2025-01-12
Il Papa fa arrestare i clandestini
Papa Francesco (Getty Images)
Francesco, Cei e giornali d’area predicano accoglienza a tutti i costi, ma la Santa Sede aggiorna le sue regole e finisce più a destra del governo: previste pene fino a quattro anni e multe di 25.000 euro per chi entra illegalmente. Il Pontefice non teme i pm e l’Europa.Il Papa è meglio di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi messi assieme. Infatti, mentre il presidente del Consiglio, il ministro dei Trasporti e quello dell’Interno devono fare i conti con i magistrati di sinistra, con le norme europee e pure con le prediche di Sergio Mattarella, Bergoglio per fermare i clandestini può permettersi di decidere quel che gli pare, anche di mandare in carcere per quattro anni chiunque entri con «l’elusione fraudolenta dei sistemi di sicurezza e di protezione dello Stato ovvero sottraendosi ai controlli di frontiera». Però, siccome a Francesco e al presidente della Pontificia commissione della Città del Vaticano quattro anni di reclusione devono essere sembrati troppo pochi per fermare l’invasione, in aggiunta hanno previsto una multa che può andare da 10 a 25.000 euro.Non è finita. Siccome qualche «immigrato» a quanto pare cerca di introdursi nei quartieri papalini eludendo a bordo di un’auto i controlli di frontiera o, peggio, «non ottemperando all’invito a fermarsi impartito dalla forza pubblica», la pena è aumentata fino a due terzi, cioè si rischia l’arresto per sette anni (altro che indagare i carabinieri che hanno inseguito Ramy Elgaml e il suo compare). Se poi qualcuno s’azzarda a sorvolare il territorio della città del Vaticano senza autorizzazione, è passibile di condanna da sei mesi a tre anni e di una multa da 10 a 25.000 euro. Ovviamente non è previsto il reato di approdo abusivo, ma solo perché sotto il cupolone non c’è un porto o una costa dove arrivare con i barconi, altrimenti - sono certo - tre annetti se li beccherebbe anche Luca Casarini la prima volta che provasse a sbarcare con la bagnarola della sua Ong. Vi sembrano misure eccessivamente dure? Perché non avete visto fino in fondo le nuove norme entrate in vigore a metà dicembre dell’anno appena conclusosi. La lettura delle cinque paginette di cui è composto il decreto pontificio sugli ingressi illeciti (che poi sono quelli da cui l’Italia prova a difendersi e che, per aver chiuso i porti, sono costati anche un processo a Matteo Salvini) è molto istruttiva, perché tra le pene accessorie è prevista anche l’espulsione per dieci anni, misura che qualora venisse violata potrebbe essere punita con la reclusione da uno a cinque anni, oltre alla solita multa che può arrivare a 25.000 euro. Ovviamente, chiunque sia beccato in flagranza di reato verrà processato per direttissima, con tanti saluti ai cavilli che in Italia riescono a ritardare i procedimenti davanti al giudice fino quasi a quando scatta la prescrizione. Già, perché tra ricorsi e controricorsi, a casa nostra un clandestino ha la possibilità di farla franca e di restare sul nostro territorio finché vuole. Mentre in Vaticano la giustizia va di fretta, come sa bene il cardinale Giovanni Angelo Becciu, che in poco tempo è passato dall’altare della Prefettura per la congregazione delle cause dei santi a una condanna - seppure in primo grado - a cinque anni e sei mesi di reclusione, con relativa interdizione perpetua dai pubblici uffici. Certo, la stretta di Bergoglio contro i clandestini stride un po’ con gli ammonimenti che il Pontefice dispensa ogni qual volta parla di migranti. Il Papa invita spesso ad accogliere i clandestini, ricordando che sono volti e non numeri. È di pochi giorni fa un appello per «mettere al bando qualsiasi forma di selezione delle persone e promuovere una forte cultura dell’accoglienza». «Alle serrature della paura e del rifiuto», ha detto il giorno della Befana, «si preferiscano gli spazi aperti dell’incontro, dell’integrazione e della condivisione».Sì, ma rileggendo il decreto entrato in vigore venti giorni prima, evidentemente non ha ritenuto che la serratura del rifiuto dovesse essere scardinata anche in Vaticano. Per ora, nonostante Francesco ritenga che non ci si possa illudere che i muri riescano a fermare l’ondata dei «nuovi poveri», le frontiere papaline, rafforzate dalle nuove norme che promettono anni di carcere e migliaia di euro di multa, sembrano reggere. E per questo rivolgo un appello a Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi. Lasciate perdere i centri di trattenimento in Albania, che poi hanno pure un costo perché si devono trasferire i profughi di là dall’Adriatico. Adottate in toto il decreto vaticano. Il Papa non potrà criticarvi. Mattarella dovrà rinunciare alla sua predica e anche i magistrati di sinistra, di fronte all’autorità suprema del Pontefice, non potranno che arrendersi. Pure Luca Casarini verrebbe messo a cuccia. Proprio come è stato messo a cuccia Renzi, che nel giorno dei suoi 50 anni ha festeggiato pure una sonora sconfitta sul caso Sala.
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.