2020-05-07
Palamara va all’attacco dei colleghi: «Mi hanno aizzato contro i giornali»
Luca Palamara (Simona Granati:Corbis via Getty Images)
Il pm sotto inchiesta a Perugia: «Dietro agli articoli del “Fatto" e di “Repubblica" secondo me ci sono Cascini e Ielo». La delusione verso Giuseppe Pignatone, soprannominato «er ciabatta»: «Ho pensato anche a lui».Luca Palamara è stato uno dei magistrati più influenti della magistratura italiana per circa un decennio. È stato il più giovane presidente nella storia dell'Associazione nazionale magistrati e un king maker delle nomine. Un uomo capace di catalizzare su di sé decine di richieste e aspettative, tra una cena e una partita di calcetto. Il suo feudo era il Lazio e in particolare la Procura di Roma. Era intimo delle toghe che contano, tanto da poter soprannominare scherzosamente con gli amici il suo vecchio capo, Giuseppe Pignatone, «er ciabatta», per averlo incontrato di sera a casa sua in abiti informali. Ma quando «Totti», come era a sua volta conosciuto nel suo giro, è caduto in disgrazia, quando è stato accusato di corruzione dalla Procura di Perugia, su imput dei colleghi di Roma, chi prima lo blandiva improvvisamente ha iniziato a trattarlo come un appestato. La corrente dei giudici di sinistra, Area, che per quasi un decennio si era spartita con lui le nomine, lo ha scaricato non appena è uscita la storia dei regali che avrebbe ricevuto dall'imprenditore Fabrizio Centofanti, gran frequentatore di magistrati e politici, soprattutto di sinistra.Nell'interrogatorio fiume che ha reso a Perugia quasi un anno fa, Palamara ha denunciato l'ipocrisia del suo mondo e il presunto rapporto incestuoso che esisterebbe tra stampa e magistratura. Prendendosela soprattutto con alcuni ex amici, come i procuratori aggiunti di Roma Giuseppe Cascini (segretario dell'Anm quando lui era presidente) e Paolo Ielo, oltre a Pignatone. Per esempio Palamara a Perugia racconta che alla vigilia della nomina a vicepresidente del Csm di David Ermini, esponente del Giglio magico di cui era grande sponsor, uscì sul Fatto Quotidiano un articolo che svelava l'indagine sul suo conto. Palamara sospettò subito che il mandante di quell'articolo fosse Cascini, che con Area sosteneva un altro candidato: «Mi rivolsi a lui dicendo che quello che stavano facendo era una porcheria ai miei danni perché una notizia del genere non bisognava farla uscire in concomitanza con l'elezione di Ermini». La pm gli chiede se pensasse che dietro al Fatto ci fosse Cascini e Palamara risponde: «Il Fatto era anti Pd, anti Ermini […] e quindi c'è questo movimento che faceva capo […] buttava me in pasto perché mi ero permesso di sostenere la candidatura di Ermini». L'indagato era furibondo con Cascini, si sentiva tradito: «Con lui ho avuto sempre un rapporto stretto di amicizia, ho condiviso un'importantissima esperienza all'Anm e sono stato una delle persone che più di tutti ha favorito la sua nomina di aggiunto a Roma, che fu una nomina molto controversa e ostacolata». Palamara e Cascini ebbero modo di chiarirsi in un bar. Cascini disse che l'indagine non era mirata al collega, ma a un assessore e che casualmente spuntò fuori il nome di Palamara. L'ex presidente dell'Anm diede le sue spiegazioni a Cascini: «Alla fine ridemmo e lui mi disse: “Se prima avevamo qualche dubbio ce lo siamo tolti"». Oggi non si parlano più. Nell'interrogatorio Palamara rifiuta anche l'immagine che alcuni giornali gli hanno incollato addosso di una specie di feudatario che distribuiva nomine, come titoli nobiliari: «Non è che viene uno da fuori e dice: “Mi fai procuratore?" e io lo faccio, no, questo lo può scrivere Carlo Bonini su Repubblica […], con i suoi amici (magistrati, ndr) che gli dicono quelle cose». Gli inquirenti gli contestano di aver ricevuto soffiate sull'informativa che lo riguardava e «che doveva essere segreta». Lui sbotta: «Ma se lo sa Bonini (che ne ha scritto in anteprima, ndr)… ma l'articolo di Bonini c'è nome e cognome di Ielo». Palamara lo ripete due volte. Quindi spiega i suoi sfoghi con i colleghi, alcuni finiti nelle registrazioni: «Ma come si può dubitare (di me, ndr)? Io rappresento… ho rappresentato la magistratura, sono esposto, per Cascini ho fatto di tutto, come poi dirò quando sarà l'argomento Ielo». Ma il tradimento più grosso Palamara pensa di averlo sopportato da Pignatone, «er ciabatta»: «La prima persona a cui ho pensato» come suggeritore del Fatto, «era Cascini, la seconda Pignatone» dice. E aggiunge: «L'amarezza da dove nasce? Che insieme a Giuseppe Pignatone io mi sento di aver costruito la Procura di Roma, nominando Ielo, nominando Cascini, creando tutta quella struttura che poi ha avuto i risultati che ha avuto». E spiega che lui l'imprenditore Centofanti lo vedeva, «anche in ambiti istituzionali», insieme con altri magistrati eccellenti: «Ho avuto modo di frequentarlo anche con il procuratore Pignatone e con la signora, con la quale inizialmente si era creata un'affinità, con ufficiali, esponenti della Guardia di finanza, dei carabinieri, del mondo in generale delle istituzioni, giudici ordinari e tanti altri colleghi». Il suo ex capo, nella propria abitazione, gli avrebbe parlato dell'inchiesta che lo coinvolgeva: «Mi viene detto che c'è un problema relativo ai pagamenti che riguardava membri del Csm, oltre a me mi ricordo che mi parlò anche della Balducci (Paola, ex deputata di Sel, ndr)». E poi l'ex procuratore di Roma avrebbe soggiunto: «Si tratta di un atto dovuto, si tratta di pagamenti, ma ovviamente mancando la contro prestazione vedrai che tutto si risolve». In effetti la controprestazione non è stata trovata, ma Palamara è ancora indagato. Nell'interrogatorio il sostituto procuratore sotto inchiesta ha anche riferito di una strana domanda che Cascini gli avrebbe rivolto nell'incontro al bar: «Mi chiese se sapevo di qualcosa tra Pignatone e Lo Voi, in particolar modo delle vicende inerenti il ricorso al Consiglio di Stato». Va ricordato che Franco Lo Voi venne confermato procuratore di Palermo dopo una discussa sentenza proprio del Consiglio di Stato. «Quando Pignatone venne a Roma, uno degli argomenti di cui parlavamo spesso era proprio la Procura di Palermo e una delle prime nomine del 2014 che si doveva fare era appunto il procuratore di Palermo», ha ricordato Palamara a Perugia. Al Csm furono decisivi i voti di Palamara e della sua corrente, Unicost. «In quel periodo avevo una forte consultazione con Pignatone. Questo per dire che se mi chiedete di parlare delle nomine, chi maggiormente è consultato sono i magistrati». Un messaggio indirizzato a quelle toghe che si sono stracciate le vesti quando sono uscite sui giornali le intercettazioni con le trattative di Palamara&C...
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