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2022-07-10
Operaestate Festival Veneto: arte, danza, musica e teatro
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Un Festival diffuso sul territorio veneto, a Vicenza, Padova e Treviso, con fulcro a Bassano del Grappa e l’intento di valorizzare l’immenso patrimonio artistico della regione, trasformando in spazi scenici anche i luoghi più impensati. Una storia, quella di Operaestate, che inizia nel 1980 a Rossano Veneto come stagione lirica estiva e che poi, anno dopo anno, si amplia, si articola, si rinnova, sino a diventare un evento di rilevanza nazionale. E anche oltre, vista l’importanza degli artisti che per tre mesi (dall’11 luglio al 25 settembre) si alterneranno sui numerosi palcoscenici, di giorno e sotto le stelle, location particolarmente suggestiva in estate.
Una manifestazione multidisciplinare, un perfetto mix di teatro, danza, musica, cinema e poesia, in cui spesso il pubblico è coinvolto in prima persona, passando da spettatore a protagonista, interagendo ed instaurando una sorta di « relazione» con gli artisti professionisti, siano essi danzatori o musicisti. E sono proprio le
«relazioni» il
fil rouge dell’edizione 2022 di Operaestate, relazioni intese sia come il sunto della storia del festival, fatta di legami e di collaborazioni coltivate nel tempo e continuamente rinnovate, sia come la direzione intrapresa negli ultimi anni, che si concentra sulle connessioni e gli incroci tra ambiti diversi, tra cultura, ambiente e territorio.
Per fare un esempio «pratico» e calzante di quanto teorizzato sopra, è totalmente in relazione con il patrimonio artistico il programma di danza 2022, tutto dedicato all’opera di Antonio Canova e al suo rapporto con l’arte della danza. Trattasi di un percorso ideale nato in occasione del bicentenario del divino scultore (che cade proprio quest’anno), scaturito dalla ricerca sulle opere, i diari e gli album custoditi nei Musei bassanesi e che Operaestate porta nella città, materializzato nelle creazioni e nei corpi di danzatrici, danzatori e di cittadini, coinvolti in processi creativi immersivi. A riflettere sull’opera canoviana con suggestive performance, grandi compagnie italiane e internazionali, mentre numerosi sono i processi creativi che coinvolgono il pubblico: uno su tutti, le camminate coreografiche del giovane gruppo di artisti Base9, alla scoperta dei luoghi canoviani bassanesi.
Anche il teatro mette in primo piano il tema delle relazioni, indagate nella loro connessione con i temi del patrimonio, degli ecosistemi, dell’inclusione e del benessere. E se la scultura di Canova ispira la danza, le opere letterarie di Luigi Meneghello, Andrea Zanzotto e Pierpaolo Pasolini ( anche per loro il 2022 è anno di anniversari e celebrazioni) sono fonte di ispirazione per più di una pièce: ben tre le produzioni dedicate al centenario dello scrittore e partigiano Luigi Meneghello (Liberaci dal male; Non è stato un viaggio per mare; L’Apprendista, il Veneto e i veneti raccontati da Luigi Meneghello) mentre sono Mario Brunello e Guido Barbieri ad omaggiare Pierpaolo Pasolini nello spettacolo Vorrei essere scrittore di musica. Bach e Pasolini, in scena al Teatro al Castello Tito Gobbi di Bassano del Grappa.
Si ispira poi alla grande tradizione classica, ma con una finestra aperta alle novità e ai giovani talenti, senza dimenticare il jazz, il fitto programma di musica e opera: tra gli appuntamenti da non perdere, il jazz del Saverio Tasca Vibes Trio, il giovane violinista Giuseppe Gibboni, vincitore nel 2021 del «Premio Paganini» (che da 24 anni non veniva assegnato a un musicista italiano) e il progetto Terre Graffiate, con i concerti ambientati nei maestosi scenari del Monte Grappa, proclamato nel 2021 Riserva della Biosfera MAB (Man and Biosphere) Unesco.
