2022-10-07
Odor di ’ndrangheta sulle Ffp3 di Zinga
Nicola Zingaretti (Getty Images)
Parte dei soldi anticipati dal Lazio alla Ecotech è finita nella Repubblica Ceca, a una società riconducibile a un uomo a cui il tribunale di Reggio Calabria ha sequestrato milioni di euro ritenendolo socialmente pericoloso e collegato a una cosca.Alla fine, immancabile, nella vicenda delle «mascherine di Nicola Zingaretti», compare un presunto affiliato della ’ndrangheta. Parte dei 14,7 milioni di euro anticipati dalla Regione Lazio alla Ecotech Srl di Sergio Mondin sarebbe stata dirottata alla Giosar limited di Stefania Cazzaro e da qui inviata nella Repubblica ceca alla Noleggio car Sro, società iscritta a Praga riconducibile per quanto ricostruito dalla Verità ad Antonio Pronestì, cinquantanovenne di origine calabrese (anche se è nato a Lecco) a cui il Tribunale di Reggio Calabria ha recentemente fatto sequestrare in via preventiva società con in pancia circa 6 milioni di euro. In un decreto di perquisizione indirizzato alla stessa Cazzaro e ad altri cinque, è ricordato come Pronestì (che in quell’atto non appariva come indagato) «fosse risultato collegato alla cosca di ’ndrangheta Gullace-Raso-Albanese operante nel Nord-ovest d’Italia». In realtà in un recente processo è stato assolto, ma successivamente sono intervenuti i sequestri. In più audio registrati durante le riunioni tra la Cazzaro e Mondin si parla di un misterioso «Antonio».Ma se quasi tutti gli indagati negano di conoscere la sua reale sua identità, c’è chi, come la Cazzaro, ha provato a spedire la palla in tribuna: «È una persona perbene. È un imprenditore che vive e lavora a Praga. Il cognome è Franzese». Peccato che Giovanni (e non Antonio) Franzese, l’amministratore della Noleggio car con La Verità cada totalmente dalle nuvole.Per gli inquirenti Franzese sarebbe una sorta di prestanome (in veste di amministratore di diritto) degli amministratori di fatto, Giuseppe Rendina e Donato Ferrara, entrambi «delegati a operare sui conti» della Noleggio car. Quando abbiamo contattato Franzese, ci ha risposto: «Antonio? Non lo conosco. Se vuole informazioni, cerchi Donato Ferrara, anche se non so che cosa faccia esattamente nella Noleggio car». Franzese, con noi, sostiene di sapere poco di tutta la vicenda, ma ammette di aver «prestato» il suo nome e di essersi «pentito», come avrebbe spiegato anche alla Guardia di finanza. Ferrara non è stato molto più utile: «Io sono solo un collaboratore non dipendente della Noleggio car».Alle call ascoltate dalla Verità ha partecipato anche un misterioso emissario o intermediario della Noleggio car, un sedicente avvocato di nome Ennio D’Andrea, che, però, non risulta iscritto a nessun ordine italiano.Mondin & C. hanno registrato nelle loro agende due utenze riconducibili a D’Andrea. La prima è intestata a un albanese di 41 anni che ha dichiarato di vivere in provincia di Caserta, la seconda a un pachistano di 33 anni che sarebbe residente a Napoli. D’Andrea, che utilizza telefoni intestati a cittadini extracomunitari, parla della Noleggio car come della «società di Antonio». E in un altro audio aggiunge: «La società di quel signor Antonio adesso ha dei problemi in Repubblica Ceca, perché è stata presa in carico dalla Polizia criminale».Mercoledì la partita Iva della Noleggio car risultava non valida sul sito internet della Commissione europea, come anche sul portale Kurzycz che bollava la società come «inaffidabile». La ditta nel dicembre 2020 si era proposta di offrire 79 auto di lusso a garanzia di un pagamento da 565.000 euro per lo sblocco di un carico di mascherine. In un’intercettazione la Cazzaro chiede a Pietro Dal Mas (alla guida della Traffic group che rappresenta fiscalmente la Giosar in Italia) di citare come collegamento con Mondin tale Andrea Fraccaro, ex amministratore della Traffic: «Quell’altro lascialo stare» aveva detto. «Quell’altro» era Pronestì? Cazzaro e Dal Mas sono accusati di aver riciclato e autoriciclato 3,7 milioni di euro dei 4,7 ricevuti dalla Ecotech come acconto per 5,5 milioni di Ffp3: infatti avrebbero inviato 71.000 euro su due conti intestati alla Cazzaro (71.000 euro), ma soprattutto 1,545 milioni su quelli della Noleggio car Sro (1,545 milioni) e 2,146 su quelli della Afin holding limited (2,146 milioni) con base a Londra. Il tutto tra il 18 e il 23 marzo 2020, ovvero subito l’arrivo dei soldi della Regione sui conti della Ecotech. Il rappresentante legale della Afin, Dario Ruggieri, cinquantanovenne piacentino, è a sua volta indagato per riciclaggio e, si legge nel decreto, risulta «gravato da precedenti di polizia» e ha patteggiato una condanna per bancarotta fraudolenta. L’Antiriciclaggio evidenzia che la Afin deteneva il 70 per cento delle quote della Medi test pharma Italia Srl, mentre il 10 era in mano a Luca Guzzetti, quarantaduenne geometra lecchese che ricoprirebbe, si legge nel decreto, il ruolo di «prestanome