2021-05-26
Orlando battuto: addio stop ai licenziamenti
Andrea Orlando (A.Masiello/Getty Images)
Mario Draghi annuncia la nuova norma: Cig gratuita per industria ed edilizia, a patto che nessuno venga lasciato a casa. Chi non la usa potrà ristrutturare. Il Sostegni bis non dovrebbe ripassare dal Cdm, ma si teme la battaglia in Aula: anche M5s con il democratico.Monsignor Franco Giulio Brambilla: «Non si può chiudere l'ombrello». Si rafforza il centrodestra.Lo speciale contiene due articoli.Il blitz del ministro del Lavoro Andrea Orlando è già rientrato. La proroga al 28 agosto del blocco dei licenziamenti è infatti saltata, sparendo dal decreto Sostegni bis. Detto con le parole di Mario Draghi, «la mediazione ha retto, l'intervento che abbiamo previsto è in linea con tutti gli altri Paesi Ue. Garantiamo la Cig anche dopo il primo luglio in cambio dell'impegno a licenziare. Un'azienda che non vuole chiedere la Cig è libera di licenziare, ma c'è un incentivo a non farlo». Il premier ha parlato ieri al termine del Consiglio europeo soffermandosi sul tema del blocco e spiegando che «il testo è stato migliorato». In sostanza, dal primo luglio non c'è più il divieto assoluto di licenziare, «perché un'azienda che non richiede la cassa può farlo», ma c'è un «forte incentivo a non farlo. Tutto ciò solo per industria e edilizia, mentre per i servizi il blocco per tutti, sia che usino o meno la Cig, dura fino a fine ottobre. e la Cig gratuita fino a fine anno. Mi pare una mediazione che certamente scontenta chi avrebbero voluto continuare con il blocco ma non scontenta quelli che avrebbero voluto sbloccare tutto immediatamente», ha spiegato Draghi. Sottolineando che «il governo aveva già annunciato il termine del blocco all'epoca della presentazione del Def, e quindi questo provvedimento è decisamente un miglioramento rispetto alla situazione precedente». Fino al 30 giugno c'è la cassa integrazione Covid gratuita e il divieto di licenziamento totale per tutte le aziende, sia quelle che usano la Cig sia quelle che non la usano - spiegano da Palazzo Chigi - e in assenza di un intervento da parte dell'esecutivo, l'industria e l'edilizia tornerebbero alla normalità dal primo luglio, ovvero userebbero la loro Cig ordinaria che ha un costo di funzionamento del 9%-15% della retribuzione e avrebbero la libertà di licenziare. L'intervento che il governo prevede, «in linea con tutti gli altri Paesi europei che da sempre hanno preso questa strada», ha precisato il presidente del Consiglio, è quindi quello di garantire la Cig gratuita anche dopo il primo luglio (le aziende non avrebbero possibilità di scelta tra usare Cig a pagamento o gratuita, ovvero se azienda prende Cig deve prenderla gratuita) in cambio dell'impegno a non licenziare nessun dipendente. Diversamente da ora, quindi, dopo il primo luglio non si tratterebbe più di un divieto assoluto di licenziamento (perché un'azienda che non voglia chiedere la Cig è libera di licenziare) ma di un forte incentivo a non farlo (perché il ricorso alla Cig è gratuito per l'azienda). Draghi spera che in questa mediazione si ritrovino anche imprese e sindacati ancora sulle barricate pur mantenendo aperta la carta del dialogo con l'esecutivo con la richiesta di bloccare i licenziamenti fino al 31 ottobre in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali. Resta da capire quali saranno i prossimi passaggi: l'articolo del decreto relativo ai licenziamenti sarà riscritto. Il provvedimento «migliorato» dovrà tornare sul tavolo del Consiglio dei ministri? È assai probabile di no. Tenendo, infatti, ferme le date di sblocco del divieto alla situazione pre incursione di Orlando non si rischia di disallineare l'agenda rispetto ai precedenti decreti. Basterà dunque inserire maggiori incentivi per spingere le imprese a trattenere il personale. In queste ore la Ragioneria sta valutando gli impatti della modifica. Di certo, il blitz del titolare del Lavoro che aveva portato in Consiglio dei ministri, giovedì scorso, una proposta accolta da critiche bipartisan di imprese e buona parte della maggioranza, è stato nettamente ridimensionato. E il tentativo del ministro di imporre la linea è fallito. Ma sul piano politico restano degli strascichi. Perché sempre ieri, mentre il premier parlava a Bruxelles, su Twitter il ministro della Salute nonché capodelegazione di Leu, Roberto Speranza, ha cinguettato il «pieno sostegno ad Andrea Orlando che si batte ogni giorno a difesa dei diritti dei lavoratori». Dai 5 stelle a difendere il ministro è intervenuto su Facebook il capodelegazione Stefano Patuanelli definendo la proposta fatta da Orlando in Consiglio dei ministri «chiara e condivisibile» perché «consente alle aziende un'ordinata uscita dal blocco dei licenziamenti, tutelando in questa fase ancora delicata per l'economia del nostro Paese