2024-03-11
«Obiettivo dei dossier è assassinare la Lega. Il mandante è politico»
Alessandro Morelli (Ansa)
Il sottosegretario Alessandro Morelli, anche lui spiato: «Si vuole condizionare il voto Le inchieste su Vannacci? A questo punto è lecito insospettirsi».«Parliamoci chiaro, siamo di fronte a un assassinio politico. Qualcuno vuole ammazzare la Lega e condizionare le consultazioni elettorali». Alessandro Morelli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e storico esponente dell’inner circle salviniano, dà voce all’indignazione leghista sul caso dossier. Ex direttore della radio di partito, Morelli non ha dubbi: «Non c’entra la libertà di stampa: qua c’è un mandante politico, e siamo solo alla punta dell’iceberg. Dietro c’è qualcosa di molto più grosso». Sbaglio o lei è uno dei tanti «dossierati»?«Sì, e personalmente non nascondo l’amarezza. Sapere che, in maniera totalmente illecita, si facciano indagini improprie su una certa parte politica, è preoccupante. Abbiamo una famiglia anche noi».Cioè?«Per fortuna mia mamma di 76 anni non legge Domani. Si agiterebbe, come del resto tutti quelli che sono stati spiati».E lei, è agitato?«Quando il sabato mattina vado al mercato con i miei figli, voglio che la gente continui a salutarmi. Essere devastati nella propria intimità è il destino di chi finisce, artatamente, nel tritacarne».Reagirà?«Uno potrebbe difendersi querelando: ma quanti anni si dovrebbe aspettare prima di avere ragione? E intanto la reputazione è stata colpita. Noi parlamentari abbiamo comunque le spalle larghe, ma le persone comuni come potrebbero sopportare un simile trattamento?».Al di là del lato umano, cosa legge in questa storia? Si indaga su un fascicolo riguardante i fondi della Lega che sarebbe stato gestito dalla Direzione Nazionale Antimafia.«È un tentativo di assassinio politico. Vogliono assassinare la Lega di Salvini. L’obiettivo è ammazzare mediaticamente una parte della rappresentanza democratica».La domanda che tutti si fanno è: chi c’è dietro?«È evidente che il mandante è politico. In sostanza, si sta configurando un attentato alla democrazia».Chi sarebbe questo mandante politico?«Occorre dargli un volto quanto prima. Intanto, teniamo presente che i personaggi spiati sono praticamente tutti del centrodestra, in buona parte leghisti. L’editore del Domani, invece, è la tessera numero uno del Pd. Come si spiega?».Dunque? Se vi fosse una regia politica, è negli ambienti Pd che andrebbe cercata?«L’area è evidentemente di sinistra, e bisogna andare fino in fondo per restringere il campo e scoprire chi si nasconde dietro questa storia. È dal 2015 che la Lega è vittima di questo sistema. Vogliamo parlare dell’Hotel Metropol, dove i giornalisti coinvolti sono gli stessi?».Si riferisce all’inchiesta dell’Espresso, all’epoca di proprietà di De Benedetti, sui presunti finanziamenti russi alla Lega. Inchiesta smontata da La Verità e archiviata in sede giudiziaria. Stesso metodo?«Da giornalista dico: evviva la libertà di stampa, evviva le inchieste. Ma quella non era un’inchiesta: era un atto politico deliberato, una panzana costruita ad arte e dichiarata tale in tribunale. Non bisogna essere 007 per capire che in tutto questo c’è qualcosa di inquietante».Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, sottolineando la mole «mostruosa» di dati carpiti, lascia intendere che certe informazioni potrebbero far gola a «soggetti esteri». Intravede questo rischio? «Parliamo spesso delle ingerenze russe o coreane, ma per adesso mi fanno paura le ingerenze italiane: non c’è forse qualcuno che vuole condizionare, con certi metodi, le prossime elezioni politiche? Io sono stato “attenzionato” due giorni prima della formazione del governo Draghi, quando non sapevo nemmeno che sarei entrato nell’esecutivo. Vi pare normale?». Ci sarebbero agganci stranieri in questa storia, o è fantapolitica? «Questo non posso saperlo. Penso però che siamo di fronte soltanto alla punta dell’iceberg. È una palla di neve che diventerà una valanga. Spero che questa valanga possa spingere a introdurre regole che possano fare ordine».Serve una riforma dell’Antimafia? «Se una pattuglia di semplici giornalisti, attraverso un finanziere infedele, riesce a mettere le mani su certi dati cruciali, tremo al pensiero di ciò che potrebbero fare entità più potenti».Sarebbe a dire?