2022-07-08
Ospedali veneti a corto di personale. Zaia rivuole in corsia i no vax sospesi
Con 200.000 prestazione da smaltire, il governatore chiede il reintegro di 4.500 sanitari.Il governatore del Veneto, Luca Zaia, vuole che gli operatori sanitari non vaccinati tornino a lavorare. «L’ho già detto al ministro della Sanità», ha dichiarato al Gazzettino, che «bisogna reintegrare i sospesi, tutti i medici, gli infermieri e gli operatori che non si sono vaccinati e sono a casa. La loro “pena” l’hanno espiata: non hanno lavorato, sono rimasti senza stipendio, poi alcuni si sono ammalati, sono tornati per un periodo con i loro anticorpi». Il presidente del Veneto sa che ci sono 200.000 prestazioni sanitarie da smaltire nelle strutture, tra visite, esami, interventi saltati durante la pandemia. Spera di farlo entro il prossimo dicembre e con un impegno di spesa di 45 milioni di euro. Poi ci sono gli accessi al Pronto soccorso, passati da 1.200 a 5.000 al giorno e il problema è sempre quello: manca personale. Le aziende sanitarie prendono dottori dalle cooperative, la Regione ha deciso di pescare medici di base dai corsi triennali di formazione e di mandare nei settori di emergenza giovani al primo anno di specializzazione, eppure non basta. Gli organici non consentono di far fronte alla richiesta di camici bianchi, «è da anni che denuncio la programmazione sanitaria sbagliata», tuona Zaia che si ritrova con 4.500 medici e infermieri sospesi. «Io sono uno che la legge la rispetta», precisa, ma «non è questione di sì vax o no vax, il punto è che cosa vogliamo fare con il personale sospeso. Vogliamo fargli un vaccino che per le nuove varianti forse è superato? Diventerebbe un fatto burocratico a questo punto, più che sanitario», obietta il governatore, mostrando buon senso in un clima di ritorno all’allarme Covid e all’invito a inocularsi quarte dosi. Esattamente un anno fa, quando in Veneto partirono le prime lettere di sospensione ai sanitari che non si erano vaccinati contro il Covid, Zaia annunciò che venivano «congelati» i provvedimenti «perché intervenire su un contratto di lavoro, già datato, giuridicamente si presta a un ricorso». Poi, comunque, fioccarono lettere e sospensioni, ma il presidente di Regione già sottolineava: «Chi ha fatto il decreto sulla obbligatorietà non ha tenuto conto della mancanza di medici». Nei confronti di chi non voleva il vaccino, Zaia disse: «L’appello che faccio è alla coscienza, al buon cuore, nel senso che se fai questa professione devi metterti in sicurezza, non creare problemi». I problemi, in realtà li hanno avuti soprattutto i sospesi, lasciati senza stipendio e che hanno potuto contare su brevi rientri al lavoro solo se finivano contagiati. Oggi, con migliaia di operatori sanitari costretti a restare a casa, mentre ospedali e strutture territoriali non sono in grado di offrire assistenza alla popolazione, il governatore chiede cambi radicali. Basta interventi punitivi, perché ci stiamo rimettendo tutti. «Io dico, si faccia un ragionamento serio sulla reintegrazione dei sospesi. Sarebbe linfa in più in un momento in cui siamo in difficoltà», manda a dire al ministro.