2021-08-21
Occhio, arriva l’obbligo di vaccino
Sergio Mattarella parla di «dovere» facendo cadere l'ipocrisia di una scelta che viene presentata come volontaria. È la dimostrazione che dietro al green pass non c'era altro obiettivo se non costringere le persone a farsi la puntura. Il diritto dei cittadini arriva dopo.«Vaccinarsi è un dovere», dice il capo dello Stato. E già dalla benedizione di Sergio Mattarella si capisce dove si vuole arrivare. Se farsi inoculare è un dovere, ne consegue che una, due o tre dosi del farmaco anti virus diventeranno presto un obbligo al quale saranno tenuti tutti gli italiani, minorenni compresi. La dichiarazione del presidente della Repubblica, pur se in contrasto con la libertà individuale, almeno ha un pregio: fa cadere l'ipocrisia di una scelta che al momento è presentata come volontaria e dimostra che dietro al green pass non c'era altro obiettivo se non costringere le persone, con le buone o con le cattive, a farsi vaccinare. Sì, vietare l'ingresso al ristorante a chi non fosse munito di certificato vaccinale non era una misura precauzionale per impedire la diffusione del Covid, ma un mezzo per indurre gli avventori a varcare la soglia della trattoria solo dopo essere passati dall'infermeria e aver ricevuto la regolare iniezione. Del resto, che questo fosse l'obiettivo a noi è stato chiaro fin dal principio. Non solo perché la doppia vaccinazione non rende immuni dal contagio, prova ne sia che in Israele - Paese tra quelli con il maggior numero di vaccinati al mondo - sono alle prese con centinaia di malati nonostante questi abbiano ricevuto entrambe le dosi. Ma anche perché le disposizioni emanate dal ministero della Salute consentono di ottenere un passaporto vaccinale anche a chi si sia sottoposto solo alla prima iniezione e non al successivo richiamo.Come ormai sanno anche i sassi, un'inoculazione serve a poco, perché il massimo della copertura contro il coronavirus si ottiene 15 giorni dopo la seconda iniezione. Ma al ministero erano convinti che complicare la vita sociale degli italiani avrebbe indotto anche i più irriducibili No Vax a sottoporsi almeno alla prima dose. Ecco dunque spiegato perché il green pass è stato reso disponibile a coloro che non avevano completato il ciclo vaccinale. Però adesso, a poche settimane dalla riapertura delle scuole e con il ritorno al lavoro di milioni di italiani, le iniziali misure di pressione per indurre alla vaccinazione non bastano più. Per cui ecco affacciarsi l'idea dell'obbligatorietà vaccinale, il «dovere» di cui parla Mattarella. In nessun altro Paese democratico si è introdotto un simile provvedimento, preferendo convincere le persone con argomentazioni scientifiche o con incentivi di vario tipo. Ma da noi, al contrario, si parla dell'obbligo con una certa libertà. Ne discutono i virologi sulle pagine dei giornali e perfino i sindacalisti, che ormai non sanno più come giustificare il loro ondivago atteggiamento, sollecitando dunque il governo a fare una legge. Siccome Landini e compagni non sanno come sostenere la linea contro il green pass in mensa ma non sui luoghi di lavoro, si augurano infatti che a togliere loro le castagne dal fuoco ci pensi il governo.Ma se il segretario della Cgil temporeggia in attesa che l'esecutivo traduca in pratica le parole del presidente della Repubblica, in Puglia si sono portati avanti con il lavoro. Visto che presto riapriranno le scuole, a Foggia l'azienda sanitaria provinciale ha chiesto l'elenco dei minorenni non vaccinati allo scopo, se ne deduce, di redigere prima dell'inizio delle lezioni le liste di proscrizione, cioè l'inventario degli alunni a cui è consentito entrare in classe e di quelli che dovranno collegarsi da casa o che saranno allocati altrove, una specie di segregazione scolastica. Nemmeno con le norme introdotte dal ministro Beatrice Lorenzin per rendere obbligatoria la vaccinazione contro il morbillo e altre malattie infettive si era arrivati a tanto. La privacy, per di più di un bambino, era stata in qualche modo garantita. Ma nel caso in questione ormai si è capito che la privacy non vale, e non serve nemmeno l'obiezione che nella maggioranza degli altri Paesi europei si sia scelto di non vaccinare i ragazzi. In Germania, quando l'equivalente del nostro Comitato tecnico scientifico ha provato a parlare di aprire alle iniezioni per i minorenni inoculandoli semi-forzosamente fuori dagli istituti, l'associazione dei pediatri ha eccepito, facendo presente che è una misura non necessaria, rispetto alla quale va salvaguardata la libertà delle famiglie. Da noi, al contrario, non solo l'inoculazione ai dodicenni è raccomandata, ma a breve, a chi non ha completato il ciclo vaccinale, probabilmente sarà impedito partecipare alle lezioni. Perché il diritto allo studio viene dopo il dovere del vaccino. Con la benedizione di Mattarella, padre della Patria e, con l'obbligo vaccinale, presto anche della Pfizer. Perché l'Italia è la culla del diritto, ma quando serve del dovere.
Jose Mourinho (Getty Images)