2022-05-09
Panico a sinistra: De Benedetti è putiniano
Carlo De Benedetti (Imagoeconomica)
L’Ingegnere si fa intervistare dal «Corriere» e gela i progressisti con l’elmetto: «Gli interessi di Usa e Gran Bretagna divergono completamente dai nostri. Una guerra lunga per noi sarebbe un disastro». Il Pd ora darà del filorusso anche a lui? Qui di seguito riportiamo alcune affermazioni niente affatto peregrine. «Una guerra che si sovrappone a una recessione molto severa, come quella cui stiamo andando incontro, è assurda, senza senso. Le conseguenze sarebbero catastrofiche»; «Carestia e fame in NordAfrica e in larga parte dell’Africa australe. Costretti a scegliere tra morire di fame e rischiare di morire in mare, gli africani rischieranno di morire in mare. Altro che 500 al giorno; arriveranno a decine, a centinaia di migliaia. La nostra priorità assoluta dev’essere fermare la guerra».Chi ha pronunciato queste parole? Forse l’orrendo putiniano Alessandro Orsini? Magari il temibile Toni Capuozzo? Forse il nostro direttore Maurizio Belpietro? No, niente affatto. Le ha pronunciate un signore con cui molto spesso non siamo d’accordo, e che tuttavia questa volta ha ragione da vendere. Un signore a cui di solito la sinistra si rivolge come a una divinità: l’ingegnere Carlo De Benedetti. Noi, che al ricco progressista non dobbiamo nulla, possiamo permetterci di criticarlo duramente quando lo merita, e di concordare con lui quando è il caso. E questo, almeno in parte, è esattamente il caso. Sarà più curioso esaminare la reazione degli amici gauchiste, i quali - un po’ per convenienza un po’ per dovere - sono abituati a pendere dalle labbra del noto magnate con residenza in Svizzera. Le parole che abbiamo riportato le ha pronunciate l’altra sera nel salotto di Lilli Gruber, e le ha ripetute ieri ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Ne ha aggiunte anche altre altrettanto dirette. «Oggi noi europei non abbiamo alcun interesse a fare la guerra a Putin», ha scandito. «Gli interessi degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito da una parte, e dell’Europa e in particolare dell’Italia dall’altra, divergono assolutamente. Se Biden vuol fare la guerra alla Russia tramite l’Ucraina, è affar suo. Noi non possiamo e non dobbiamo seguirlo».Come se non bastasse, De Benedetti si è addirittura dichiarato contrario all’invio delle armi agli ucraini: «Biden ha fatto approvare al Congresso un pacchetto di aiuti da 33 miliardi di dollari, di cui 20 in armi: una cifra enorme, per un Paese come l’Ucraina. Questo significa che gli Stati Uniti si preparano a una guerra lunga, anche di un anno. Per noi sarebbe un disastro». A suo dire, le armi non servono a fermare le atrocità in corso, anzi l’unico modo per bloccarle sarebbe «trovare una soluzione negoziale». Anche perché, ribadisce, «la politica non ha nulla a che fare con la morale» (considerazione amara ma giusta). E adesso, che si fa? Accusiamo anche l’ingegnere di essere un nazistoide amico di Putin? Ci aspettiamo che al più presto Domani (quotidiano che De Benedetti finanzia) pubblichi feroci editoriali contro di lui. Aspettiamo che la sinistra dem al gran completo pretenda di bandirlo dalla televisione, di tappargli la bocca, di spedirlo in Russia. Ovviamente non accadrà. Ci sarà magari qualche mugugno (anzi, ne abbiamo già sentiti, ma per lo più dalle seconde file o dai tifosi ormai accecati), ma contro lo stimato possidente non si leveranno torce e forconi o comunque nessuno gli riserverà il pestaggio mediatico che altri hanno subito. Del resto, se anche il già tesserato numero uno del Pd ha deciso di esporsi in questa maniera significa che presto un venticello diverso potrebbe iniziare a soffiare. Qualche segno già lo vediamo: Enrico Letta ha leggermente ammorbidito le sue intemerate belliciste; il Corriere da un paio di giorni offre spazio a voci che chiedono l’interruzione del conflitto o comunque esprimono dubbi sulla creazione di un Vietnam nel cuore dell’Europa. Questi fatti suggeriscono un paio di considerazioni. Ci tornano in mente i giorni odiosi del Covid, quando la realtà ha cominciato a dare ragione alle voci critiche, e anche i profeti della Cattedrale sanitaria hanno dovuto modificare il proprio punto di vista, almeno un po’. Ovviamente, hanno mutato posizione senza ammettere di aver sbagliato e continuando ad accusare delle peggiori nefandezze (No vax! Assassini!) chi a differenza di loro ci aveva visto giusto. Ebbene, ora potrebbe accadere la stessa cosa: anche i più scellerati guerrafondai, come se nulla fosse, potrebbero rimodulare i toni, continuando però ad accusare di compromissione col nemico i loro avversari politici. Anche qualora il vento dovesse davvero cambiare in certi salotti buoni progressisti, la censura e la demonizzazione delle voci dissonanti proseguirebbero. De Benedetti se ne esce con le sue idee sulla guerra tramite un grande giornale e un importante talk show, e tutto va bene. Nel mentre, qualche rettile in Rai pensa di chiudere il programma di Bianca Berlinguer, o comunque di riconvertirlo, perché colpevole di aver ospitato Orsini e altri analisti sgraditi. Persino Giuseppe Brindisi, filo ucraino e filo sistema fino alle mutande, è stato ingiustamente massacrato per aver intervistato il ministro russo Lavrov. Su tutti gli altri non allineati è inutile tornare, tanto sappiamo a quale trattamento siano tuttora sottoposti. E il punto è proprio questo. Non conta davvero la (eventuale) questione morale sull’Ucraina e in fondo non importano nemmeno le diverse considerazioni politiche. Conta il fatto che qui da noi ci sono alcuni a cui è concesso di dettare la linea e chi non si adegua finisce male. I Buoni e i Savi, sempre collocati in un punto preciso dallo spettro progressista, possono dire ogni cosa e il suo contrario, sono titolati a cambiare idea quando lo desiderano, e persino dopo le uscite più atroci restano comunque presentabili e moralmente superiori. Costoro possono impunemente far saltare i contratti, silenziare gli opinionisti, cacciare i conduttori (anche quelli provenienti dal loro mondo) e, se sovviene loro l’estro, possono pure ribaltare completamente la propria posizione, proseguendo però con censure e sputazzi. Ormai critiche alla guerra senza limiti voluta da Biden arrivano dagli Usa, dall’Europa, dal Papa e ora addirittura da De Benedetti. Qualcuno a sinistra si deciderà ad ascoltare? Chissà, forse sì. Noi ce lo auguriamo di cuore, perché la nostra prima speranza e che ci si mobiliti per fermare le ostilità e non per farle proseguire. Ma vedrete: persino se i democratici dovessero arrivare a chiedere più trattative e meno armi non perderebbero l’occasione di ribadire che loro, in fondo, lo avevano sempre detto o che «la situazione è cambiata quindi...». A loro non importa nulla di Kiev e nemmeno della democrazia o delle ragioni dell’Occidente. A loro importa restare al potere, e per raggiungere l’obiettivo sono disposti a tutto. Hanno anche gioco facile: avendo perso da tempo la dignità, non devono nemmeno fare lo sforzo di conservarla.