2020-11-18
Osa criticare Kamala. Prof della Statale rischia l’inquisizione
Kamala Harris (Drew Angerer/Getty Images)
Condivide post sul potente ex della Harris: docente verso la commissione etica per le pressioni dei collettivi di sinistra. Il 19 settembre 1692, l'allevatore Giles Corey, rifiutatosi di testimoniare durante il processo a suo carico nell'ambito della caccia alle streghe di Salem, in America, venne portato in aperta campagna e qui sottoposto a schiacciamento del torace, con massi sempre più pesanti, fino alla morte. Luigi Marco Bassani, docente di Scienze politiche all'università Statale di Milano, biografo di Thomas Jefferson e in possesso della cittadinanza statunitense, conoscerà sicuramente questa storia e avrà quindi modo di apprezzare le importanti evoluzioni effettuate dal pensiero inquisitorio nei 328 anni che ci separano dai fatti di Salem. Il torace dell'apprezzato politologo resterà intatto, il suo posto nell'ateneo meneghino non si sa. Tutto sta a vedere cosa deciderà la «commissione etica» dell'università e quanto egli saprà essere convincente nel mostrarsi contrito e pentito per il suo peccato. Bassani ha infatti offeso la Madonna. La Madonna del globalismo. Cioè Kamala Harris. Chiamatelo vilipendio di icona antirazzista. L'atto di balsfemia risale a qualche giorno fa, quando Bassani ha condiviso sui social un «meme», fatto da altri, che prendeva di mira la nuova numero due della Casa Bianca. Questo il testo - tradotto dall'inglese - del post poi rimosso dal docente: «Sarà d'ispirazione per le ragazze mostrare che se vai a letto con gli uomini giusti e ammanicati allora puoi anche fare da spalla a un uomo affetto da demenza. Praticamente è la storia di Cenerentola». Il tono della riflessione non è certo istituzionale, ma del resto neanche la sede in cui è stata espressa lo era. Il punto è che, almeno per quel che riguarda la Harris, racconta dei dati semplicemente fattuali. Il riferimento è agli esordi della carriera di Kamala, quando, nei primi anni Novanta, ebbe una relazione con Willie Brown, il primo sindaco nero di San Francisco. Lei aveva 29 anni, lui 60. Il potente Brown la nominò in due commissioni statali, facendole avere uno stipendio da quasi 170.000 dollari l'anno. Quando la Harris si è candidata alla vicepresidenza, Brown, che ora ha 86 anni, ha dichiarato: «Sì, ci siamo frequentati. Sono passati più di 20 anni. Sì, potrei aver influenzato la sua carriera nominandola a due commissioni statali quando ero presidente dell'Assemblea. E di certo l'ho aiutata con la sua prima corsa per procuratore distrettuale a San Francisco». Ma su questa trasparente evidenza, a quanto pare, non si può ridere. Il post di Bassani, infatti, è immediatamente finito nel mirino di Unisì, il collettivo rosso dell'ateneo, che in un post intitolato «fuori i sessisti dalla Statale», ha lanciato la fatwa: «Abbiamo appreso che nelle scorse giornate un noto professore della nostra Università scriveva un post lesivo della dignità delle donne. È inaccettabile che un professore universitario, che dovrebbe occuparsi anche della crescita umana degli studenti e le studentesse oltre che della formazione culturale di questi ultimi, condivida post di questo genere». Poi scatta la richiesta di punizioni esemplari: «Il professore non è nuovo ad episodi spiacevoli e per questo abbiamo chiesto agli organi di prendere provvedimenti seri ed immediati». Palla al rettore Elio Franzini, quindi, che puntuale parla di «post indegno» e assicura che «l'ateneo, nei limiti delle sue possibilità, interverrà nel modo più severo possibile». Dall'università raccontano in realtà di un rettore piuttosto in imbarazzo, ma anche marcato stretto da Unisì, che avrebbe contribuito a farlo eleggere. E che ora pretende la testa del reprobo. Secondo quanto riportato da Dagospia, Bassani dovrà ora presentarsi di fronte a una «commissione etica» che sarà «composta da sole donne o maggioranza di donne. Al docente incriminato potrà essere chiesto di “rettificare pubblicamente" la propria posizione, proprio come ai tempi dell'Inquisizione. Se non lo farà, scatterà la diffida o sospensione». Si noti, di sfuggita, che la parte più pesante del post del professore, quella in cui Joe Biden veniva definito un «demente», è passata sostanzialmente sotto silenzio, a riprova del fatto che non è la trivialità in sé del messaggio a causare problemi, bensì il suo disallineamento rispetto ai dogmi ideologici di moda: l'epiteto pesante verso il maschio bianco passa inosservato, l'inesistente offesa alla «dignità delle donne» porta dritti alla censura. Unisì, intanto, incassa la vittoria politica e rilancia, prima festeggiando perché «quando ci si muove insieme le ingiustizie e le discriminazioni possono essere progressivamente superate» e poi annunciando che «il percorso affinché dentro e fuori dai luoghi della conoscenza venga definitivamente eliminata questa mentalità sessista è lungo e complesso, ma ci vedrà sempre in prima linea al fianco delle studentesse». Suona tanto come una minaccia.