tanto i lavoratori quanto le imprese. Entrambi sono soggetti fragili in questa fase, non devono essere messe in contrapposizione né a livello politico, né su quello sociale». Intanto Orlando parla di «polemica assolutamente ingiustificata e priva di fondamento», come ha detto intervistato dal Tg3. «La norma è stata trasmessa nelle forme dovute al Consiglio dei ministri, illustrata in una conferenza stampa. Si tratta di una norma ispirata esclusivamente dal buon senso», ha poi chiosato annunciando anche che la riforma degli ammortizzatori sociali approderà in cdm entro luglio. Tutto finito? Assolutamente no. C'è da aspettarsi il fuoco di sbarramento in Aula. Mezzo Pd, Leu e 5 stelle cercheranno la strada degli emendamenti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/orlando-stop-licenziamenti-2653107402.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="speranza-e-la-cei-corrono-in-aiuto-del-ministro-del-lavoro-sconfessato" data-post-id="2653107402" data-published-at="1621978951" data-use-pagination="False"> Speranza e la Cei corrono in aiuto del ministro del Lavoro sconfessato Sulla sanità e sulla gestione dell'emergenza pandemica Mario Draghi ha fin qui coperto il suo ministro Roberto Speranza. Non sembra essere andata allo stesso modo con il responsabile del Lavoro Andrea Orlando. Che, durante la conferenza stampa dello scorso 20 maggio, gli era seduto accanto quando commentando la proroga del blocco dei licenziamenti proposta nel decreto Sostegni bis aveva invocato «interventi mirati piuttosto che generalizzati, che rischiano di dare risorse a chi non ne ha bisogno». Sul blitz, già rientrato, o Draghi è stato colto alla sprovvista (difficile crederlo) oppure il premier sapeva e ha mandato avanti Orlando per poi lasciarlo solo. Di certo, il «fuoco amico» alimentato dall'endorsement arrivato ieri proprio da Speranza in soccorso di Orlando va subito spento dai pompieri di Palazzo Chigi. E quella che qualcuno continua a dipingere come la spina del fianco del governo Draghi -ovvero il centrodestra e in primis la Lega di Matteo Salvini -può ora diventare una sponda necessaria per respingere gli attacchi del Pd grillinizzato. Intanto, a fare da contorno al retroscena politico ieri sono state le dichiarazioni delle parti sociali, di Confindustria che brinda, dei sindacati che minacciano scioperi. E in campo è scesa pure la Conferenza episcopale italiana: «Non si può chiudere improvvisamente l'ombrello», ha infatti detto il vicepresidente della Cei e vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, a margine dell'assemblea dei vescovi. Dopo «il duplice ombrello, l'impossibilità dei licenziamenti e gli ammortizzatori sociali», «bisogna immaginare un'uscita graduale. Con tutti i soldi spesi fino adesso, chiudere improvvisamente l'ombrello farebbe galleggiare, scusate l'espressione, molti morti», ha aggiunto. I vescovi sono sulla stessa linea dei sindacati. Con lo slogan «No allo sblocco dei licenziamenti, no al nuovo codice degli appalti», l'Usb lavoro privato ha proclamato otto ore di sciopero a partire dalla prossima settimana contro le «decisioni estremamente negative per i lavoratori e estremamente positive per Confindustria prese dal governo in questi giorni» e contro «l'ampia libertà alle imprese di peggiorare condizioni salariali e lavorative, con il massimo ribasso nelle gare e l'ampliamento della possibilità di appaltare e subappaltare». Con l'uscita dal blocco dei licenziamenti «ci sono fonti del governo e Bankitalia che indicano in quasi 577.000 i posti di lavoro a rischio dal primo luglio», ha attaccato ieri anche il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ribadendo che «la soluzione adottata è assolutamente debole e non riuscirà ad arginare lo tsunami sociale e occupazionale». Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, chiede di prolungare il blocco dei licenziamenti con un patto «tra noi e voi, fino a dicembre, utilizzando la cassa integrazione», ha detto ieri, lanciando la proposta alle associazioni dell'artigianato Confartigianato imprese, Cna, Casartigiani, Claai . Dall'altra parte della barricata, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi sposa la tesi della sottosegretario al Lavoro, Tiziana Nisini, che ha parlato di un'imboscata di Orlando. Avere una contesto di «lealtà istituzionale» è «fondamentale in un Paese che deve uscire da un periodo di crisi drammatica. Una crisi sanitaria, un crisi sociale, una crisi economica», ha sottolineato ieri Bonomi. Aggiungendo che «se non ci sono le fondamenta di un rapporto di lealtà istituzionale sarà molto difficile».
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Scioperi a oltranza e lotta politica: dopo aver tubato con Conte e Draghi, il segretario della Cgil è più scatenato che mai.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.