2022-04-05
È corsa a invocare nuove sanzioni ma Berlino frena l’Ue
Karl Nehammer e Olaf Scholz (Ansa)
Bruxelles studia l’embargo energetico. Tedeschi e austriaci contrari: «Danneggia pure noi». Dalla Farnesina nessun veto.La discussione su un embargo totale delle fonti di energia dalla Russia accelera davanti alle tragiche immagini di Bucha, con l’Europa che si divide tra favorevoli e contrari. Non tutti i Paesi della Ue sono disposti a dare il via libera alla «madre di tutte le sanzioni», ovvero lo stop all’importazione del gas dalla Russia, deciso fino ad ora solo da Lettonia, Lituania ed Estonia, che hanno chiuso i rubinetti di Mosca dallo scorso 1 aprile. L’argomento è sul tavolo della riunione dei ministri dell’Economia europei, in corso in Lussemburgo. «L’Unione europea», ha affermato l’Alto rappresentante della Ue per la politica estera Josep Borrell, «condanna con la massima fermezza le atrocità commesse dalle forze armate russe in una serie di città ucraine occupate, che ora sono state liberate. L’Ue continuerà a sostenere fermamente l’Ucraina e avanzerà con urgenza nell’elaborazione di ulteriori sanzioni contro la Russia». «C’è una discussione in corso», ha argomentato il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, «la Commissione europea dice sempre che per noi nessuna misura è esclusa. Quello che abbiamo tutti visto a Bucha merita una reazione ulteriore», ha aggiunto Gentiloni, «per la verità noi stavamo già preparando un ulteriore pacchetto di sanzioni e vedremo nei prossimi giorni se ci saranno le condizioni politiche per allargarlo ulteriormente. «L’ Ue», ha affermato il presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola, aprendo la plenaria a Strasburgo, «deve adottare una formula di zero dipendenza dalla Russia, anche con l’embargo energetico». Per il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, «nulla è fuori discussione. La Commissione europea sta già preparando il prossimo pacchetto di sanzioni», ha aggiunto Dombrovskis, «tutti gli Stati membri saranno in grado di decidere sui prossimi passi ambiziosi» da compiere. Stiamo analizzando le implicazioni per l’economia e valutiamo gli scenari possibili, tra i quali cosa significa per l’Eurozona se il gas russo viene tagliato per qualsiasi motivo». Oggi il tema sarà inotlre sul tavolo dell’Ecofin. Da oltreoceano, spinge per inasprire al massimo le sanzioni contro la Russia il presidente americano Joe Biden: «Quello che sta accadendo a Bucha è un crimine di guerra», ha detto Biden, spiegando che l’amministrazione Usa sta programmando nuove sanzioni contro Mosca. Durissima, anche contro l’Europa, Liz Truss, ministro degli Esteri della Gran Bretagna: «Dall’Occidente», ha attaccato ieri la Truss, in conferenza stampa congiunta a Varsavia con il collega ucraino Dmytro Kuleba, «sta ancora scorrendo denaro nella macchina da guerra di Putin e questo deve essere fermato da Bruxelles. Putin deve perdere in Ucraina e ciò significa più armi e più sanzioni. La prossima riunione ministeriale di Nato e G7», ha aggiunto la Truss, «dovrà annunciare una nuova dura ondata di sanzioni». Si registra il «no» di Berlino all’embargo totale: «Vogliamo diventare il prima possibile indipendenti dalle importazioni di energia dalla Russia», ha detto ieri il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, a margine dell’Eurogruppo in Lussemburgo «e la Germania sosterrà ulteriori sanzioni alla Russia, ma al momento non è possibile tagliare le forniture di gas. Dobbiamo fare più pressione su Putin, isolare la Russia e tagliare tutti i rapporti economici», ha aggiunto Lindner, «ma per arrivare a un embargo abbiamo bisogno di tempo, al momento dobbiamo distinguere tra petrolio, carbone e gas». Lindner ha anche sottolineato che manca l’unanimità necessaria per prendere una decisione così drastica, e ha espresso sdegno e condanna per quanto accaduto a Bucha.La posizione della Germania ha scatenato critiche durissime da parte della Polonia, mentre sulla stessa lunghezza d’onda di Berlino troviamo Vienna: «L’Austria non è a favore», ha detto il ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner, «di nuove sanzioni legate al gas. Siamo molto dipendenti dal gas russo e penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto colpiscano la Russia non sarebbero giuste. Quanto sta accadendo in Ucraina è estremamente duro, ma quando si parla di sanzioni bisogna restare freddi», ha aggiunto Brunner, «e se una sanzione ti danneggia di più dell’altra parte allora non è la direzione giusta». Dunque, si potrebbe arrivare allo stop delle importazioni da Mosca di petrolio e carbone, ma non (ancora) del gas. Lo stesso presidente francese Emmanuel Macron a France Inter ieri non ha parlato di gas: «Quello che è successo a Bucha», ha detto Macron, «richiede misure molto chiare. Ci coordineremo con i nostri partner europei, in particolare con la Germania nei prossimi giorni», ha aggiunto Macron che ha fatto riferimento a sanzioni su «carbone e petrolio». E il nostro governo? «L’Italia», ha detto ieri all’Ansa il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, «non si tirerà indietro, neanche sulla sanzione al gas russo, in particolare dopo le atrocità di Bucha. L’Italia non porrà veti su sanzioni al gas russo».
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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