2022-01-08
Nuova ondata, cilecca dei rigoristi. In Austria vacilla l’obbligo vaccinale
Nonostante i lockdown, il virus corre da Berlino all’Olanda. Vienna: «Ffp2 all’aperto».Contrastare la variante Omicron come se si trattasse delle precedenti mutazioni del coronavirus potrebbe equivalere a voler prosciugare il mare con un cucchiaino. Lo ha cominciato a far presente, seppure in modo sommesso, qualche voce dalla comunità scientifica, ma lo dicono soprattutto i numeri del contagio delle ultime settimane. Se si analizza la curva epidemica dei principali paesi europei, infatti, quello che salta agli occhi non è solamente ciò che è ormai noto a tutti, e cioè che Omicron ha una capacità di infettare estremamente più forte dei suoi predecessori, ma anche ciò che a qualcuno non è ancora apparso chiaro, vale a dire che le misure restrittive connesse alle prime ondate del virus non sono efficaci a sbarrare la strada all’ultima evoluzione del contagio.Tra chi non ha ancora analizzanto approfonditamente questi dati (o lo ha fatto ma non ne ha tratto le logiche conclusione) ci deve verosimilmente essere qualche autorevole esponente del Cts o dall’ala più dura della maggioranza di governo, visto che la strategia italiana, come ben testimoniano le norme licenziate dall’ultimo Consiglio dei ministri, resta quella di inseguire il virus, anche dopo avere preso atto che risulta impossibile anticiparlo o contenere la variante Omicron. Certo, arrivare a una conclusione di questo tipo non è facile per chi ha predicato il lockdown per i non vaccinati o il ritorno alle chiusure generalizzate a casa nostra, poiché equivarrebbe ad ammettere che i Paesi europei additati a modello virtuoso, in realtà non hanno fatto la differenza.Il caso più clamoroso, in quest’ottica, è l’Olanda, che come è noto è stato il primo Paese a tornare al lockdown duro. A fronte del quale, però, come testimoniano i numeri elaborati da Our world in data, non si è verificata quella contrazione dei contagi che tutti si aspettavano al momento della stretta. Al contrario, anche dopo il lockdown, il numero dei positivi ha continuato a far battere nuovi record assoluti, come è successo nel giorno dell’Epifania, con 24.700 contagi, cifra più alta mai raggiunta nel Paese nordeuropeo, di 110 unità maggiore del record assoluto che era stato raggiunto solo il giorno prima. Nell’ultima settimana, Omicron ha portato la media dei contagi degli olandesi ad aumentare del 50% in una settimana, mentre le ospedalizzazioni hanno fatto segnare un calo del 20% e i decessi un calo di circa la metà, a suffragare l’altro elemento fondamentale del nuovo scenario: la minore aggressività dell’ultima variante, ulteriormente depotenziata dall’azione dei vaccini. La necessità di un cambio di strategia sembra avvalorata anche da quello che sta accadendo in Austria e in Germania, gli altri due Paesi innalzati a modello da questa parte delle Alpi. Nell’Austria portabandiera del lockdown per i non vaccinati e della tolleranza zero (tanto da prevedere l’obbligo di mascherine Ffp2 anche all’aperto), dall’inizio del nuovo anno i contagi sono tornati a schizzare verso l’alto, come mostrano i dati di Worldometers, che indicano un passaggio dai poco più di 3.000 casi del 3 gennaio ai quasi 9.000 del 6 gennaio. Il tutto, anche qui, senza che il numero dei ricoveri nei reparti o in terapia intensiva abbia mandato in affanno le strutture sanitarie. Nonostante ciò, a Vienna tirano dritto addirittura di fronte ai rilievi dell’Elga, la società che gestisce le tessere sanitarie, la quale ha fatto notare che sarà impossibile rendere operativo l’obbligo vaccinale per il primo febbraio, come ha stabilito il governo, poiché vi sono intoppi nella messa a punto del registro nazionale, a partire dal quadro delle eccezioni. L’ente lamenta di non essere stato coinvolto dal legislatore e chiede tempo fino ad aprile, ma l’esecutivo è intenzionato ad andarsi a schiantare su una scadenza ormai prossima.La Germania sembra seguire la «sorella minore» su una strada miope, con una curva che, paradossalmente, aveva cominciato a piegare verso il basso prima dell’ultima stretta (decretata il 2 dicembre) ma che nei primi giorni del 2022 si sta nuovamente impennando, senza però intasare gli ospedali: le autorità sanitarie di Berlino hanno fatto sapere che, da fine dicembre si sta assistendo a un nuovo importante aumento dei casi. Due giorni fa i nuovi contagi di Covid registrati in Germania sono stati 56.335 rispetto ai 41.240 di una settimana prima. I decessi, però, sono diminuiti: 264, contro i 323 di sette giorni fa. A fugare ogni dubbio sulla irrilevanza delle misure assunte dai vari governi rispetto alla calata di Omicron, c’è infine il fatto che spesso le curve dei contagi dei Paesi più intransigenti coincidono con quelle dei «libertari», e che se si mettessero in un diagramma le date di emanazione dei decreti più restrittivi e l’andamento del contagio, si scoprirebbe che quest’ultimo continua a seguire una strada tutta sua.
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