2025-06-26
«Paolo VI capì che ogni epoca ha la sua arte»
La responsabile della collezione voluta dal pontefice Micol Forti: «Montini riteneva che anche i quadri astratti potessero veicolare il senso della spiritualità. Grazie all’amicizia con Maritain, ora ai Musei Vaticani abbiamo Chagall, Matisse, Severini e Kandinskij».Sin da giovane, Giovanni Battista Montini (1897-1978), papa Paolo VI, intellettuale illuminato, comprese che l’arte sacra è un fenomeno in continuo rinnovamento. Il Giotto della Cappella degli Scrovegni a Padova e il Michelangelo della Cappella Sistina figuravano Dio, la sua incarnazione e le effigi cristiane del divino, ma questa tensione fu propria anche di Vincent Van Gogh, Henri Matisse, Marc Chagall e molti altri, afferenti a quel vasto movimento che, da fine Ottocento, rivoluzionò i canoni medievali e rinascimentali delle arti figurative. Ciò fu al centro della fruttuosa amicizia di papa Montini con il filosofo Jacques Maritain (1882-1973), amato anche da Aldo Moro. Dio si trova solo se, insistentemente, si cerca. Il tema è al centro dell’esposizione intitolata «Paolo VI e Jacques Maritain - Il rinnovamento dell’arte sacra tra Francia e Italia (1945-1973)», aperta al pubblico, a Roma, dal 13 giugno al 20 settembre 2025 presso i Musei Vaticani, a metà strada tra le Stanze di Raffaello e la Cappella Sistina e nelle salette della Torre Borgia. Micol Forti, responsabile della collezione di arte moderna e contemporanea dei Musei, ne è la curatrice. Come e quando ha avuto origine la profonda amicizia tra Montini e Maritain?«S’incontrano a Parigi nel 1924. Jacques Maritain è più grande di 15 anni di Giovanni Battista Montini, all’epoca giovane sacerdote. In questo incontro nascono sia un’amicizia sia la frequentazione di un circolo di filosofi, artisti, musicisti, scenografi, scrittori di teatro, letterati e poeti che si recavano a casa Maritain, già molto famoso avendo scritto Arte e scolastica. Così nasce il loro interesse per il rinnovamento dell’arte sacra». Come proseguì questo sodalizio?«Si rafforza tra il 1945 e il 1948, quando Maritain è chiamato a Roma, su nomina di Charles De Gaulle, che convinse il filosofo a diventare ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, quando Montini è Sostituto alla Segreteria di Stato sotto Pio XII. Da quel momento la loro collaborazione non s’interromperà mai fino alla fine della vita del filosofo e avrà momenti fondamentali come la chiamata di Maritain a collaborare alle fasi iniziali del Concilio Vaticano II, dal 1959, prima dell’apertura, fino alla fine, l’8 dicembre 1965, quando Paolo VI dà il messaggio a Maritain per gli uomini di scienza e di pensiero che suggella questo legame».Il fatto che l’arte a tema religioso non debba fossilizzarsi fu cognizione consolidata precocemente dal futuro pontefice della Populorum Progressio? «L’interesse nasce prestissimo. Oltre agli anni trascorsi tra Milano e Parigi, le prime testimonianze scritte sono del 1931, quando uscì il primo articolo di Montini sull’arte sacra contemporanea in cui già pone le basi sulle domande sostanziali e cioè che i modelli del passato non sono sufficienti per rigenerare un’immagine della sacralità nei tempi contemporanei. Ogni età deve avere la sua espressione del sacro. Se una civiltà non è in grado di esprimere il sacro nel suo tempo ma solo appoggiandosi a prodotti antichi, a quella società manca qualcosa e deve porsi delle domande. Paolo VI se le è poste tutta la vita, tant’è vero che, dopo essere diventato Papa, decide di costituire la collezione di arte contemporanea». Come si giunse alla decisione di papa Montini di ospitare opere pittoriche raccolte dai coniugi Maritain nella sezione di arte contemporanea