Attesissimo dai frequentatori abituali (e non solo) di Operaestate il circo contemporaneo, novità di quest’anno: a preannunciarsi davvero straordinario lo spettacolo L’Uomo Calamita, mix di illusionismo, musica e letteratura scritto e diretto da Giacomo Costantini, performer, regista e drammaturgo multidisciplinare, considerato uno dei pionieri del circo contemporaneo in Italia.
A chiusura di questa carrellata di eventi non si può non ricordare B.Motion, la parte del festival interamente dedicata ai linguaggi moderni e agli artisti emergenti, che terranno banco per tutto il mese di agosto: declinata in tre sezioni (danza, teatro e musica), B.Motion offre al pubblico ben 46 appuntamenti, tutti ad «alto tasso di contemporaneità».
Una manifestazione, Operaestate, davvero unica nel suo genere, pensata per il territorio, sul territorio e fruibile davvero da tutti. Pubblico dei più piccoli e famiglie comprese.
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A Bassano del Grappa e in molti comuni della Pedemontana veneta, in scena da luglio a settembre oltre 130 appuntamenti di musica, danza, cinema e teatro, anima di un festival giunto quest’anno alla sua 42esima edizione. Un programma ricchissimo, che ha come filo conduttore il tema delle relazioni e il Circo contemporaneo come nuova proposta.Un Festival diffuso sul territorio veneto, a Vicenza, Padova e Treviso, con fulcro a Bassano del Grappa e l’intento di valorizzare l’immenso patrimonio artistico della regione, trasformando in spazi scenici anche i luoghi più impensati. Una storia, quella di Operaestate, che inizia nel 1980 a Rossano Veneto come stagione lirica estiva e che poi, anno dopo anno, si amplia, si articola, si rinnova, sino a diventare un evento di rilevanza nazionale. E anche oltre, vista l’importanza degli artisti che per tre mesi (dall’11 luglio al 25 settembre) si alterneranno sui numerosi palcoscenici, di giorno e sotto le stelle, location particolarmente suggestiva in estate. Una manifestazione multidisciplinare, un perfetto mix di teatro, danza, musica, cinema e poesia, in cui spesso il pubblico è coinvolto in prima persona, passando da spettatore a protagonista, interagendo ed instaurando una sorta di « relazione» con gli artisti professionisti, siano essi danzatori o musicisti. E sono proprio le «relazioni» il fil rouge dell’edizione 2022 di Operaestate, relazioni intese sia come il sunto della storia del festival, fatta di legami e di collaborazioni coltivate nel tempo e continuamente rinnovate, sia come la direzione intrapresa negli ultimi anni, che si concentra sulle connessioni e gli incroci tra ambiti diversi, tra cultura, ambiente e territorio. Per fare un esempio «pratico» e calzante di quanto teorizzato sopra, è totalmente in relazione con il patrimonio artistico il programma di danza 2022, tutto dedicato all’opera di Antonio Canova e al suo rapporto con l’arte della danza. Trattasi di un percorso ideale nato in occasione del bicentenario del divino scultore (che cade proprio quest’anno), scaturito dalla ricerca sulle opere, i diari e gli album custoditi nei Musei bassanesi e che Operaestate porta nella città, materializzato nelle creazioni e nei corpi di danzatrici, danzatori e di cittadini, coinvolti in processi creativi immersivi. A riflettere sull’opera canoviana con suggestive performance, grandi compagnie italiane e internazionali, mentre numerosi sono i processi creativi che coinvolgono il pubblico: uno su tutti, le camminate coreografiche del giovane gruppo di artisti Base9, alla scoperta dei luoghi canoviani bassanesi.Anche il teatro mette in primo piano il tema delle relazioni, indagate nella loro connessione con i temi del patrimonio, degli ecosistemi, dell’inclusione e del benessere. E se la scultura di