2023-01-26
Pamela, udienza choc Mamma con le foto del corpo smembrato e tensioni col killer
La madre di Pamela (Ansa)
Processo posticipato per l’assenza dei testimoni. Il nigeriano, già condannato all’ergastolo, deve rispondere di violenza sessuale.Cinque anni dopo alla ricerca di una verità. Che però è durissima ed è stampata sulla maglietta che Alessandra Verni indossa mentre varca, alle 9 e 30 del mattino sottobraccio al fratello avvocato Marco Valerio Verni, che l’ha sempre assistita, il portone della Corte di assise d’appello di Perugia. In quell’androne mezz’ora dopo ci sono stati attimi di altissima tensione: si è rischiato che Alessandra si scontrasse fisicamente con l’aguzzino di sua figlia. La verità è una t-shirt con impresse le foto dello scempio del corpo di Pamela Mastropietro, 18 anni, un viso d’angelo che si riconosce anche nell’immagine terribile della testa mozzata che sua madre porta in petto, ammazzata e fatta a pezzi - questo hanno accertato le sentenze di primo e secondo grado - dal nigeriano Innocent Oseghale, 31 anni. A Perugia ieri mattina si doveva decidere se Pamela è stata violentata o no dal suo carnefice. Così ha chiesto la Cassazione, che ha confermato la colpevolezza di Oseghale per l’assassinio, che lui ha sempre negato, e per lo smembramento del corpo che lha invece ammesso. Ma c’è quella violenza sessuale da accertare. Semmai Oseghale venisse assolto da questa accusa potrebbe decadere l’ergastolo. Ci puntano i suoi difensori Simone Matraxia e Umberto Gramezi che assistono un gran numero di spacciatori di droga africani come Oseghale, arrivato dalla Nigeria con i barconi, poi assistito con i soldi del contribuente italiano dal Gus e finito all’ergastolo per lo scempio operato il 30 gennaio del 2018 su Pamela, il cui cadavere venne ritrovato fatto in 24 pezzi in due trolley abbandonati alla periferia di Macerata il giorno dopo. Inevitabile che la tensione attorno a questo appello bis sia altissima. Ieri si è rischiata l’aggressione di Alessandra Verni da parte di Oseghale. Il nigeriano era tesissimo fin dall’arrivo in aula. Un gruppo di amiche di Alessandra Verni lo aspettava con gli striscioni rosso sangue con scritto: «Dopo cinque anni stiamo ancora aspettando giustizia. La bestialità non deve diventare normalità» e innalzava pannelli con le foto (in bianco e nero) del cadavere della ragazza. Per la prima volta tutti hanno visto cosa Oseghale ha fatto alla ragazza. Quando il presidente della Corte, constata l’assenza dei due testimoni che dovevano deporre, ha chiesto a Oseghale se avesse bisogno dell’interprete e se avesse intenzione di presenziare alla prossima udienza, Alessandra Verni ha esclamato: «Adesso ci manca solo che gli chiedano se vuole un cappuccino e un cornetto». Gli agenti della penitenziaria - ascoltato il rinvio dell’udienza al 22 febbraio - hanno accompagnato fuori dall’aula il nigeriano facendolo sfilare proprio sotto Alessandra Verni. Lui l’ha guardata quasi sfidandola sussurrando: «Basta oppressione giudiziaria». E Alessandra di rimando: «Dimmi, dimmi che vuoi?». A quel punto gli agenti hanno stretto Oseghale e lo hanno trascinato via prima che potesse avventarsi sulla madre di Pamela. Alessandra Verni, incontrando i cronisti, mostrava le foto del cadavere di sua figlia fatto a pezzi continuando a ripetere: «Avete visto come l’hanno ridotta? Mi auguro che il processo faccia il giusto corso». Già, il processo. Oseghale alla prossima udienza non ci sarà, lo ha dichiarato lui. E non si sa se ci saranno i due testimoni. Sono Fernando Javier Crisel, italoargentino, tassista che ha certificato il suo impedimento e Francesco Mercuri, ora pensionato di Mogliano, un paese della provincia di Macerata, che non si è presentato. Per lui è stato disposto l’accompagnamento coatto ed è stato multato per 250 euro. Ma cosa devono dire? Devono testimoniare sul preservativo. Pare assurdo che davanti allo scempio di Pamela ci s’interroghi su un preservativo ascoltando come testi due che sono stati accusati e poi prosciolti per il reato di violenza sessuale proprio nei confronti di Pamela Mastropietro. Quando il 29 gennaio Pamela lasciò la Pars, la comunità di recupero dove era in cura, incontrò il tassista Crisel. alla stazione di Macerata. Voleva tornare a Roma, ma non c’erano più treni così accettò ospitalità dall’italoargentino. Lei dormì a casa del tassista ed ebbe un rapporto sessuale con lui. Il giorno dopo, per tornare a Macerata, salì sull’auto di Mercuri, che dopo un rapporto dette un po’ di soldi e due preservativi a Pamela. I due furono accusati di violenza sessuale a danno della Mastropietro, ma il gip li prosciolse per mancanza di querela di parte. Pamela era stata ammazzata! Il preservativo è decisivo. Oseghale sostiene di aver avuto un rapporto consenziente con Pamela ai Giardini Diaz di Macerata. Perché allora ha scarnificato la vagina, l’ha lavata con la candeggina, ha tagliato i seni e ha fatto sparire il collo se non voleva cancellare le tracce della violenza? Roberta Bruzzone, consulente di parte civile, sostiene che Oseghale si approfittò della ragazza e il rapporto non fu protetto. Se Pamela rifiutava il sesso senza profilattico, la violenza è provata. Questo dovrebbero rivelare i due testi a una Corte d’assise che ha una giuria popolare fatta di sei uomini e una sola donna.
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco