2023-05-27
Pagheremo per non farci consegnare le dosi
Intesa Ue-Pfizer sul taglio delle forniture: chi rifiuta le fiale verserà la penale. Ungheria e Polonia non firmano.Il «contesto epidemiologico» è favorevole. Non è una novità. Ma grazie a questa pezza d’appoggio, Unione europea e Pfizer-Biontech si sono accordate per ridurre le consegne delle dosi di vaccini anti Covid. Naturalmente, essendo i contratti siglati a partire dal 2020 vincolanti, nel patto c’è una gabola: chi rifiuta le dosi, dovrà pagare una penale. Sono i frutti del capolavoro diplomatico di Sandra Gallina, la funzionaria italiana della Commissione incaricata di negoziare con le aziende farmaceutiche, nonché del lavorìo infaticabile della presidente dell’Ue, Ursula von der Leyen, che aveva interloquito direttamente con l’ad di Pfizer, Albert Bourla, per chiudere il terzo contratto, nel 2021. Con tanto di messaggini privati, poi spariti nel nulla. La scusa per chi mette in dubbio l’affare è sempre la solita: all’inizio, c’era scarsità di materia prima. Big pharma ci teneva in pugno. E noi, pur di garantirci le agognate forniture, abbiamo sottoscritto condizioni capestro. Un metodo che ha sollevato perplessità in diverse sedi, anche giudiziarie: il New York Times, che indaga sulla vicenda degli sms della Von der Leyen, ha denunciato la Commissione; la Corte dei conti Ue, a settembre 2022, ha mosso severi rilievi al sistema centralizzato di appalto per i vaccini, lamentando la mancanza di una «adeguata valutazione della performance» delle procedure e l’assenza, nei contratti, di disposizioni che permettessero di far fronte a eventuali problemi di approvvigionamento; persino la Procura europea ha aperto un’indagine, sui cui sviluppi mantiene massimo riserbo.Le modifiche alla stipula tra Bruxelles e la società produttrice prevedono che gli Stati possano ridurre la quantità di fiale acquistate, convertendo quelle originariamente convenute in ordini facoltativi, purché dopo versino una penale. Tanto perché l’Europa è il regno della trasparenza, nessuno sa a quanto dovrebbe ammontare di preciso. Il Financial Times, ricordando che Pfizer vende agli Usa per 19 dollari a dose, ieri ipotizzava che la tariffa possa corrispondere a circa la metà del prezzo, quindi intorno ai 10 euro. Per 70 milioni di shot all’anno, sarebbe lo stesso un signor incasso per Big pharma. In più, l’intesa stabilisce un’estensione di quattro anni, a partire da oggi, del periodo durante il quale i Paesi membri dell’Unione potranno ricevere i vaccini; la possibilità, fino al termine del contratto, di ottenere dosi supplementari in caso di recrudescenza della malattia; e un accesso continuo ai preparati aggiornati alle nuove varianti, come peraltro caldeggiato di recente dall’Organizzazione mondiale della sanità. Sarà preservata, infine, la facoltà di donare i medicinali ai Paesi poveri. Un’opzione che finora non ha mietuto successi memorabili, dato che alle nazioni in difficoltà sono arrivate spesso dosi in scadenza, con l’aggravante della complessa macchina del freddo che servirebbe per conservare i rimedi di Pfizer.Non tutti gli Stati Ue si sono mostrati entusiasti del compromesso. Al momento, risulta che Polonia e Ungheria non l’abbiano firmato, mentre l’ok della Romania dovrebbe arrivare la prossima settimana. A Varsavia era stato già dato il permesso di richiedere una rimodulazione delle consegne, in virtù dell’impegno economico straordinario profuso nell’accoglienza dei profughi ucraini, che aveva aperto un’inattesa voragine di un paio di miliardi nel bilancio pubblico. Il commissario Ue alla Salute, Stella Kyriakides, a dicembre s’era sorbita la ramanzina dei vari ministri, furiosi per il permanere dell’obbligo di comperare dosi ormai destinate al macero. Adesso ha tirato un sospiro di sollievo: «Accolgo con grande favore l’accordo raggiunto con Biontech-Pfizer insieme ai nostri Stati membri e per loro conto, con l’obiettivo di adattare la fornitura di vaccini contro il Covid al fine di rispondere all’evoluzione delle esigenze. Siamo riusciti», ha gongolato la politica cipriota, «a tenere la pandemia sotto controllo in larga misura attraverso i nostri vaccini e le nostre vaccinazioni. E, anche se non è più un’emergenza sanitaria globale, il Covid resta una minaccia probabilmente destinata a durare. È dunque fondamentale essere pronti per gli anni a venire». Da parte sua, la ditta farmaceutica ha sottolineato che la modifica dei contratti «riflette l’impegno della compagnia a lavorare in maniera collaborativa, per aiutare a fronteggiare le continue necessità di salute pubblica, rispettando i principi dell’accordo originario». Gli analisti, però, notano che Pfizer resta di gran lunga il fornitore privilegiato del Vecchio continente. Una condizione che lascia l’Ue troppo dipendente dalla multinazionale di Bourla. O a Bruxelles fanno orecchio da mercante, o sperano di essere assolti per non aver compreso il fatto.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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