Canova ispira la danza, le opere letterarie di Luigi Meneghello, Andrea Zanzotto e Pierpaolo Pasolini ( anche per loro il 2022 è anno di anniversari e celebrazioni) sono fonte di ispirazione per più di una pièce: ben tre le produzioni dedicate al centenario dello scrittore e partigiano Luigi Meneghello (Liberaci dal male; Non è stato un viaggio per mare; L’Apprendista, il Veneto e i veneti raccontati da Luigi Meneghello) mentre sono Mario Brunello e Guido Barbieri ad omaggiare Pierpaolo Pasolini nello spettacolo Vorrei essere scrittore di musica. Bach e Pasolini, in scena al Teatro al Castello Tito Gobbi di Bassano del Grappa.Si ispira poi alla grande tradizione classica, ma con una finestra aperta alle novità e ai giovani talenti, senza dimenticare il jazz, il fitto programma di musica e opera: tra gli appuntamenti da non perdere, il jazz del Saverio Tasca Vibes Trio, il giovane violinista Giuseppe Gibboni, vincitore nel 2021 del «Premio Paganini» (che da 24 anni non veniva assegnato a un musicista italiano) e il progetto Terre Graffiate, con i concerti ambientati nei maestosi scenari del Monte Grappa, proclamato nel 2021 Riserva della Biosfera MAB (Man and Biosphere) Unesco.Attesissimo dai frequentatori abituali (e non solo) di Operaestate il circo contemporaneo, novità di quest’anno: a preannunciarsi davvero straordinario lo spettacolo L’Uomo Calamita, mix di illusionismo, musica e letteratura scritto e diretto da Giacomo Costantini, performer, regista e drammaturgo multidisciplinare, considerato uno dei pionieri del circo contemporaneo in Italia.A chiusura di questa carrellata di eventi non si può non ricordare B.Motion, la parte del festival interamente dedicata ai linguaggi moderni e agli artisti emergenti, che terranno banco per tutto il mese di agosto: declinata in tre sezioni (danza, teatro e musica), B.Motion offre al pubblico ben 46 appuntamenti, tutti ad «alto tasso di contemporaneità».Una manifestazione, Operaestate, davvero unica nel suo genere, pensata per il territorio, sul territorio e fruibile davvero da tutti. Pubblico dei più piccoli e famiglie comprese.
Kennedy Jr (Ansa)
D’ora in avanti, le donne che risultano negative al test per l’epatite B potranno decidere, consultando il proprio medico, se vaccinare o no alla nascita il proprio bambino. I membri che hanno votato a favore delle nuove raccomandazioni hanno sostenuto che il rischio di contrarre il virus è basso, e che i vaccini dovrebbero essere personalizzati.
Il gruppo di lavoro dell’Acip, rinnovato dallo scorso giugno dal segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. ha suggerito di attendere almeno i 2 mesi di età per la prima dose. La vaccinazione continuerà a essere somministrata ai neonati di madri che risultano positive, o il cui stato di salute è sconosciuto. Il direttore facente funzioni dei Cdc, Jim O’Neill, ora dovrà decidere se adottare o meno queste raccomandazioni.
La commissione ha inoltre votato a favore della consultazione dei genitori con gli operatori sanitari, per sottoporre i figli a test sulla ricerca degli anticorpi contro l’epatite B prima di decidere se sia necessario somministrare altre dosi del vaccino. Attualmente, dopo la prima i bambini ricevono la seconda a 1-2 mesi di età e la terza tra i 6 e i 18 mesi.
Kennedy ha già limitato l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e raccomandato che i neonati vengano vaccinati separatamente contro la varicella. Susan Kressly, presidente dell’American academy of pediatrics, ha affermato che il cambiamento apportato dall’Acip renderà i bambini americani meno sicuri. «Esorto i genitori a parlare con il pediatra e a vaccinarsi contro l’epatite B alla nascita, indipendentemente dallo stato di salute della madre», è stato il suo appello.
Il presidente Donald Trump, invece, ha commentato soddisfatto l’esito della votazione. Con un post su Truth, venerdì sera aveva definito «un’ottima decisione porre fine alla raccomandazione sul vaccino contro l’epatite B per i neonati, la stragrande maggioranza dei quali non corre alcun rischio di contrarre una malattia che si trasmette principalmente per via sessuale o tramite aghi infetti. Il calendario vaccinale infantile americano richiedeva da tempo 72 “iniezioni” per bambini perfettamente sani, molto più di qualsiasi altro Paese al mondo e molto più del necessario. In effetti, è ridicolo! Molti genitori e scienziati hanno messo in dubbio, così come me, l’efficacia di questo “programma”».
Trump ha poi annunciato di avere appena firmato «un memorandum presidenziale che ordina al dipartimento della Salute e dei Servizi Umani di “accelerare” una valutazione completa dei calendari vaccinali di altri Paesi del mondo e di allineare meglio quello statunitense, in modo che sia finalmente radicato nel Gold Standard della scienza e del buon senso», ha concluso il presidente.
Prima del voto, questa settimana dodici ex dirigenti della Fda avevano contestato sul The New England journal of medicine la proposta di revisione delle approvazioni dei vaccini da parte dell’agenzia, sostenendo che i cambiamenti minacciano gli standard basati sulle prove, indeboliscono le pratiche di immunobridging (strategia scientifica e normativa che confronta i marcatori della risposta immunitaria indotti da un vaccino in diverse situazioni per stimare l’efficacia del vaccino) e rischiano di erodere la fiducia del pubblico.
A proposito della nota interna di Vinay Prasad, direttore della divisione vaccini della Food and drug administration (Fda), che dieci giorni ha sostenuto che «non meno di 10» dei 96 decessi infantili segnalati tra il 2021 e il 2024 al Vaers, il sistema federale di segnalazione degli eventi avversi da vaccino, erano «correlati» alle somministrazioni di dosi contro il Covid, i dodici si affannano a criticarla. «Prove sostanziali dimostrano che la vaccinazione può ridurre il rischio di malattie gravi e di ospedalizzazione in molti bambini e adolescenti», dichiarano. Dati che non risultano confermati da nessuno studio o revisione paritaria.
Sul continuo attacco alle scelte operate nel campo delle vaccinazioni dalla nuova amministrazione americana interviene il professor Francesco Cetta, ordinario di Chirurgia e docente di Intelligenza artificiale umanizzata presso lo Iassp (Istituto di alti studi strategici e politici). «Trump non è contro la scienza, come urla ad alta voce la sinistra nostrana», commenta. «Al contrario, pragmaticamente, per i problemi che non conosce, ha insediato nuove commissioni indipendenti di esperti, in grado di acclarare in tempi brevi, per quanto possibile, la verità su due argomenti particolarmente sensibili come le vaccinazioni e gli effetti dei cambiamenti climatici. E su che cosa si può fare in concreto per controllarli. Con quali costi e benefici per la comunità».
Il professore aggiunge: «Bisogna evitare le terapie a tappeto, indistintamente uguali per tutti, ma adattare ad ogni malato il suo trattamento come un “abito su misura”. In particolare, per alcune categorie come i bambini e le donne in gravidanza, bisogna valutare con attenzione vantaggi e svantaggi della somministrazione di ogni farmaco, incluso i vaccini, che determinano una perturbazione delle difese immunitarie individuali».
Considerazioni che dovrebbero essere fatte anche dal nostro ministero della Salute e dalle varie associazioni mediche che non ammettono revisioni dei metodi vaccinali.
