2023-04-29
Ospedali liberi di imporre ancora i tamponi
Saranno i direttori sanitari e le Regioni a decidere sull’obbligo di test per l’accesso al pronto soccorso. Così come sulle mascherine, da maggio necessarie per legge solo nelle Rsa e nei reparti con fragili e anziani. E intanto è terrorismo sul «brodo» delle varianti.Non cambia nulla. L’ordinanza firmata ieri dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, lascia che siano i direttori sanitari e i medici di base a decidere se mantenere o meno l’obbligo della mascherina in ospedale e negli ambulatori anche dopo il 30 aprile. Pure il tampone al pronto soccorso, per diagnosticare la positività al Covid, viene lasciato alla discrezionalità delle «direzioni sanitarie e delle autorità regionali», con buona pace della trafila che allunga i tempi già scandalosi della presa in carico dei pazienti. L’obbligo del dispositivo di protezione facciale rimane per lavoratori, degenti e visitatori «all’interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi», e questa può essere una regola utile. Anche se, lasciando sempre alle direzioni sanitarie la facoltà di decidere quali siano i reparti a rischio, come riporta l’ordinanza, si rischia di moltiplicare il numero di aree che manterranno l’obbligatorietà dal 1 maggio. Non sarà più richiesta nei bar, nelle mense, nei corridoi fuori dai reparti, ma capirai che bella igiene il continuare a spostare la pezzuola dal volto alla tasca, per non parlare di quelli che se la annodano al polso. Tra le disposizioni che avevamo anticipato ieri, la mascherina non si toglierà nelle strutture di ospitalità e lungodegenza, nelle residenze sanitarie assistenziali, nelle strutture riabilitative, nelle Rsa. Con questo «lavarsi le mani» da una decisione netta, il ministero della Salute scarica la palla sui direttori sanitari e possiamo immaginare quanti si prenderanno la responsabilità di togliere l’obbligo del dispositivo di protezione facciale e del test all’accesso dell’urgenza, nel timore di nuovi contagi o focolai.Basta guardare l’ossessione che ancora rimane sul tema varianti. Se tutto fa brodo pur di continuare a parlare di Covid, e a mantenere alto il livello di preoccupazione, anche il miscuglio di lignaggi è qualche cosa che ti vogliono servire a pandemia ormai conclusa. Mutazioni che circolano, «diverse e tutte in grado di contagiare», scrive la Repubblica, elencando Kraken, Hyperion, Cerberus, Centaurus e l’ultima variante Arcturus, familiarmente Arturo, diventata osservato speciale dell’Oms. Non perché più pericolosa, ma in quanto risulterebbe più trasmissibile e «moderatamente» resistente al nostro sistema immunitario. Attacca «tenacemente: soprattutto i bambini», sottolinea sempre Repubblica, elencando disturbi agli occhi tra i nuovi sintomi di chi contrae la variante Xbb.1.16, con un’ulteriore mutazione nella proteina Spike. Però, questo «brodo di varianti» decisamente indigeste non sono così preoccupanti visto che, a livello globale, tra il 27 febbraio e il 26 marzo sono stati segnalati quasi 3,6 milioni di nuovi casi di Covid-19 e oltre 25.000 decessi, con una diminuzione rispettivamente del 27% e del 39% rispetto ai 28 giorni precedenti. Arturo, si racconta, colpisce molto in India, ma in realtà l’Oms ha dichiarato che «sebbene vi sia stato un lieve aumento dei ricoveri in India e Indonesia, i livelli sono molto inferiori a quelli osservati nelle precedenti ondate di varianti», secondo quanto riporta The Economic Times. È una variante di interesse (Voi) per gli organismi internazionali, perché continua a diffondersi, non di preoccupazione (Voc), che richiederebbe interventi di sanità pubblica in presenza di più severe manifestazioni cliniche. Negli Stati Uniti, dove si sta diffondendo nelle ultime settimane, «non abbiamo visto un aumento dei ricoveri, non abbiamo visto un aumento di nessuno degli indicatori che ci fanno preoccupare», ha sostenuto su Nbsnews Ali Mokdad, professore di salute globale presso l’Università di Washington. Quanto ai problemi agli occhi, non sarebbero legati ad Arturo ma già segnalati a maggio 2020 dall’American Academy of ophthalmologists che aveva notato come «una lieve congiuntivite potrebbe essere un sintomo di Covid». Peter Chin-Hong, professore di malattie infettive presso l’Università della California, San Francisco, lo ha appena ribadito: «Non è un nuovo sintomo». E si è dichiarato tranquillo perché «a parte l’aumento della trasmissibilità, finora Xbb.1.16 non è molto diverso da Xbb.1.5 (meglio conosciuta come variante Kraken, ndr)». L’Iss non si è mai detto preoccupato per Kraken, a parte segnarne la contagiosità, e proprio ieri ha pubblicato l’ultimo bollettino settimanale che evidenza -17,3% di nuovi casi Covid e -18,3% di decessi. Le varianti che si moltiplicano «nel brodo» saranno fastidiose da digerire, ma nulla più. Il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, ha detto che «la fine della pandemia dovrebbe essere dichiarata», eppure si fa a gara a non interrompere la narrazione del terrore. «Ora il virus sta cercando di continuare a essere competitivo», sostiene Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene. «È certamente possibile infettarsi da varianti diverse», ha poi aggiunto. Che cosa dovremmo fare, chiuderci in casa in un perenne lockdown? Per un altro professore di Igiene, Pierluigi Lopalco, la «rivaccinazione» è sempre utile e da consigliare. Ecco, appunto, il vaccino sempre e comunque.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)