2024-06-08
I nuovi equilibri saranno decisivi per allentare il cappio dell’austerità
Il Patto di stabilità lascia spazi di manovra su velocità di riduzione del debito e misure da applicare. L’orientamento della Commissione determinerà se la nostra economia sopravviverà o verrà strangolata.Da fine aprile - quando il Consiglio dei ministri Ue ha formalmente approvato i due regolamenti e la direttiva in cui si articola la riforma del Patto di stabilità - è partita la gara a prevedere l’entità della stretta che dovremo applicare al nostro bilancio dal 2025.A marzo fummo tra i primi a pubblicare l’esito delle simulazioni dei servizi tecnici della Commissione, in cui si parlava di una riduzione del deficit primario strutturale di bilancio per circa 0,5/0,6 punti percentuali, prolungata per un periodo di sette anni. Tradotto in numeri assoluti stiamo parlando di circa 10/12 miliardi all’anno. Almeno fino a quando il deficit/Pil non raggiunga l’1,5%.Da allora, questa cifra rimbalza ovunque, come se fosse scolpita nelle tavole della legge. Ma così non è. Perché il potere negoziale della Commissione, da un lato, e gli equilibri all’interno del Consiglio dei ministri Ue, dall’altro, saranno due lame che incideranno nel burro di quelle regole, plasmandole secondo linee che oggi nessuno è in grado di prevedere.Da qui discende la decisiva e duplice importanza del voto di oggi e domani. La composizione dell’Europarlamento che ne scaturirà dovrà eleggere a maggioranza assoluta il presidente della Commissione indicato dal Consiglio europeo. Poi il presidente dovrà assegnare gli incarichi ai commissari indicati dagli Stati membri. L’esito di questo complesso gioco a incastro determinerà inevitabilmente vincitori e vinti e sposterà l’asse delle influenze e dei pesi specifici anche all’interno del Consiglio dei ministri. Chi sarà stato il «king maker» del presidente della Commissione, forte del consenso elettorale misurabile dai seggi conquistati a Bruxelles/Strasburgo, non potrà non continuare a far valere quel peso sia nel Consiglio europeo, a livello di capi di governo, sia nel Consiglio dei ministri, che è il co-legislatore della Ue.In quei consessi si svolgerà il complesso gioco negoziale che è alla base delle nuova governance dei bilanci pubblici degli Stati membri e che condurrà alla definizione del Piano strutturale nazionale di bilancio a medio termine. Prima negoziato con la Commissione e poi, sul modello del Pnrr, adottato dal Consiglio dei ministri. Al centro ci sarà la definizione della traiettoria di riferimento, cioè gli obiettivi annui di crescita della spesa netta e del saldo primario strutturale di bilancio (quindi al lordo degli interessi e delle componenti legate al ciclo economico o una tantum). Questi sono i due parametri al rispetto dei quali gli Stati membri saranno vincolati, con modeste possibilità di scostamento. Salvo una richiesta di revisione, qualora si verifichino circostanze oggettive che ne impediscano l’attuazione e nel caso vi sia un cambio di governo. Revisione che dovrà sempre ripassare dal Consiglio. Tali parametri consentiranno di portare su una stabile traiettoria discendente il rapporto debito/Pil e di ridurre il deficit/Pil al di sotto del 3%.La traiettoria di riferimento, fulcro di questi piani, è il risultato dell’applicazione dell’analisi di sostenibilità del debito (Dsa) da parte della Commissione, che deve assicurare che deficit e debito scendano.E se chiedessimo a dieci economisti di eseguire una Dsa, avremmo undici risultati diversi. Tali e tante sono le congetture e le stime poste alla base di tale esercizio di simulazione.Poi ci sarebbe l’altra chiave fondamentale costituita dalla lunghezza del periodo di aggiustamento (quattro o sette anni). È la differenza tra soffocare mortalmente il Paese o consentirgli di sopravvivere, seppure a fatica. Tradotto in miliardi, circa mezzo punto di riduzione del saldo primario significano ulteriori tagli per circa 10 miliardi annui.Perfino il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, nelle sue ultime considerazioni finali è arrivato ad affermare che «la recente riforma dei meccanismi di governo economico europei non ha segnato particolari progressi in queste direzioni (finanziare i beni pubblici comuni e proteggere dagli shock economici), così come non ha introdotto la necessaria semplificazione delle regole. In mancanza di avanzamenti verso una politica di bilancio comune, qualunque riforma che intervenga solo sulle politiche nazionali rischia di fare apparire le regole europee sbilanciate verso il rigore e poco attente alle esigenze dello sviluppo». Per poi aggiungere - enfatizzando l’importanza di cosa accadrà durante la concreta applicazione - che «gli effetti del nuovo impianto normativo dipenderanno da come esso sarà applicato: potrà rinvigorire l’economia europea se permetterà di coniugare la necessaria disciplina fiscale con il fine ultimo di favorire la crescita».Poi c’è anche il problema della compatibilità di queste nuove regole con la nostra Costituzione. Come autorevolmente sostenuto dalla professoressa Fiammetta Salmoni in audizione parlamentare, l’articolo 81 della Carta prevede che l’equilibrio di bilancio debba tenere conto «delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico». Ed è stata proprio la Corte costituzionale a leggere in quelle parole un principio di anticlicità del bilancio. Allora come si concilia un piano rigido con il suddetto principio? Prevarrà la Costituzione o un regolamento europeo?Da tutto quanto finora elencato, emerge con chiarezza l’enorme spazio di flessibilità e incertezza consentito dalle nuove regole, da gestire sia a livello politico sia tecnico. E, poiché non siamo più a tempi dei sorrisetti di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy e non c’è più Wolfgang Schäuble a fare la voce grossa nel Consiglio Ecofin, votare serve. Come non mai.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.