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Giorgia Meloni (Imagoeconomica)
L’attuale governo sta mostrando la consapevolezza di dover sostenere, con una politica estera molto attiva sul piano globale, il modello economico italiano basato sull’export che è messo a rischio - gestibile, ma comunque problematico per parecchi settori sul piano dei margini finanziari - dai dazi statunitensi, dalla crisi autoinflitta per irrealismo ambientalista ed eccessi burocratici dell’Ue, dai costi eccessivi dell’energia e, in generale, dal cambio di mondo in atto senza dimenticare la crisi demografica. Vedremo dopo le soluzioni interne, ma qui va sottolineato che l’Italia non può trasformare il proprio modello economico dipendente dall’export senza perdere ricchezza. La consapevolezza di questo punto è provata dalla riforma del ministero degli Esteri: accanto alla Direzione politica, verrà creata nel prossimo gennaio una Direzione economica con la missione di sostenere l’internazionalizzazione e l’export delle imprese italiane in tutto il mondo. Non è una novità totale, ma mostra una concentrazione di risorse e capacità geoeconomiche e geopolitiche finalmente adeguate alla missione di un’Italia globale, per inciso titolo del mio libro pubblicato nell’autunno 2023 (Rubbettino editore). Con quale meccanismo di moltiplicazione del potere negoziale italiano? Tradizionalmente, via la duplice convergenza con Ue e Stati Uniti pur sempre più complicata, ma con più autonomia per siglare partenariati bilaterali strategici di cooperazione economica-industriale (i trattati doganali sono competenza dell’Ue, condizione necessaria per un mercato unico europeo essenziale per l’Italia) a livello mondiale.
E con un metodo al momento solo italiano: partenariati bilaterali con reciproco vantaggio, cioè non asimmetrici. Con priorità l’Africa (al momento, 14 nazioni) ed il progetto di «Via del cotone» (Imec) tra Indo-Pacifico, Mediterraneo ed Atlantico settentrionale via penisola arabica. La nuova (in realtà vecchia perché elaborata dal Partito repubblicano nel 2000) dottrina di sicurezza nazionale statunitense è di ostacolo ad un Italia globale? No, perché, pur essendo divergente con l’Ue, non lo è con le singole nazioni europee, con qualche eccezione. Soprattutto, le chiama a un maggiore attivismo per la loro sicurezza, lasciando di fatto in cambio spazio geopolitico. Come potrà Roma usarlo? Aumentando i suoi bilaterali strategici e approfondendoli con Giappone, India, nazioni arabe sunnite, Asia centrale (rilevante l’accordo con la Mongolia se riuscisse) ecc. Quale nuovo sforzo? Necessariamente integrare una politica mercantilista con i requisiti di schieramento geopolitico. E con un riarmo non solo concentrato contro la minaccia russa, ma mirato a novità tecnologiche utili per scambiare strumenti di sicurezza con partner compatibili. Ovviamente è oggetto di studio, ma l’Italia ha il potenziale per farlo via progetti condivisi con America, europei e giapponesi nonché capacità proprie. Considerazione che ci porta a valutare la modernizzazione interna dell’Italia perché c’è una relazione stretta tra potenziale esterno e interno.
Obiettivi interni
La priorità è ridurre il costo del debito pubblico per aumentare lo spazio di bilancio utile per investimenti e detassazione stimolativi. Ciò implica la sostituzione del Pnrr, che finirà nel 2026, con un programma nazionale stimolativo (non condizionato dall’esterno) di dedebitazione: valorizzare e cedere dai 250 a 150 miliardi di patrimonio statale disponibile, forse di più (sui 600-700 teorici) in 15 anni. Se ben strutturata, tale operazione «patrimonio pubblico contro debito» potrà dare benefici anticipativi via aumento del voto di affidabilità del debito italiano riducendone il costo di servizio che oggi è di 80-90 miliardi anno. Già tale costo è stato un po’ ridotto dal giusto rigore della politica di bilancio per il 2026. Con il nuovo programma qui ipotizzato, da avviare nel 2027 per sua complessità, lo sarà molto di più dando all’Italia più risorse per spesa sociale, di investimenti competitivi e minori tasse.
