2023-03-26
Nuovo piano vaccini senza Speranza: lode agli obblighi e dubbiosi schedati
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci (Imagoeconomica)
Il documento allude all’imposizione della profilassi al personale sanitario e a chi lavora nella scuola. Per gli esitanti, previsti «monitoraggio continuo» (anche di fede e idee) e interventi di «incoraggiamento».Eradicare un virus, «godere di una vita libera dalle malattie prevenibili» tramite vaccinazione: chi direbbe di no? Ben venga, se lo Stato ci garantisce quegli immunizzanti che hanno rappresentato una storica conquista per il genere umano. Per raggiungere un obiettivo nobile, però, non tutti i mezzi sono moralmente e politicamente legittimi. Per questo, lasciano perplessi alcuni passaggi del nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale, che la presidenza del Consiglio ha trasmesso a Regioni, Province autonome e ministero della Salute pochi giorni fa. Il documento si appoggia ad alcuni pareri del Comitato per la bioetica, che, alla luce di quanto accaduto durante la pandemia di Covid-19, destano qualche preoccupazione. Il testo caldeggia «l’osservanza dell’obbligo a un’adeguata profilassi vaccinale da parte degli operatori sanitari e del personale impegnato nelle scuole di ogni ordine e grado e in generale nei luoghi maggiormente frequentati da bambini». Così, cristallizza un salto di qualità nella strategia di immunizzazione: le autorità stanno preparando la strada a future imposizioni? Le inoculazioni forzate non coinvolgeranno più soltanto medici e infermieri, ma, regolarmente, anche insegnanti e bidelli? Se il percorso da seguire è questo, di fatto, ci troveremmo di fronte alla prospettiva di una sistematizzazione del green pass per alcune categorie, potenzialmente sempre più estese, di lavoratori.Altrove, il faldone fa riferimento al «monitoraggio continuo dell’omessa vaccinazione (per dimenticanza o per ragioni mediche, ideologiche, religiose, psicologiche) sia complessivamente sull’intero territorio, sia a livello del singolo Comune, allo scopo», badate bene, «di identificare coloro che necessitano di essere incoraggiati verso un percorso vaccinale (compliance) e di evidenziare eventuali insufficienze nella copertura vaccinale, specialmente con riguardo ai bambini». Più avanti, si legge che tra gli obiettivi del Piano c’è quello di «attivare un sistema di monitoraggio/sorveglianza» nazione e regionale, per «acquisire […] dati sull’esitazione vaccinale con il massimo livello di granularità». A chi scorda di sottoporsi a un richiamo, può essere utile un memento dalle autorità sanitarie. E ha senso che i funzionari pubblici intervengano, con gli strumenti della persuasione, per spingere una famiglia a tutelare la salute del proprio figlio piccolo. Ma quanto è sottile la linea che separa un controllo auspicabile dalla violazione della privacy? È ragionevole mettere nello stesso calderone chi non può vaccinarsi a causa di controindicazioni e chi rifiuta le dosi consapevolmente, sia pure per motivi discutibili? Unire il «monitoraggio costante», addirittura «granulare», di idee, fede e moventi psicologici, al proposito di «identificare» i dissidenti, a quale tipo di «incoraggiamento» dovrebbe condurre? E appoggiarsi alle piattaforme social, come teorizza esplicitamente il documento, dove condurrebbe? Ci si può fidare al 100%, dopo aver appreso, dai Twitter files, che i gestori censuravano anche notizie vere, se esse potevano intaccare la narrativa agiografica sui vaccini Covid?Il Piano per il periodo 2023-2025 insiste molto sulla questione. Ed è zeppo di ambiguità. Sarà anche giusto organizzare «attività di promozione e comunicazione» per «garantire che siano in atto meccanismi comunicativi per rispondere ai dubbi della popolazione». Ma è facile confondere l’informazione con la sponsorizzazione. Se lo Stato sanitario è l’ultimo stadio dello Stato etico, ad esempio, suona allarmante il progetto di incensare «l’esempio positivo della maggior parte dei genitori che vaccinano i figli con serenità». Un conto è sottoporre i piccoli a farmaci in uso da decenni. Durante l’emergenza coronavirus, però, le titubanze di mamme e papà rispetto a un medicinale del quale non era chiaro il bilancio tra pericoli e benefici sono state trattate come abietto negazionismo.Poi, c’è il capitolo sulla farmacovigilanza. Nel testo, non si scorgono note critiche sulla mancanza di un monitoraggio - questo sì - attivo con i vaccini Covid. Tutto va bene, madama la marchesa. E si resta francamente di stucco nel leggere che, stando al documento diffuso da Palazzo Chigi, bisognerebbe «pianificare azioni di risposta comunicativa ai cosiddetti eventi vaccino correlati», con tanto di insistenza sul «rispetto della confidenzialità delle informazioni». «Predisporre messaggi uniformi» significa evitare il pasticcio che s’è generato quando sono emerse le reazioni avverse ad Astrazeneca? Oppure il sottinteso è che si deve agire da pompieri e minimizzare sempre l’impatto degli effetti collaterali dei vaccini? Sì, la trasparenza può costare cara. E l’equilibrio tra salute pubblica e autodeterminazione è sempre precario. Alla fine, il dilemma è sempre il solito: preferiamo una libertà rischiosa, o una comoda sottomissione?
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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