2023-01-16
«Pd, un partito Ogm esperto nell’occupare le caselle del potere»
Paolo Cirino Pomicino (Imagoeconomica)
L’ex dc Paolo Cirino Pomicino: «La sinistra ha introdotto lo spoils system, non faccia la morale. Ai più ricchi va chiesto un contributo a fondo perduto».«Non perdiamo tempo con le piccole polemiche sul prezzo della benzina, al Paese serve una vera chiamata alle armi». Paolo Cirino Pomicino, grande protagonista della prima Repubblica, democristiano di ferro, già ministro del Bilancio e della Programmazione economica, dispensa i suoi giudizi su governo e opposizione: «Nel Pd sono politicamente già morti e neanche se ne accorgono. Non è una banale crisi di partito, ma di identità». E sul presidenzialismo, persino lui è disposto a fare un pensiero: «Sì, se serve a salvare il Paese». Mentre infuria la polemica sulle accise, come giudica il tragitto del governo in questi primi mesi? «Pur con il carico di inesperienza di Giorgia Meloni e di alcuni ministri, la percezione è quella di un governo che tenta di fare le cose, e che garantisce finalmente una stabilità politica di lungo periodo. Inciampi ce ne sono, ma mi pare abbia iniziato con molta prudenza e umiltà. La politica però dovrebbe accorgersi che è giunto il momento di pensare alla grande, senza cincischiare su polemiche da cortile».È positivo l’avvicinamento di Giorgia Meloni ai popolari europei, per spezzare l’asse con i socialisti? «Certo, stempera gli estremismi e garantisce una più forte stabilità in Europa e in Italia. Meloni sembra sapere che la democrazia parlamentare regge solo se è innervata da partiti forti culturalmente. La crisi dei partiti inevitabilmente pone il tema del presidenzialismo». Anche lei, braccio destro di Andreotti, vissuto politicamente negli anni del primato del parlamento, è diventato presidenzialista?«Se occorre salvare il sistema, certo, anche io divento presidenzialista. Il Paese deve essere guidato, e da decenni la nostra democrazia parlamentare si limita a inseguirlo, cavalcandone gli umori peggiori». Umori peggiori? Mi faccia un esempio. «Con il taglio scellerato dei parlamentari, abbiamo tagliato anche la rappresentatività della politica. Oggi abbiamo un parlamentare ogni 150.000 abitanti. Insieme con le grandi democrazie europee, eravamo a uno su 100.000». Certo, una conquista rivendicata dai 5 stelle. «Che i 5 stelle fossero un incidente della storia, frutto della crisi dei partiti, era noto a tutti. La cosa che stupisce è che il Pd, dopo aver espresso contrarietà, alla fine abbia avallato tutte le scelte dei 5 stelle che erano l’eco della rabbia del Paese. Per questo dico che la politica non guida più la società, ma la insegue nei suoi profili peggiori». L’opposizione fa bene ad attaccare il governo su certe indecisioni economiche?«Non hanno né la passione né la profondità dei vecchi comunisti di una volta, che nel dibattito sulle leggi finanziarie, accanto ai naturali scontri politici, proponevano anche alcune scelte accettabili. Oggi resta solo l’arroganza degli eredi. Hanno governato, quasi con continuità, per 19 anni: ma non hanno il pudore di riconoscere i propri errori e il degrado del Paese che ne è scaturito».Il Pd può fare la morale al centrodestra sullo spoils system? «No, perché fu un loro parto strampalato. La follia della storia del Pd, e in particolare degli eredi del Pci, sta nel fatto che dopo la crisi del comunismo internazionale i suoi dirigenti, invece di superare la scissione di Livorno costruendo un grande partito socialista, fondarono un partito “americano” sul piano della forma e della sostanza. Hanno sempre fatto la sponda al liberismo selvaggio, dalla metà degli anni Novanta in poi. Hanno scimmiottato gli strumenti della democrazia americana: le primarie, lo spoils system, e infine il motto americano “Yes, we can”. Sembra una commedia che purtroppo ha messo il paese in braghe di tela».Dunque?«Finché c’è lo spoils system, è ovvio che tutti se ne avvalgano, a destra e a sinistra. E mi pare che, in queste prime mosse, il governo Meloni abbia lasciato al suo posto qualche amministratore capace nominato dagli altri».Chi vanta più esperienza nella gestione di queste pratiche? «Certo, i più esperti nell’occupazione delle caselle di potere restano a sinistra. Il Partito comunista italiano, del resto, era abituato a far sentire la sua presenza nell’economia reale, nei corpi intermedi, nel sindacato, nella cultura, nella Rai. Con il vizio antico di ritenersi moralmente e culturalmente superiore, nonostante i finanziamenti sovietici e italiani di ogni tipo».I post democristiani sono destinati a lasciare il partito democratico?