Stimo dai 10 ai 18 miliardi anno di risparmio sul costo del debito e un aumento di investimenti esteri in Italia perché con voto di affidabilità (rating) crescente. Senza tale programma, l’Italia sarebbe condizionabile dalla concorrenza intraeuropea e senza i soldi sufficienti per la politica globale detta sopra. Ci sono tante altre priorità tecniche sia per invertire più decisamente il lento declino economico dell’Italia, causato da governi di sinistra e/o dissipativi, sia per rendere più globalmente competitiva l’economia italiana. Ma sono fattibili via un nuovo clima di cultura politica che crei fiducia ed ottimismo sul potenziale globale dell’Italia. Come? Più ordine interno, investimenti sulla qualificazione cognitiva di massa, sulla rivoluzione tecnologica, in sintesi su un’Italia futurizzante. L’obiettivo è attrarre più capitale e competenze dall’estero, comunicando credibilmente al mondo che l’Italia è terra di libertà, sicurezza, opportunità e progresso. Non può farlo solo la politica, ma ci vuole il contributo dei privati entro un concetto di «nazione attiva», aperta al mondo e non chiusa. Ritroviamo il vento, gli oceani.
www.carlopelanda.com
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Lando Norris (Getty Images)
Nell’ultimo GP stagionale di Abu Dhabi, Lando Norris si laurea campione del mondo per la prima volta grazie al terzo posto sul circuito di Yas Marina. Nonostante la vittoria in gara, Max Verstappen non riesce a difendere il titolo, interrompendo il suo ciclo di quattro mondiali consecutivi.
Lando Norris è campione del mondo. Dopo quattro anni di dominio incontrastato di Max Verstappen, il pilota britannico centra il titolo iridato al termine di una stagione in cui ha saputo coniugare costanza, precisione e lucidità nei momenti decisivi. La vittoria ad Abu Dhabi, conquistata con una gara solida e senza errori, suggella un percorso iniziato con un Mondiale che sembrava già scritto a favore dell’olandese.
La stagione ha visto Norris prendere il comando delle operazioni già nelle prime gare, approfittando di alcuni passaggi a vuoto di Verstappen e di una gestione impeccabile del suo team. Il britannico ha messo in mostra una costanza rara, evitando rischi inutili e capitalizzando ogni occasione: punti preziosi accumulati gara dopo gara che hanno costruito un vantaggio psicologico e tecnico difficile da colmare per chiunque, ma non per Verstappen, che nelle ultime gare ha tentato il tutto per tutto per costruirsi una chance di rimonta. Una rimonta sfumata per appena due punti, visto che il pilota della McLaren ha chiuso il Mondiale a quota 423 punti, davanti ai 421 del rivale della RedBull e che se avessero chiuso a pari punti il titolo sarebbe andato a Verstappen in virtù del numero di gran premi vinti in stagione: otto contro i sette di Norris. Inevitabile per l'olandese non pensare alla gara della scorsa settimana in Qatar, dove Norris ha recuperato proprio due punti sfruttando un errore di Kimi Antonelli all'inizio dell'ultimo giro.
La gara di Abu Dhabi ha rappresentato la sintesi perfetta della stagione di Norris: partenza accorta, gestione dei pit stop e mantenimento della concentrazione fino alla bandiera a scacchi. L’olandese, pur vincendo la corsa, non è riuscito a recuperare il distacco, confermando che i quattro anni di dominio sono stati interrotti da un talento giovane e capace di gestire la pressione del momento clou.
Alle spalle dei due contendenti, la stagione è stata amara per Ferrari e altri protagonisti attesi al vertice. Charles Leclerc e Lewis Hamilton non hanno mai realmente impensierito i leader della classifica, incapaci di inserirsi nella lotta per il titolo o di ottenere risultati significativi in gran parte del campionato. Una conferma, se ce ne fosse bisogno, delle difficoltà del Cavallino Rosso nel trovare una combinazione di macchina e strategia competitiva.
Il Mondiale 2025 si chiude quindi con un volto nuovo sul gradino più alto del podio e con alcune conferme sullo stato della Formula 1: Norris dimostra che la gestione mentale, l’attenzione ai dettagli e la capacità di evitare errori critici contano quanto la velocità pura. Verstappen, pur da vincitore di tante gare, dovrà riflettere sulle occasioni perdute, mentre la Ferrari è chiamata a ripensare, ancora una volta, strategie e sviluppo per la stagione successiva.
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