di alcuni indagati», tra cui proprio Pronestì.Nel maggio del 2022, subito dopo essere stato perquisito insieme con la Cazzaro & C., Ruggieri ha acquistato le quote di Guzzetti al prezzo nominale di 30.000 euro. La Noleggio car e la Afin hanno ricevuto i milioni dalla Giosar perché erano entrambe collegate a Pronestì? L’avvocato Stefano Toniolo nega: «Mi risulta che il mio cliente abbia conosciuto la Cazzaro tramite un avvocato e non tramite Guzzetti o questo Pronestì, che neppure conosce. Inoltre la Medi non si è mai occupata di mascherine ed è totalmente estranea al procedimento per cui è intervenuto il sequestro. Infine dopo aver appreso le notizie su Pronestì contenute nel decreto, Ruggieri ha, cautelativamente, interrotto ogni rapporto con Guzzetti».Resta il fatto che Guzzetti e Pronestì siano entrambi di Lecco e che il primo sia considerato il prestanome del secondo.Per questo ci siamo chiesti: ma il fantomatico «Antonio» della Noleggio car e il Pronestì citato nel decreto della Procura di Roma, non saranno per caso la stessa persona? La conferma di questa nostra ipotesi è arrivata da una persona in stretti rapporti con uno degli indagati: «Chi è l’Antonio della Noleggio car? Attenzione perché pare sia collegato alla ‘ndrangheta. Per cui achtung. Con questi personaggi non si sa come possa andare a finire. Posso solo dirle che è domiciliato a Campione d’Italia». Campione è la piccola enclave italiana all’interno della Svizzera ticinese e compare nel decreto perché sarebbe l’attuale residenza proprio di Pronestì. Dunque i due Antonio, entrambi di origine calabrese, risiederebbero tutti e due sul lago di Lugano. Una coincidenza che non può non far pensare che si tratti della stessa persona.Il decreto di perquisizione contiene il curriculum criminale di Pronestì. Nel documento vengono elencati i «pregiudizi di polizia», ma anche le condanne, del cinquantanovenne conosciuto da tutti con il soprannome di «Antonello»: estorsione (1978), associazione per delinquere (1989, condannato 1994), possesso ingiustificato di chiavi alterate e di grimaldelli (1989, 1992, 1994, 1996, 1998), furto di auto (1989), rapina (1993), ricettazione (1993), associazione di tipo mafioso (1993) furto (1996), oltraggio-resistenza-violenza (1996), associazione per delinquere (1996, condannato 2004), ricettazione (1997), furto (1997, condannato 2004), associazione per delinquere ricettazione (2000), falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (2015).Dunque Pronestì risulta pregiudicato per furto, tentato furto, ricettazione, associazione a delinquere e resistenza a pubblico ufficiale.L’imprenditore è stato indagato nell’ambito di un’operazione antimafia detta Alchemia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che nel 2016 ha portato all’arresto di 40 persone. Pronestì era accusato di far parte, come detto, della cosca Raso-Gullace-Albanese e avrebbe avuto il ruolo di «favorire», si leggeva nel capo di imputazione, «le attività imprenditoriali del sodalizio criminale». Secondo la Dda, infatti, sarebbe stato «a completa disposizione degli interessi della cosca». Pronestì risultava in «rapporti di parentela con Girolamo Raso “Mommo”, detto anche “il professore”». Ma nel luglio 2020 è stato assolto dal Tribunale di Palmi al termine del processo di primo grado, che si è celebrato con il rito ordinario e che ha portato a 10 condanne e a 22 assoluzioni.Successivamente la Direzione investigativa antimafia di Milano, su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria, ha eseguito il 31 gennaio 2022 e il 17 febbraio 2022 sequestri di beni nei confronti dell’imprenditore, considerato pericoloso e in rapporti con le cosche. Si tratta dell’applicazione di due diverse misure di prevenzione, una datata 21 ottobre 2021 e l’altra 28 gennaio 2022. Il sequestro comprende anche quote azionarie di otto società informatiche con sedi legali a Milano, Roma e in Canton Ticino attive nel settore delle scommesse e delle lotterie online e offline.Le società interessate avevano oltre 6 milioni di euro di capitale e nell’ultimo biennio hanno realizzato un volume di affari di oltre 15 milioni. La misura cautelare è giunta al termine di complesse indagini nei confronti dell’intero nucleo familiare dell’uomo. Quest’ultimo, nonostante l’assoluzione del 2020, è stato ritenuto socialmente pericoloso sulla base del già citato quarantennale «curriculum criminale», una carriera in cui oltre a riportare numerose condanne è stato più volte sospettato di appartenere alla ‘ndrangheta. Per motivi di particolare gravità, il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto nei suoi confronti l’applicazione provvisoria dei divieti previsti dal codice antimafia che impediscono di ottenere anche autorizzazioni al commercio. Misure probabilmente facilmente aggirabili se si pensa che i soldi sui conti della sua società ceca sarebbero arrivati mentre era sotto processo per ‘ndrangheta.