2024-07-13
Nessuna calunnia: Palamara prosciolto: «Le notizie riservate gliele dava Pignatone»
Luca Palamara (Imagoeconomica)
L’ex capo dell’Anm era stato querelato dal collega De Ficchy per le dichiarazioni rese all’Antimafia su presunte rivelazioni.Le tessere del caso Palamara stanno andando tutte al loro posto. E il mosaico che sta prendendo forma è molto diverso da quella confusa accozzaglia di tasselli messi insieme dai media nel maggio-giugno 2019, quando sembrava che la Procura di Perugia, come il settimo cavalleggeri, fosse arrivata a salvare il buon nome della magistratura mandando al gabbio un manipolo di toghe corrotte asservite alla destra e a Matteo Renzi. In realtà il quadro era molto più complesso. Tanto che si è scoperto che i supposti buoni (i procuratori di Perugia e Roma Luigi De Ficchy e Giuseppe Pignatone, con i rispettivi collaboratori) spesso condividevano cene e notizie, a volte coperte da segreto, con i presunti cattivi, Luca Palamara in testa. Quest’ultimo è stato sottoposto a diversi procedimenti penali per corruzione, poi derubricati a traffico di influenze illecite, reato sostanzialmente abrogato con l’approvazione del disegno di legge Nordio. Mercoledì è stato assolto anche dall’accusa di aver rivelato notizie coperte da segreto al nostro giornale e al Fatto quotidiano. Ma questo è un periodo particolarmente fortunato per l’ex presidente dell’Anm. Infatti, con un decreto del 28 giugno 2024, il gip di Perugia Elisabetta Massini lo ha prosciolto da un’accusa per calunnia. Il giudice ha accolto l’istanza di archiviazione, presentata dalla pm Mara Pucci e controfirmata dal procuratore Raffaele Cantone. A denunciarlo era stato il suo ex amico De Ficchy per le dichiarazioni che l’ex pm aveva reso davanti alla Commissione parlamentare Antimafia il 6 luglio 2021. Nel corso di tale audizione, secondo il denunciante, Palamara avrebbe ripetuto quanto già dichiarato ai pm di Perugia nel maggio del 2019. Ovvero che in un incontro avvenuto al Csm il 15 giugno del 2018 De Ficchy gli avrebbe «parlato dell'informativa di polizia giudiziaria che lo riguardava e relativa ai suoi rapporti di amicizia e frequentazione con Fabrizio Centofanti (lobbista sottoposto a diversi procedimenti, ndr)», annotazione che era stata trasmessa il precedente 3 maggio dalla Procura di Roma a quella di Perugia. Nel corso del colloquio, lo stesso De Ficchy «gli avrebbe confermato la trasmissione del fascicolo». L’ex procuratore ha ritenuto calunniose tali dichiarazioni perché, a suo dire, lo accusavano di rivelazione di segreto di ufficio e ha, quindi, querelato Palamara alla Procura di Roma e questa ha trasmesso il fascicolo a Perugia per competenza (all’epoca dei fatti contestati Palamara era un magistrato in servizio nel distretto di Roma).De Ficchy ha invocato come prova a proprio favore una intercettazione tra Palamara e l’ex collega Stefano Fava del 16 maggio 2019. Durante quella conversazione il primo aveva riferito che De Ficchy, di fronte alle sue insistenti richieste di informazioni, avrebbe esclamato: «Ma di che parli? Guarda che arriva tanta roba». Come se non fosse stato nemmeno a conoscenza dell’esistenza del fascicolo. E successivamente si sarebbe negato completamente. La pm ha ritenuto questa prova insufficiente. Anche perché, nell’interrogatorio del 16 gennaio di quest’anno, Palamara «ha reso una giustificazione plausibile» per quanto dichiarato nell’intercettazione, la pistola fumante esibita da De Ficchy. Quelle parole sarebbero state il «frutto di un momentaneo stato di sconforto e concitazione» per l’aver appreso Palamara che Perugia aveva spedito al Csm un’informativa sul suo conto, proprio mentre era in corsa per ottenere un posto da procuratore aggiunto a Roma. La pm ritiene pacifico che l’incontro del 15 giugno 2018 si sia «svolto in forma confidenziale e in un contesto riservato», ma senza testimoni diretti, e aggiunge, a proposito di De Ficchy, che «appare evidente la confidenzialità, informalità e abitualità degli incontri (settimanali, secondo gli inquirenti, di solito il venerdì, ndr) che avvenivano con Palamara, della loro comune amicizia con Centofanti, aventi a oggetto reciproci scambi di informazioni anche in ordine ad altri procedimenti di loro interesse». Nella sua istanza la toga ricorda il procedimento fiorentino in cui De Ficchy è stato iscritto per rivelazione di segreto e abuso d’ufficio e successivamente prosciolto. Secondo la Pucci in Toscana l’ex procuratore di Perugia sarebbe stato archiviato per «l’insufficienza del quadro probatorio» e «non già per la piena prova dell’estraneità» del magistrato in pensione «alle condotte ascrittegli».In fondo De Ficchy si è occupato personalmente di un procedimento che vedeva quale presunto corruttore di Palamara il faccendiere Centofanti, definito nel decreto di archiviazione «comune amico» dei due magistrati. Al punto che gli stessi avrebbero discusso dell’arresto del sodale nei loro rendez-vous, che Palamara