2022-07-14
Barano sui morti per smaltire i vaccini
(Artur Widak/NurPhoto via Getty Images)
Torna la propaganda terroristica sul virus e fa leva sul numero crescente di decessi. Che però sono fasulli: come hanno spiegato bene i rianimatori, in terapia intensiva l’86% dei positivi è ricoverato per ben altre patologie. E sono quelle che risultano fatali, non il Covid.Ieri ci sono stati 106 morti «per Covid» in tutta Italia, e dai commenti che sentiamo sembra di essere tornati a inizio pandemia. Toni preoccupatissimi, quando nemmeno sappiamo la vera causa del decesso di quelle povere persone. Da due anni lo ripetiamo, e lo affermano i medici con cervello: se finiscono catalogate come morti da coronavirus solo perché ai pazienti era stato trovato positivo il tampone, non usciremo mai dall’allarme continuo, dall’emergenza anche nella normalità di contagi ormai endemici. Due giorni fa Antonino Giarratano, presidente di Siaarti, la società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, ha dichiarato che l’86% dei pazienti in terapia intensiva non è ricoverato per Covid e che solo il 5,1% dei 187, con anche il tampone positivo, ha una patologia delle prime tre ondate, «cioè sintomi polmonari o riferibili a infezione sistemica grave». L’affermazione del professore, su dati raccolti a livello nazionale e analizzati dall’Istituto superiore della Sanità, fa piazza pulita di ogni illazione. Non è vero che le rianimazioni sono piene di malati di coronavirus, così come è falso dichiarare che le persone conteggiate ogni giorno tra i morti sono decedute per colpa del virus. Infatti, se un paziente ha sintomi gravi dovuti al Covid, purtroppo deve finire in terapia intensiva, non rimane nel reparto dei contagiati. Ma se il presidente della Siaarti, professore ordinario di anestesiologia presso la scuola di medicina e chirurgia dell’Università di Palermo, fornisce il dato attuale dei ricoverati per Covid nei reparti di rianimazione di tutta Italia, ovvero che solo il 13,5% sono positivi, questo significa che ben pochi di coloro che non ce l’hanno fatta erano ricoverati per Covid. Ma allora, di quale allarme stiamo parlando? Anche Andrea Vianello, primario della fisiopatologia respiratoria a Padova, ieri sul Corriere del Veneto ha dichiarato che «i degenti Covid sono persone che entrano in ospedale per altre malattie, per esempio cardiovascolari o croniche, e al tampone di ingresso risultano anche positive al Covid. Ma non è il problema principale». Ha precisato che «la terapia intensiva di Padova attualmente ne conta tre e altrettanti la sub intensiva». Ha aggiunto che «ormai pochissimi pazienti hanno la polmonite». Ridimensiona ogni ingiustificato allarme anche Salvatore Maurizio Maggiore, docente di anestesia e rianimazione all’Università di Chieti e responsabile dell’unità operativa complessa di anestesia e rianimazione dell’ospedale Santissima Annunziata della città abruzzese. «È cambiata molto la tipologia dei ricoverati grazie ai vaccini, non vediamo polmoniti, i pazienti arrivano da noi, in genere, per altre patologie e il riscontro del virus è “occasionale”, ha sostenuto il professore. Non sono situazioni isolate, non rappresentano l’eccezione perché è lo stesso Maggiore a dire che «i ricoveri in terapia intensiva di pazienti positivi al Covid sono pochi, come confermano i colleghi anche in altre Regioni. Non abbiamo timori per il numero dei ricoveri». Non si è mostrato preoccupato il presidente degli anestesisti, che certo userebbe altri toni e comunicherebbe altri dati se davvero ci fosse emergenza. Le persone attualmente ricoverate sono «pazienti “comuni”», li ha definiti. «Cronici riacutizzati, chirurgici anche oncologici, cardiopatici, politraumatizzati e tutti quelli con sindromi acute che compromettono funzioni vitali. Il problema è che dobbiamo fare il tampone a tutti, anche a chi arriva da noi dopo un incidente stradale e con la contagiosità di Omicron 5 è chiaro che molti risultano positivi al test», ha precisato Giarratano, ricordando che «il contagiato non è un malato». In base ai numeri forniti dall’Iss, possiamo anche aggiungere che non tutti i morti del bollettino quotidiano lo sono per Covid. Probabilmente il numero è infinitesimale, ma ancora non è stata fatta chiarezza sulle cause dei decessi, elencati come fossimo con gli ospedali al collasso e i positivi al coronavirus che soffrono di sintomi gravi. Però fa gioco tornare ad allarmare i cittadini, per spingerli negli hub a fare la quarta dose e smaltire i vaccini che stanno per scadere.
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.