2023-02-09
Ecco i nuovi tetti Ue al petrolio di Mosca. Ma sono già pronte le due «scorciatoie»
Matteo Salvini: «Se aumenta il costo della benzina, tagliamo le accise». Si tratta ancora sulle sanzioni per l’esposizione dei prezzi medi.Milleproroghe al Senato: via libera da commissioni a tempi più lunghi e stralcio integrale Intesa sui balneari: mappatura delle concessioni entro cinque mesi e gare slittate al 2025.Lo speciale contiene due articoli.Il vice primo ministro russo Alexander Novak ieri ha detto che le mosse dell’Unione europea per aggiungere «deroghe» al tetto ai prezzi dei prodotti petroliferi dimostrano che il greggio russo è ancora richiesto. «Ieri abbiamo visto un’altra modifica dei regolamenti dell’Unione europea, le esenzioni», ha detto Novak all’agenzia di stampa statale Tass. «Questo sottolinea ancora una volta che i nostri prodotti petroliferi sono richiesti in Europa, ancora una volta i politici europei hanno mostrato che le loro azioni sfidano qualsiasi logica e prendono tali decisioni e pensano a come uscire da questa situazione», ha aggiunto. In effetti, pochi giorni fa c’è stata una fumata bianca sul tetto ai prezzi dei prodotti derivati dal petrolio russo da applicare ai Paesi extra-Ue.In parole povere, gli ambasciatori dei 27 Paesi dell’Unione europea hanno concordato un price cap di 100 dollari al barile sulle vendite di diesel russo e altri derivati di alta qualità e un limite di 45 dollari al barile su prodotti di bassa qualità come l’olio combustibile. In dettaglio, i nuovi tetti di prezzo che sono in vigore dal 5 febbraio consentiranno alle compagnie di navigazione e di assicurazione occidentali di continuare ad esportare petrolio russo verso i Paesi terzi (non Ue) a patto che le tariffe restino entro i due price cap concordati.In particolare, il petrolio russo può essere commercializzato in due casi, secondo quanto riferisce il Consiglio europeo. In primis, in caso di trasporto marittimo di prodotti petroliferi verso Paesi terzi. Oppure, in caso di assistenza tecnica, servizi di intermediazione, finanziamento o assistenza finanziaria relativi al trasporto marittimo di prodotti petroliferi verso Paesi terzi.«Viene in pratica legalizzata una pratica già ampiamente diffusa in cui si ha del petrolio embargato, perché dalla Russia non è possibile ritirarlo, e così passa attraverso un Paese terzo per poi essere commercializzato», dice alla Verità Alessandro Zavalloni, segretario nazionale di Fegica Cisl, federazione che riunisce i gestori di impianti carburanti.Intanto, in Italia non si placa il dibattito sulla corsa dei prezzi del carburante. Ieri, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha toccato il tema a margine della visita al cantiere della M4, insieme al sindaco Giuseppe Sala. «Contiamo che la benzina non torni sopra i due euro», ha detto. «L’accordo è che, qualora per situazioni internazionali e problemi non dipendenti dall’Italia, si arrivasse a quell’aumento, il governo interverrà (con un taglio delle accise, ndr) come è stato già fatto l’anno scorso. Adesso però siamo a 1,8 euro e conto che il 2 davanti non lo si vedrà più», ha concluso.«I dati del nostro Osservatorio ci confortano», ha aggiunto attraverso un comunicato ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al termine del tavolo carburanti al Ministero con le organizzazioni del settore. «Nell’ultima settimana in Italia non vi è stato il temuto impatto del nuovo embargo petrolifero sui prodotti russi; anzi, si è registrata una costante leggera flessione dei prezzi alla pompa. Siamo sulla strada giusta, e questo spero contribuisca ad un confronto sereno con operatori e consumatori».In realtà, spiegano da Fegica Cisl, il governo al momento non avrebbe in programma una operazione per contrastare l’ascesa dei prezzi alla pompa. «Si tratta di una affermazione di Salvini, ma non c’è nulla in programma ad oggi», evidenziano dal sindacato.D’altronde l’esecutivo Meloni aveva già reso noto che la norma che prevedeva il taglio delle accise era molto costosa e che avrebbe preferito destinare quei fondi ad altro e così ha fatto. Ieri, intanto, si è anche tenuta una riunione tra i capigruppo di maggioranza in commissione e il governo sul dl carburanti. Al centro del dibattito, c’era il nodo dei cartelli con il prezzo medio regionale, confermati dall’emendamento dell’esecutivo depositato a inizio settimana (seppure con la quotazione media nazionale per la sola rete autostradale) e contestati, in particolare da Forza Italia, che ribadendo i rilievi specifici dall’Antitrust continua a insistere sull’alternativa Qr-code.Sempre ieri, in particolare, all’incontro erano presenti i capigruppo in Commissione e il sottosegretario alle Imprese, Massimo Bitonci, che ha riferito, secondo alcuni partecipanti, gli esiti del tavolo ministeriale con i sindacati dedicato all’ammodernamento della rete della distribuzione.Oltre alla questione cartelli è stata, peraltro, non definitivamente chiusa quella relativa al tetto delle sanzioni per la mancata o non corretta esposizione dei prezzi medi. La Commissione, insomma, punta a votare i circa 70 emendamenti al provvedimento martedì prossimo, dalle 10, per arrivare in Aula il giorno dopo, 15 febbraio, con l’avvio della discussione generale (il testo deve essere esaminato anche dal Senato e va convertito in legge entro il 15 marzo).Il tema, va ricordato, era stato anche l’oggetto del recente sciopero, poi parzialmente revocato su decisione di alcune sigle sindacali.