ha certificato esibendo «uno screenshot del suo dispositivo cellulare attestante contatti reciproci intercorsi il 12 aprile, il 12 giugno e il 15 giugno 2018». La Pucci elenca anche altre buone ragioni per chiedere la chiusura del fascicolo. Per esempio la già citata intercettazione non sarebbe utilizzabile essendo stata disposta per il delitto di corruzione e non di calunnia. C’è poi lo scoglio della legge Cartabia, che per una richiesta di rinvio a giudizio richiede una prognosi di successo in dibattimento, vittoria che gli inquirenti non vedevano.Ma il motivo più forte di tutti è un altro: l’accertata «mancanza del carattere di segretezza della notizia» di cui De Ficchy sarebbe stato fonte, risultando la sua nient’altro che la «mera conferma di circostanze di fatto già note allo stesso Palamara». Infatti la Procura di Perugia sembra dare per assodato che l’ex ras delle nomine avesse ricevuto la soffiata sull’indagine a proprio carico già nel 2017 dall’allora Procuratore della repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, oggi presidente del Tribunale vaticano. Circostanza immediatamente denunciata dallo stesso Palamara negli interrogatori resi davanti ai pm di Perugia Gemma Miliani e Mario Formisano, i quali, tuttavia, non ci risulta abbiano proceduto nei confronti di Pignatone. Scrive la Pucci che Palamara aveva messo «chiaramente in evidenza la figura del Procuratore Pignatone come fonte primaria da cui già a partire dal 14 dicembre 2017 aveva appreso le notizie sul suo coinvolgimento nelle indagini in corso su Centofanti, poi sull'attesa del deposito di un fascicolo che lo avrebbe riguardato e infine sulla effettiva trasmissione a Perugia del fascicolo che lo riguardava». L’ex consigliere del Csm aveva pure precisato che «il 15 giugno 2018 egli riceveva mera conferma della ricezione del fascicolo da parte di De Ficchy, quando l'esistenza di questo fascicolo era ormai fatto notorio, il cosiddetto segreto di Pulcinella». La pm cita a sostegno delle proprie conclusioni anche la decisione di un collega: «Tale assunto trova conferma nella lettura della sentenza del Gup, in cui […] si riporta come acclarato che la prima fonte delle notizie oggetto di interesse anche nel presente procedimento era stato il dottor Pignatone». Il quale sarebbe stato prodigo di consigli. Palamara, in uno dei suoi primi interrogatori, aveva riferito di un incontro a tre con il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio e con Pignatone. E aveva specificato: «Quest’ultimo mi disse che forse conveniva che io facessi una lettera in cui avrei dovuto chiarire i rapporti con Centofanti». Di Pignatone avrebbe dovuto occuparsi la Procura di Perugia, di De Ficchy quella di Firenze, dove un fascicolo è stato aperto. Ma qui i magistrati sono arrivati a conclusioni opposte rispetto ai colleghi umbri. Il procuratore aggiunto Luca Turco ha chiesto e ottenuto l’archiviazione valutando come elemento favorevole all’indagato l’intercettazione sopra citata, «da cui emerge» secondo la Procura di Firenze, «l’astio maturato da Palamara nei confronti di De Ficchy in quanto lo stesso aveva iniziato a negarsi dal momento in cui l’indagine romana era arrivata a Perugia».Anche Turco rimarca che Centofanti era «legato da rapporto di conoscenza e consuetudine con De Ficchy», ma conclude che le dichiarazioni di Palamara e l’ipotesi di abuso d’ufficio contenute nelle annotazioni della Guardia di finanza (in cui sono elencate diverse utilità offerte da Centofanti all’ex procuratore di Perugia) sono rimaste senza riscontro. La titolare del fascicolo su Palamara e Centofanti, la pm umbra Miliani, a Firenze ha difeso a spada tratta il suo vecchio capo: «Il procuratore De Ficchy ha sempre sostenuto le mie scelte e non mi ha mai condizionato in alcun modo». Ha anche detto: «Il rapporto di conoscenza tra il procuratore De Ficchy e Centofanti è circostanza che ho appreso in tempo precedente al momento in cui sono pervenuti a Perugia gli atti inviati dalla procura di Roma». La pm ritiene di aver ricevuto tale informazione quando Centofanti venne arrestato su richiesta della Procura di Roma nel febbraio del 2018. Nell’occasione De Ficchy le avrebbe detto che il lobbista «era persona che conosceva molti magistrati a Roma», lui compreso. Ma ciò non è stato sufficiente a consigliargli l’astensione. Anzi si sarebbe interessato attivamente al fascicolo: «Con il procuratore De Ficchy mi relazionavo quotidianamente in ordine al merito delle indagini e alle scelte investigative da adottare. Egli ha proceduto ad apporre l’assenso su tutte le prime richieste di intercettazione telefonica e a mezzo trojan» ha concluso la Miliani, che deve avere ritenuto tutto ciò normale. Anche il fatto che il presunto corrotto Palamara fosse messo sotto intercettazione a gennaio e l’ipotetico corruttore, Centofanti, solo a fine maggio, cinque giorni prima del pensionamento di De Ficchy.
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