2024-11-23
Orbán scuote l’Ue: «Netanyahu è benvenuto»
Viktor Orban e Benjamin Netanyahu (Ansa)
Il presidente ungherese sfida il mandato della Cpi invitando il leader israeliano, che ringrazia. L’Unione non ci sta: «Sarebbe una violazione». Londra: «Obblighi da rispettare». Dall’Italia Matteo Salvini applaude Budapest. Giorgia Meloni: «Motivazioni da approfondire».Il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e dell’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità ha inevitabilmente scatenato un forte dibattito. In Italia ci ha pensato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a rimettere ordine e a indicare la linea del governo italiano. «Approfondirò in questi giorni le motivazioni che hanno portato alla sentenza della Corte penale internazionale. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica», aggiunge lasciando intendere che potrebbero esserci dei dubbi circa l’obiettività della sentenza. Ad ogni modo per il premier non ha senso correre verso decisioni affrettate: «La presidenza italiana del G7 intende porre il tema all’ordine del giorno della prossima ministeriale Esteri che si terrà a Fiuggi dal 25 al 26 novembre». Infine tira la linea: «Un punto resta fermo per questo governo: non ci può essere una equivalenza tra le responsabilità dello Stato di Israele e l’organizzazione terroristica Hamas». Sulla stessa posizione anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che il giorno prima aveva detto: «Ritengo sia una sentenza sbagliata, che ha messo sullo stesso piano il presidente israeliano e il ministro della Difesa israeliano con il capo degli attentatori, quello che ha organizzato e guidato l’attentato vergognoso che ha massacrato donne, uomini, bambine e rapito persone a Israele, che è quello da cui è partita la guerra. Sono due cose completamente diverse». E poi nel merito: «Non penso che la Corte penale internazionale dovesse intervenire con questa sentenza a tre. Ciò detto, se arrivassero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale». Anche il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, resta convinto che la Corte penale internazionale debba svolgere un ruolo giuridico e non politico e ha chiarito: «Esamineremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte a fare questa scelta. Lunedì a Fiuggi comincerà il G7 dei ministri degli Esteri e prenderemo le decisioni insieme ai nostri alleati». Le opposizioni colgono l’occasione per soffiare sul fuoco e accusano il governo di contraddirsi da solo. «Un atteggiamento vigliacco da parte del governo», il commento di Giuseppe Conte, presidente M5s. Alleanza Verdi e Sinistra si è detta pronta a depositare una mozione in Parlamento per impegnare il governo al pieno rispetto delle convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia e quindi alla sollecita attuazione delle decisioni della Cpi», hanno annunciato Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.Più cauto Davide Faraone di Italia viva per cui non è «corretto mettere sullo stesso piano i terroristi di Hamas e un governo democratico come quello di Israele». Per la dem Pina Picierno «le prescrizioni degli organi giurisdizionali si rispettano sempre, a maggior ragione quelle della Corte penale internazionale» ma, aggiunge, «non si possono mettere sullo stesso piano le responsabilità del conflitto, e la condotta di Israele, con quelle di una organizzazione terroristica come Hamas». Ad aizzare le polemiche, le parole del vicepremier Matteo Salvini che ieri in mattinata aveva commentato: «Se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto». Spiegando poi: «I criminali di guerra sono altri. Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni Paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali. Alcune uscite non mi sembra che avvicinino né la pace né l’equilibrio. Anche su questo troveremo sintesi come l’abbiamo sempre trovata». La linea del vicepremier si avvicina d’altro canto a quella del gruppo dei Patrioti: «Ci sono molti dittatori e criminali di guerra nel mondo e noi crediamo che, in questo caso, ci sia una motivazione politica». Posizione espressa dopo le dichiarazioni del premier ungherese Viktor Orbán, attualmente alla guida del Consiglio Ue che alla Corte ha dato una risposta durissima: «Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione», il suo commento. «Inviterò il premier israeliano a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la decisione della Cpi non avrà alcun effetto». Una decisione che Orbán definisce «cinica» denunciandola come «un’interferenza in un conflitto in corso con fini politici». Parole apprezzate da Gerusalemme, che ringrazia, ma che si discostano da quelle dell’Alto rappresentate per la politica estera, Josep Borrell, che ha sottolineato come i mandati d’arresto siano «vincolanti» e che non si tratta di una decisione politica. Berlino come Roma: «Esamineremo coscienziosamente i passi da compiere». La Commissione, in serata, ha poi ufficialmente rammentato agli Stati membri che hanno l’obbligo di rispettare le prescrizioni della Corte. «L’Unione europea rispetta la sua indipendenza e la sua imparzialità», ha detto un portavoce. In Europa, ma fuori dall’Unione, anche Londra ha chiarito che il premier israeliano verrà arrestato se farà ingresso sul suolo britannico. Un portavoce del premier Keir Starmer ha spiegato che l’esecutivo britannico adempierà «ai suoi obblighi legali».
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