dei Musei Vaticani? «Paolo VI avvia questo progetto nel maggio 1964, nove mesi dopo la sua elezione. Convoca in Cappella Sistina il mondo internazionale dell’arte. Farà un discorso memorabile, chiedendo scusa, a nome della Chiesa, per essersi appoggiata su immagini oleografiche del passato e non aver stimolato e dialogato con gli artisti contemporanei nell’espressione del sacro. Da qui dedica nove anni a raccogliere il primo nucleo di opere, a lui donate da Maritain, al quale erano state a sua volta donate dagli artisti, che costituiranno la collezione di arte moderna e contemporanea. Esse entrano come collezione privata del Papa, non ai Musei Vaticani. Il primo nucleo sarà di circa 950 opere, pittoriche, scultoree, disegni. Nel 1973 le dona ai Musei Vaticani, dove sono trasferite, con un altro memorabile discorso ancora in Cappella Sistina, luogo simbolico, dove salutò ogni artista. Maritain non vedrà l’inaugurazione della collezione, perché morirà il 23 aprile 1973, due mesi prima dell’apertura, il 23 giugno di quell’anno. Oggi, seguendo il mandato di Paolo VI di rimanere in contatto con la contemporaneità, la nostra collezione possiede 9.500 opere».Maritain, che dal protestantesimo si convertì al cattolicesimo, nel 1904 sposò Raissa Oumançoff (1883-1960), russa, mistica, poetessa. Si conobbero alla Sorbona. Nel 1906 ricevettero il battesimo. Dal 1939 al 1944, Raissa, di origini ebraiche, dovette trasferirsi, col marito, negli Usa. E qui si sviluppò il rapporto con Chagall. «Fu un’amicizia molto e intensa e profonda. Entrambi russi, l’una di origini ebraiche, l’altro ebreo. Collaboreranno a molti progetti. Lei scriverà versi e brevi prose ispirate alle immagini dipinte da Chagall in un magnifico volume, con Maritaine, Chagall ou l’orage enchanté, del 1948. Chagall sarà un suo interlocutore privilegiato, insieme a Georges Rouault e a Gino Severini. Fra Maritain, la moglie, e questi artisti, fu una storia di amicizie non solo intellettuali, ma anche umane».Quali opere di Chagall, allora, sono presenti nell’esposizione?«C’è una Crocifissione, una Pietà e Il sogno di Giacobbe. Sono acquerelli su carta e su tela, una sanguigna e una tela». Di Henri Matisse?«I bozzetti delle Madonne con bambino di Matisse per la cappella del Rosario di Vance, tutta fatta da Matisse».E di Gino Severini?«Opere preparatorie, disegni e tempere su tela, per le decorazioni di chiesa che fece nella Svizzera romanda, vicino a Friburgo. Grazie a Maritain, di Severini abbiamo i bozzetti di una Natività e di una Fuga in Egitto. E una Crocifissione dedicata a San Tommaso d’Aquino, cui Maritain era vicino». L’arte moderna è stata anche astrattismo…«Certo. Mentre Maritain riteneva che l’arte religiosa dovesse appoggiarsi a iconografie tradizionali, Paolo VI apre a 360 gradi al mondo dell’arte. Sia nella collezione sia nell’esposizione ci sono opere di contenuto completamente aniconico. Montini riteneva che anche i quadri astratti potessero veicolare il senso della spiritualità».Nomi noti di questo filone? Ad esempio Kandinskij? «Di Kandinskij abbiamo una piccola cosa. Ma abbiamo cose di Klee, dello stesso Matisse, di Manessier, Hartung, fino a Capogrossi… Per Paolo VI era molto importante ascoltare tutto il ventaglio degli artisti». Oltre alle opere pittoriche, nell’esposizione ci sono altri tipi di documenti. «Ad esempio, un volume di Maritain, I tre riformatori, tradotto per la prima volta da Montini, con la sua prefazione, del 1928, un quaderno manoscritto di Raissa, con le sue osservazioni su san Tommaso, un Vangelo in latino che Paolo VI regalò a Maritain nel 1965…».
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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