2024-08-03
«Il nulla è uno zero più onorevole». Le lettere di Cioran ai più grandi
Emil Cioran (Getty Images)
Esce l’epistolario del filosofo romeno, che si scriveva (tra gli altri) con Beckett, De Benoist, Jünger, Carl Schmitt, Susan Sontag ed Elie Wiesel. Pubblichiamo le missive spedite ai due giganti tedeschi.A Ernst JüngerParigi, 10 marzo 1959Caro Signor Jünger,La ringrazio per la sua lettera e per avermi inviato le sue massime ammirevoli. Ha ragione nel voler resuscitare un genere che abbiamo lasciato morire perché non si adattava a un secolo così prolisso come il nostro. Comunque, spero sinceramente che il suo gioco riesca, perché l’idea è geniale.Mi sarà impossibile per il momento farle recapitare qualche nuovo aforisma, ma se tra i vecchi dovesse trovarne alcuni che possano sembrare accettabili, potrebbe tirarli fuori dal vuoto in cui sono immersi, i miei Sillogismi sono praticamente sconosciuti, anche in Francia. Propongo come pseudonimo per il gioco: Rasinari, è il nome del villaggio in cui sono nato, nei pressi di Hermannstadt, in Transilvania (Siebenbürgen).Se dovessi incontrare Marcel Jouhandeau, gli spiegherò il suo progetto. A dire il vero, lo vedo poco, e solo nell’ambiente. Dato che lei si è occupato di Rivarol, mi permetto di inviarle un testo di mio pugno su un suo contemporaneo che lei conoscerà senza dubbio: Joseph de Maistre. Anche lui è un pensatore che si era opposto «alla tracotanza delle menti scientifiche».Attendo impaziente la sua recensione; per quanto riguarda la collaborazione, mi sento troppo incompetente e troppo frivolo.Cordialmente,***Parigi, 29 luglio 1960Caro Signor Jünger,La ringrazio per la sua lettera e per le indicazioni che mi ha dato. Comunicherò a Limes-Verlag il nome del Professor Weinert.La mia situazione è delle più paradossali, anzi delle più false: non ho più voglia di essere conosciuto, l’idea stessa di notorietà mi dà il voltastomaco, eppure, per una sequenza fatale o per languore, mi trovo costretto a compiere passi incompatibili con le mie convinzioni. Desiderare l’anonimato e correre dietro a dei traduttori! In materia di vergogna o di ridicolo, non temo nessuno.Anch’io sono stato molto felice di incontrarla a Parigi e spero di rivederla presto qui.Creda, caro Signor Jünger, al mio ricordo amichevole, ***Parigi, 20 febbraio 1974Sehr verehrter Herr Jünger,Grazie per la sua lettera, per la foto (davvero bella!) e per avermi spedito l’articolo apparso sulla FAZ. Le invio a mia volta un numero di «Contrepoint», contenente uno studio su di lei, che potrebbe già aver letto. L’aforisma di Werner Helwig: «Non so per quanto tempo farò ancora uso di me stesso», mi è entrato nel cuore.Sinceramente,E.M. Cioran***Parigi, 15 marzo 1974Sehr verehrter Herr Jünger,La ringrazio per la sua lettera e per le sue variazioni matematico-teologiche sui numeri. È una meditazione, in parte, sul nulla, questa onorevole espressione dello zero. Uno dei capitoli più accattivanti è il XXII. Ma tutto l’insieme del testo è di una densità eccezionale.L’inconveniente di essere nati, che non è stato ancora tradotto in tedesco, apparirà probabilmente il prossimo anno per le Edizioni Europa, Altmannsdorferstraße 154-156, Vienna (1232).Mi chiede qual è il mio nome. Ho rinunciato al mio. Perché averne uno? Diogene, che invidio e ammiro, ne faceva a meno…Con i miei pensieri più cordiali, ***A Carl Schmitt Parigi, 9 luglio 1950Signore,Senza dubbio sarà sorpreso di sapere che la conosco da molto tempo. Ho trascorso gli anni 1934-35 in Germania, come borsista della Humboldt-Schiftung. A Berlino, di tanto in tanto andavo all’università dove ho avuto la possibilità di ascoltarla. Poiché sono quasi completamente sprovvisto di formazione giuridica, non ho il vantaggio di conoscere