«Per me non dovevano neanche entrarci. Il partito democratico è un “ogm”, e io lo dico dal 2007, quando imperversava il dibattito sulla pecora Dolly, viva ma non vitale».Bonaccini contro Schlein, contro Cuperlo, contro De Micheli. Che impressione ha di questa corsa alla segreteria? «Non è una crisi di partito, ma di pensiero, come ha detto Luigi Zanda. Il candidato che forse potrebbe dare una mano a ritrovare un’identità smarrita è Gianni Cuperlo, ma temo sia destinato alla sconfitta. La sinistra italiana insomma continuerà a non sapere esattamente che cosa è. La sinistra europea, quella di Sanchez, di Scholz, di Costa, conosce sé stessa, ed è in larghissima parte socialista. Ma in Italia? Il Pd, dopo aver cercato una terza via inesistente, cosa vorrà essere?». C’è una componente iper-ambientalista, quella di Elly Schlein, che sta avanzando velocemente. «L’ambientalismo è una tendenza trasversale, tant’è che un vero partito verde non c’è. La Schlein è un’altra stranezza. Si è mai visto un personaggio che si candida alla segreteria di un partito, senza esserne iscritto?».In realtà la tessera l’ha presa. «Adesso gliel’hanno fatta prendere. Ma come si fa? Non succede da nessuna parte. Da sempre i congressi dei partiti in Italia e in Europa vengono fatti con gli iscritti che si confrontano, e poi votano qualcuno tra loro. Solo il Pd candida persone esterne ai partiti e celebra le primarie per scegliere il segretario, tentando di contagiare altri partiti in crisi». E Stefano Bonaccini?«Il simpatico Peppone del terzo millennio. Un omaccione solido, anche lombrosianamente, con la concretezza emiliana. Per carità, è anche un bravo amministratore. Ma la politica non è solo amministrazione: è anche visione di lungo respiro coltivata in un ambito culturale definito».Servono scelte straordinarie, insomma? «Se vogliamo smettere di fare leggi di bilancio ricche di bonus a questa o a quella categoria, serve un piano straordinario di finanza pubblica per ridurre il debito e nel contempo finanziare lo sviluppo. Mentre il Paese si è impoverito, c’è una piccola élite che ha incrementato la propria ricchezza. Non parlo di una patrimoniale, che resta una sciocchezza, ma di un accordo con la ricchezza del Paese. Tutti parlano di diritti, ma deve arrivare anche la stagione dei doveri. Diversamente il Paese non si salva».Che tipo di accordo intende? «Io immagino una chiamata alle armi per chi può. Un contributo volontario a fondo perduto, in cambio una premialità improntata alla stessa fiducia. Non è un’iniziativa di stampo socialista ma solo di buon senso, e quindi democristiana». Che vuol dire premialità?«Tu dai un contributo allo Stato tra 30.000 euro e 10 milioni a seconda del reddito e del fatturato, e per quattro anni non subirai accertamenti fiscali, a condizione però che il reddito stesso sia aumentato almeno dell’1,5%-2%all’anno». Un’autorizzazione a evadere? «Questo lo direbbero gli ignoranti e i moralisti che in genere appartengono alle élite del paese. Semmai è un’occasione da non perdere. Con questa manovra si avrebbe un gettito erariale tra i 120 e i 180 miliardi di euro».Molti lo chiamerebbero colpo di spugna, però. «C’è sempre chi è pronto a criminalizzare ogni cosa. Il centrosinistra ha firmato, in piccolo, lo stesso provvedimento, con il concordato preventivo. E comunque sia: io non mi impicco alle mie idee. Ma non possiamo continuare a dire “lotta all’evasione” e nel frattempo aumentare lo stock del debito».Si è mai visto un provvedimento del genere nella prima Repubblica?«No. Noi avevamo cominciato a risanare i conti pubblici nell’89, dopo aver sconfitto inflazione e terrorismo. E anche quelle battaglie furono vinte perché coinvolsero tutti. Nei primi anni Novanta il governo Andreotti consegnò al successore, Giuliano Amato, un bilancio in avanzo primario di 3.000 miliardi. Il risanamento era avviato: poi con Tangentopoli successe l’iradiddio, e da quel momento l’Italia non è più cresciuta». E oggi, a 30 anni da Mani pulite, il ministro Carlo Nordio vorrebbe frenare le intercettazioni selvagge. «In questi 30 anni abbiamo visto pubblicate intercettazioni completamente fuori contesto al solo scopo di squalificare le persone, per non dire parole più brutali. Se riesce, quella di Nordio sarebbe semplicemente un’operazione di civiltà».
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