«Pensavo che la Direzione Nazionale Antimafia fosse come Fort Knox: impenetrabile. Se quella struttura è violabile da giornalisti, immaginiamo cosa potrebbero fare i servizi stranieri o la stessa criminalità organizzata».Cafiero De Raho, all’epoca dei fatti capo della Dna e oggi deputato 5 stelle, è sulla graticola. La commissione parlamentare antimafia potrebbe ascoltare la sua testimonianza. Esiste una questione di opportunità che dovrebbe spingere De Raho alle dimissioni?«Non spetta al governo decidere. Ma qualche problema rispetto alla sua gestione della procura antimafia sicuramente c’è. E De Raho deve assumersene la responsabilità».Elly Schlein chiede di fare piena luce. «È stata “costretta” a esprimere preoccupazione, ma dal quel versante mi aspettavo una presa di posizione più forte. La difesa delle istituzioni dovrebbe interessare tutta la politica, non solo il centrodestra».Si aspetta una presa di posizione forte anche da parte del presidente Mattarella?«Mi aspetto che tutte le istituzioni di garanzia si occupino di questa storia. Dal Csm, al garante della Privacy».Alla luce di queste rivelazioni, anche le inchieste contro il generale Vannacci, in odore di candidatura col vostro partito, la insospettiscono?«Spero non ci sia motivo di insospettirsi. Ma dopo questo dossieraggio, temo che ogni inchiesta giustifichi qualunque cattivo pensiero. Se non ci si può fidare della Dna, di chi mai possiamo fidarci?».Un clima, peraltro, già inasprito dalle tensioni sull’ordine pubblico, dopo i manganelli di Pisa. Benzina sul fuoco?«La situazione è desolante: da un lato una parte della classe politica che finisce “dossierata”, dall’altro i professionisti del disordine pubblico che organizzano contro-manifestazioni ai nostri danni».A cosa si riferisce?«C’è chi continua a strizzare l’occhio ai violenti, anziché stringersi intorno alle forze dell’ordine. A Milano l’altro giorno abbiamo organizzato un sit-in: sono arrivati i centri sociali a boicottarlo, esattamente come qualche mese fa in occasione della manifestazione per la pace in Palestina. Siamo in Italia o in Nicaragua?».In questa atmosfera ci avviamo verso le Europee, con Ursula von der Leyen che punta il dito contro «gli amici di Putin» che vogliono distruggere l’Europa.«L’Europa si distrugge con le politiche folli sull’agricoltura, e con il bando ai motori termici. Per il resto, Von der Leyen pensi ciò che crede. Qui di tifosi della guerra non ce n’è. Il nostro sostegno all’Ucraina si palesa nei fatti e nei voti parlamentari. Per me il problema non è né lei né il Ppe».E qual è il problema?«Il problema è evitare a tutti costi un governo europeo con i socialisti. E quelli che nel centrodestra italiano muovono critiche ai partiti “sovranisti”, sotto sotto coltivano esattamente questo obiettivo: governare con il Pse dopo le elezioni».Sta accusando i suoi colleghi di maggioranza di intelligenza con il nemico?«Non accuso nessuno: è la fotografia della situazione. Se il centrodestra europeo chiude le porte a Marine Le Pen, perde 35-40 parlamentari. Dove si andranno a recuperare questi parlamentari? Tra i socialisti, cioè nel Pd europeo».Von der Leyen annuncia una corsa agli armamenti europea, per garantire una difesa comune. È d’accordo?«L’Europa unita, è nata, nel suo spirito, per evitare guerre nel continente. Se oggi veniamo instradati verso un’ulteriore escalation, dobbiamo prendere atto che un processo storico è finito».Dunque?«Di fronte all’avvitarsi della crisi internazionale, l’Europa si è rivelata un nano politico, inerme e diviso al suo interno, come la Lega aveva previsto da tempo».Occorre aumentare le spese della Difesa, come chiede il ministro Crosetto?«Certo, a patto che le spese per la Difesa siano finalizzate alla stabilità internazionale, e a garantire la sicurezza dei nostri prodotti nel mondo».Tifa per Donald Trump?«Tifo per il buon senso. E spero che gli Stati Uniti possano ritrovare una coerenza in politica estera. Poi è un dato di fatto che, quando alla Casa Bianca c’era il tanto vituperato Trump, i rapporti internazionali erano più distesi, e di guerre non ce n’erano».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.