tutto il suo lavoro. Ma il suo libro sul Romanticismo e quello sul concetto di politico, mi hanno appassionato. Ha un modo vivo e profondo di approcciare i problemi. Dai suoi scritti emerge un fascino, il fascino delle idee, che ritrovo nei frammenti che ha avuto la gentilezza di spedirmi. Su molti punti, mi sento molto vicino a lei. Quello che dice sul Feind mi sembra di un’importanza capitale, e l’ammiro per aver saputo raggiungere questo grado di distacco che le permette di eliminare i suoi legittimi risentimenti.Weisheit der Zelle è un capitolo che potrebbe essere stato scritto da uno stoico dell’antica Roma. Ricordo in particolare due passaggi: «Aller Betrug ist und bleibt Selbstbetrug» («Ogni inganno è e resta autoinganno») e «Aber alle Vernichtung ist nur Selbstvernichtung» (Ogni annientamento non è che autoannientamento»). Aggiungerei esclusivamente che non sono soltanto i nostri inganni e le nostre distruzioni a ritorcersi contro noi stessi, ma che tutti i nostri atti, buoni o cattivi, vanno espiati in un modo o nell’altro: così siamo necessariamente vittime del nostro operato.È curioso che le mie farneticazioni le abbiano fatto pensare a Stirner. Come lei, lo conosco dalla mia Unterprima. All’epoca avevo anche fatto una specie di dissertazione su di lui. Da allora non l’ho più riletto, e sottoscriverei il ritratto che ne fa se, in alcuni punti, non avessi paura di rassomigliargli…Quando uscirà il suo nuovo libro? Sono impaziente di leggerlo. Mi dispiacerebbe di non conoscere adeguatamente il pensiero di una delle menti più lucide del nostro tempo.La prego di accettare, Professore, tutta la mia ammirazioneE. Cioran20, rue Monsieur le Prince ***Parigi, 16 ottobre 1950Caro Signore,Sono appena tornato da un viaggio in Spagna. Prima della mia partenza avevo letto Ex Captivitate Salus; arrivato a Parigi, ho trovato Donoso Cortés che ho finito di leggere solo oggi. Le posso dire ancora una volta che sono colpito dalla somiglianza dei nostri gusti? Conosco l’importanza della sua carriera, la serietà delle sue opere, e so troppo bene che io sono un dilettante, un tuttofare. Eppure, leggendo le sue pagine su Kleist - il cui suicidio era una delle mie grandi ossessioni - mi sono sentito legato a lei dal più profondo attaccamento. Cerco di immaginare la sua passeggiata funebre a Wannsee, in quell’autunno del 1944 e tutti i pensieri che dovettero aver attraversato la sua angoscia in quel momento. Mi è facile scorgere in lei un sottofondo lirico al quale il giurista si nega; ma proprio questo rifiuto le dà la forza per affrontare i suoi pericoli e per intelligere le sue emozioni (questo controllo su me stesso sta venendo meno, la mia resistenza ha scelto di lanciarmi nell’isteria). Non so se mi sarà possibile procurarmi l’opera di Donoso Cortés. Nell’attesa, leggerò sicuramente Tocqueville. Tutto ciò che dice a riguardo mi attrae e mi incuriosisce. Aggiungerei che Joseph de Maistre è uno degli autori che ho frequentato di più. Quando ero ancora molto giovane, Del Papa mi ha affascinato, e in seguito ho letto più volte Le serate di San Pietroburgo e le sue Considerazioni sulla Francia. Passerò i suoi libri ad alcuni amici esperti. Non solo sarebbe auspicabile, ma anche necessario che apparissero in francese. Malauguratamente la Francia è il Paese del romanzo. Sa che un saggio che si vende un po’ raramente supera le duemila copie?Ringraziandola per i suoi bei libri, la prego di accettare, caro signore, l’espressione della mia più sincera ammirazione.E. CioranP.S. Avevo dimenticato di dirle nella mia precedente lettera che sono romeno (nato a Hermannstadt) e che parlo molto di frequente di lei con il mio amico Eliade (che ha conosciuto a Lisbona durante la guerra).
Jose Mourinho (Getty Images)