2019-06-14
Palamara e il dossier sul pm che indagava sui Renzi: «Bisogna mettergli paura»
Il braccio destro del Bullo appare l'ispiratore della manovra per cacciare Creazzo da Firenze. Le pressioni sul vicepresidente David Ermini: «Gli va dato un messaggio forte».I «congiurati» arrivano alla spicciolata poco dopo la mezzanotte del 9 maggio scorso. Si radunano in un hotel dalle parti della Stazione Termini, a Roma. Un quattro stelle che deve aver visto stagioni migliori. Attraversano un antro buio, superano la reception deserta e affondano su poltroncine tristi come la facciata dell'edificio. Ci sono tutti, o quasi. L'ultimo ad arrivare è Luca Lotti. La grande macchinazione comincia così. Quella immortalata nelle intercettazioni del virus spia che ha infettato il cellulare del pm Luca Palamara, registrando ogni sospiro della trattativa. C'è da decidere la successione a Giuseppe Pignatone alla Procura capitolina, ma per Lotti c'è soprattutto da allontanare il procuratore di Firenze dalla Toscana, Giuseppe Creazzo. Movimenti che non sono coordinati né connessi, come vedremo, ma che rientrano in una meccanica tutta politica considerato che, a quanto sappiamo, l'ex ministro non ha pendenze giudiziarie su Firenze. Perché è vero che il nuovo procuratore di Roma dovrà sostenere l'accusa nell'eventuale processo a Lotti per favoreggiamento nel caso Consip, ma il senso delle parole che emerge dall'atto di incolpazione del pg della Cassazione Riccardo Fuzio, che ha portato sotto procedimento disciplinare cinque togati (i consiglieri del Csm Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli e i dimissionari Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Luigi Spina) va in tutt'altra direzione. Lotti è l'ispiratore e il più convinto sostenitore di una «strategia» non solo per affossare le aspirazioni di Creazzo su Roma, ma per impedirne la permanenza a Firenze. Chi è Creazzo? È l'uomo che, arrivato in Toscana nel pieno del renzismo (maggio 2014), ha coordinato ben cinque inchieste sulla famiglia dell'ex premier arrivando ad arrestarne i genitori, Tiziano e Laura, accusandoli di bancarotta e false fatturazioni (fascicoli Delivery service Italia-Europa service e Marmodiv); e ancora di false fatturazioni (insieme all'imprenditore Luigi Dagostino). Sempre Dagostino è indagato, con il solo Tiziano Renzi, per traffico di influenze illecite. Creazzo ha trattato il procedimento pure su Andrea Conticini, cognato di Matteo, e sui due fratelli Luca e Alessandro per l'inchiesta sui fondi Unicef.Il pg parla espressamente di «interferenze» e di «una strategia di danneggiamento del dottore Creazzo». E cita brandelli di intercettazioni di Luca Palamara, indagato per corruzione a Perugia, e Lotti. Il primo evoca un «dossier», firmato da un collega, che raccoglie «tutte le cose che non andavano su questa inchiesta (concorsi nella sanità, ndr)» e sullo stesso magistrato. Aggiungendo sibillino che il dossier, depositato in Procura a Genova, «non è proprio una cazzata». Una certezza che lascia intendere una indebita conoscenza del materiale che, secondo lui, servirebbe a metter «paura» a Creazzo. Millanteria? Calunnia? Lotti è ancor più diretto e, discutendo del tetris dei procuratori, si lascia andare a una previsione: «Se quello di Reggio Calabria (Bernardo Petralia, procuratore generale) va a Torino è evidente che quel posto è libero, e quando lui (Creazzo, ndr) capisce che non c'è più posto per Roma fa domanda, e che se non fa domanda non lo sposta nessuno ammesso che non ci sia [...] a norma di regolamento un altro motivo». Ovvero ancora la minaccia dell'inchiesta di Genova. Criptico è poi il riferimento che sempre il renziano fa, in relazione alla