrandosi nella per lui inesplorata foresta della teologia. «E soffre di contatti. In Europa il cattolicesimo è al 22, 23%; nel secondo e terzo mondo arriva ancora al 70%. Qui crolla perché si affida a queste agenzie di stampa, a questi media e a questi medium di informazione miserabili, che non sono all’altezza. La Chiesa aveva la più grande forma di comunicazione della storia, adesso è in difficoltà».Uno schiaffone al suo ex amico Fratacchione, poi Grillo sbanda chiedendo la revisione dei Patti Lateranensi e domandandosi, un secolo abbondante dopo Friedrich Nietzsche: «Dio dov’è? Oggi non crediamo più a niente, ma un algoritmo non può bastare. La domanda da porsi è perché Dio non si mostri e continui a fare il giocherellone con noi». Circondati dai nuovi sacerdoti woke, dai monsignori che giocano ai pirati con Luca Casarini, dai conformisti che tolgono i crocifissi per non infastidire i musulmani, finiamo per meritarci anche don Fabio e don Beppe. Il quale chiude la sua omelia con una verità rivelata: «Oggi ci sono solo i buchi neri». Ha ragione, uno è lui.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)