2024-01-05
La «pastorale» in realtà è il pretesto per compiacere la lobby arcobaleno
Il cardinale Victor Manuel Fernàndez (Imagoeconomica)
Il comunicato stampa del cardinale Fernández aggrava, anziché dissipare, la confusione sul testo. Il sospetto è che la sua «novità» non stia nelle distinzioni capziose, bensì nel tentativo di imporre l’ideologia omosex.Non si contano gli errori che il prefetto per la Congregazione della dottrina della fede, Víctor Manuel Fernández, sta inanellando nel tentativo di difendere Fiducia Supplicans, la Dichiarazione del Dicastero da lui guidato - e in questa faccenda trascinato - sulla benedizione delle coppie irregolari, incluse quelle omosessuali. Dichiarazione apparsa fin da subito così poco chiara e coerente da aver suscitato perplessità e financo aperte sollevazioni sia fra illustri cardinali (in primis il prefetto emerito della stessa Congregazione, il teologo Gerhard Müller) che fra i vescovi, soprattutto quelli delle «periferie» (Africa, America Latina e Oriente), i quali l’hanno criticata e respinta. Va notato che sul testo pesa a tutt’oggi anche il silenzio eloquente - che nella Chiesa notoriamente equivale a un dissenso - del clero nostrano. Per farne digerire meglio il contenuto, qualche giorno dopo la sua pubblicazione Fernández aveva dato al sito americano The Pillar un’intervista nella quale, tra un distinguo equilibrista e l’altro, attribuiva le critiche degli episcopati africani e asiatici allo scrupolo di non nuocere alle coppie omosessuali: in Paesi dove «solo perché sei gay ti mettono in prigione», aveva detto il prefetto, «probabilmente i vescovi non vogliono esporre le persone gay alla violenza».Una lettura che nessuno dei presuli interessati ha confermato e che però è stata riproposta nel comunicato stampa emesso ieri con l’intento - dinnanzi a una contestazione diffusa che non accenna a placarsi - di «aiutare a chiarire la ricezione di Fiducia Supplicans». Il comunicato, che ambienti vaticani definiscono la classica «toppa peggio del buco», però non solo non chiarisce i punti controversi (come la distinzione di lana caprina tra «coppia» e «unione» o quella tra benedizione liturgica e benedizione pastorale, come se una benedizione data dal sacerdote possa non essere di fatto un sacramentale), ma anzi presenta nuove contraddizioni e soprattutto, ribaltando la frittata, rilancia la spericolata tesi che interpreta il rifiuto esplicitato da numerosi prelati di benedire le coppie omosessuali come la volontà di tutelare l’omosessualità in Paesi dove essa è «condannata, proibita e criminalizzata». Uno dei sei punti in cui è diviso il comunicato si sofferma proprio su questo aspetto, precisando che «Se ci sono legislazioni che condannano con il carcere e in alcuni casi con la tortura e perfino con la morte il solo fatto di dichiararsi omosessuale, va da sé che sarebbe imprudente una benedizione». Se a questa visione, riproposta con misteriosa insistenza, aggiungiamo il fatto che, sia in Fiducia Supplicans che nel suo testo interpretativo, si continua a usare la parola «coppia» applicata a una situazione che il magistero precedente non ha mai considerato tale e che, nell’ambito delle coppie irregolari, in entrambi i testi si equipara quella formata da un uomo e una donna (che è secondo natura) a quella formata da due persone dello stesso sesso (che ontologicamente è chiusa alla vita), viene un serio sospetto: che «la vera novità del documento» vaticano, come recita il comunicato stampa, non sia la fumosa distinzione tra differenti tipi di benedizioni (distinte fra «liturgiche o ritualizzate» e «spontanee o pastorali») bensì la volontà di portare avanti una determinata visione ideologica cara perfino a certe lobby ecclesiali, ovvero quella omosessualista. E che il suo reale scopo sia la definitiva legittimazione delle coppie omosessuali, compiacendo così alcuni episcopati d’Europa come quello svizzero e quello tedesco. Anzi: di imporla proprio, tale legittimazione, come rivela un’altra contraddizione contenuta nel comunicato, laddove si parla di «cammino proposto» a vescovi e sacerdoti, ma al contempo se ne sottolinea l’obbligatorietà, avvertendo che «la prudenza e l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva» del nuovo corso introdotto dalla Dichiarazione. Una visione pastorale diventa insomma un ordine dottrinale, sul quale non si discute. «In fondo non si può più dire di no», ha infatti risposto qualche giorno fa l’arcivescovo di Salisburgo, monsignor Franz Lackner, alla domanda su come si dovrebbe comportare un sacerdote davanti alla richiesta di benedire coppie dello stesso sesso.Per chi non ci sta si prospetta quella «colonizzazione ideologica» in altre occasioni giustamente vituperata dalla Chiesa. E che stavolta colpisce i cattolici dall’interno.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)