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nuovi-tetti-ue-petrolio-mosca-2659392575.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tregua-fiscale-ok-ad-ampliamento" data-post-id="2659392575" data-published-at="1675933532" data-use-pagination="False"> Tregua fiscale, ok ad ampliamento Un anno di proroga per le concessioni, e cinque mesi per la mappatura della situazione attuale. La maggioranza di governo comincia a mettere le mani su uno dei dossier più discussi della scorsa legislatura, e cioè quello riguardante le concessioni balneari, sui quali pende una sentenza del Consiglio di Stato che impone la liberalizzazione forzata del settore in ossequio alla direttiva Bolkestein, E lo fa attraverso degli emendamenti al Dl Milleproroghe, in esame nelle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato. In questo senso, si tratta solo del primo passo in vista della soluzione stabile più volte invocata dal premier Giorgia Meloni e dagli altri leader del centrodestra negli ultimi mesi hanno invocato per migliaia di famiglie impiegate da decenni nel settore, che rischiano di vedere vanificato know-how e investimenti accumulati nel tempo a beneficio verosimilmente di operatori di dimensione multinazionale e con ingenti capitali. Intanto, l’accordo di ieri è stato raggiunto dopo una riunione tra maggioranza e governo, alla fine del quale prima i relatori del decreto hanno messo a punto un emendamento che concede cinque mesi in più di tempo (quindi fino a luglio) per la mappatura delle concessioni demaniali per l’esercizio della delega prevista dal Ddl concorrenza, che sarebbe altrimenti scaduta alla fine di questo mese. Durante questo tempo sarà vietato procedere a bandi, in attesa dei decreti attuativi sul riordino della disciplina in materia che comunque dovranno essere emanati entro febbraio. Ma il fatto più rilevante è che la stessa riunione ha dato il via libera politico per il sostegno di tutta la coalizione a un emendamento di Forza Italia che rinvia di un anno la messa a gara delle concessioni balneari. Come è noto, assecondando i desiderata di Bruxelles, il governo Draghi aveva stabilito che dal primo gennaio 2024 sarebbero state rimesse a gara le gestioni dei tratti di costa italiani. Per il momento (ma in questo lasso di tempo ci dovrebbero essere sostanziali novità legislative) il countdown per le gare, dunque, è stato aggiornato al primo gennaio 2025. Numerose le dichiarazioni soddisfatte dei parlamentari di centrodestra, così come non sono mancate reazioni polemiche da parte del partito che più di ogni altro ha sostenuto e sostiene la direttiva Bolkestein e la liberalizzazione delle spiagge italiane, vale a dire il Pd. «Forza Italia», hanno dichiarato Maurizio Gasparri e Licia Ronzulli, promotori dell’emendamento sulla proroga delle concessione, «è sempre stata in prima linea nel cercare una soluzione condivisa in merito alla vicenda delle concessioni balneari. Oggi grazie ad un lavoro dei gruppi di maggioranza in Senato con il governo siamo riusciti finalmente a trovare una sintesi che permetta da un lato di prorogare le scadenze di un anno, come avevamo chiesto con il nostro emendamento approvato, dall’altro di evitare che i comuni facciano subito nuove gare in attesa che un tavolo tecnico, convocato dal governo, valuti tutti gli aspetti di questa annosa vicenda». Dal versante FdI ha fatto eco il responsabile turismo Gianluca Caramanna, che ha ricordato il «percorso di ascolto con le associazioni maggiormente rappresentative». Masticano amaro i dem, che parlano di «giochino che sa di truffa» e di «rischio di ulteriori infrazioni», ma nel provvedimento vi sono altre novità importanti. A partire da quelle fiscali: è stato infatti votato un emendamento che fornisce ai Comuni la possibilità di procedere allo stralcio totale (quindi non solo interessi e sanzioni a anche capitale) delle cartelle sotto i 1000 euro emesse tra il 2000 e il 2015. I Comuni che vogliano offrire questa possibilità ai cittadini hanno tempo fino al 31 marzo 2023 per adottare le relative delibere e pubblicarle sui loro siti istituzionali. Tra le altre misure degne di nota introdotte con gli emendamenti, la proroga fino a tutto il 2024 della possibilità di utilizzare la ricetta elettronica e la possibilità per i medici di famiglia di andare in pensione a 72 anni anziché a 70.