casella libera in Piemonte: «Non so, però per me è un pizzico legata alla difesa d'ufficio che devono fare loro due di una situazione fiorentina che sincertamente ve lo dico con franchezza... è imbarazzante».Un fuoco di fila impressionante per troncare le legittime ambizioni di un magistrato che, dal Csm, al momento della nomina a procuratore di Firenze, era stato designato con un giudizio di «costante eccellenza... sotto ogni profilo, in tutte le funzioni svolte». Pare quasi che i congiurati predispongano un percorso obbligato, disseminato di trappole, per riportare Creazzo in Calabria, terra in cui è nato e dove retto la Procura di Palmi, pur di tenerlo distante dalla Toscana.In quest'ottica, è particolarmente significativa la partecipazione alla discussione dei consiglieri che si occupano, appunto, delle denunce contro i magistrati, che sono Luigi Spina e Paolo Criscuoli (I commissione). L'atto di incolpazione, controfirmato ieri dal Guardasigilli Alfonso Bonafede, cristallizza la condotta di Lotti come interlocutore principale della discussione su più fronti. Propone date («Io strategicamente vi darei il suggerimento di chiudere tra il 27, 28 e 29») e dimostra una certa familiarità coi consiglieri del Csm, risalente forse ai tempi dell'elezione del vicepresidente David Ermini (li chiama «ragazzi», pur essendo più giovane di tutti loro). Si propone addirittura come terminale dei malumori di Palazzo dei Marescialli. Succede quando Cartoni (che fino a quel momento era appisolato, tant'è che il deputato Pd Cosimo Ferri, ridendo, lo prende in giro: «Si è svegliato Corrado...») si lamenta proprio del numero due dell'organo di autogoverno. «Io ci ho litigato con Ermini, Luca […] digli qualcosa, io ho un ottimo rapporto però ti fa proprio innervosire, ti fa uscire dai gangheri», si lamenta Cartoni, componente della III commissione (disciplinare) e quindi estraneo al grande gioco delle nomine di competenza, invece, della V commissione. Probabilmente, Ermini è troppo severo nelle sanzioni, e Cartoni vorrebbe maggiore tutela per i colleghi. Al che Lotti replica: «Però qualche messaggio gli va dato forte... Mica me l'avevate detto questo». Perché l'ex ministro doveva essere informato su Ermini?I tentativi di accreditare per Roma il candidato Marcello Viola vengono affidati invece alla redazione dei profili dei candidati, di cui si occupano i segretari e una donna, in particolare. Il consigliere Morlini vorrebbe consigliare all'estensore: «Fai in modo che il profilo di Viola sia bello». Morlini è il presidente proprio della V commissione (incarichi direttivi), e in una intercettazione anche lui offre il suo contributo alla riuscita del piano di siluramento del procuratore di Firenze: «Noi contattiamo Creazzo e gli diciamo... Peppe guarda che qui noi ti possiamo votare ci sono cinque voti nostri e magari un laico, ma tu qua perdi, che si fa?». Della V commissione fa parte anche Lepre, che ricopre un ruolo abbastanza defilato nella discussione nonostante sia relatore della pratica per la nomina del procuratore di Roma. E di incarichi, ha parlato il segretario del Pd Nicola Zingaretti: «Il Pd non ha mai dato mandato a nessuno di occuparsi degli assetti degli uffici giudiziari». Mentre il presidente Sergio Mattarella ha indetto, per il 6 e 7 ottobre prossimi, elezioni suppletive per due consiglieri dimissionari. In mattinata è arrivata anche la difesa di Lotti su Facebook: «Anche se il futuro il procuratore di Roma dovesse essere mio fratello, la richiesta di rinvio a giudizio è già stata fatta e sto affrontando il procedimento penale». Allora, per quale motivo (o per conto di chi) Lotti era così impegnato nella lotta al procuratore di Firenze?