
Affetto da una malattia polmonare molto seria, non ha ritenuto di correre il rischio di inocularsi il farmaco anti Covid. Ma quando è stato chiamato per l’intervento, l’hanno punito. Mettendo per iscritto la motivazione ideologica: «Sono emersi tratti paranoici».«No vaccino? Ahi, ahi, ahi, no trapianto». Parafrasando lo spot di un tour operator che diventò famoso negli anni Novanta (ci perdoni il diretto interessato per l’accostamento che non vuole certo sminuire il suo dramma, anzi), questo è quello che è capitato a un paziente veneto respinto dalla sala operatoria perché, con tutti i problemi che ha, non vuole pure inocularsi contro il Covid. La storia di Gianni Tollardo, 55 anni, bellunese di Lamon, è stata raccolta da Virginia Camerieri dell'emittente Byoblu e messa in Rete due giorni fa. Trentacinque minuti di testimonianza del pover’uomo, costretto a utilizzare ossigenoterapia ventiquattr’ore su ventiquattro e destinato ad aggravarsi, documenti ufficiali mostrati davanti alla telecamera, pareri di medici che hanno commentato la gravità di un simile rifiuto a effettuare il trapianto. Riavvolgiamo il filo. Tollardo era un operatore macchine movimento terra, nel 2015 scopre di avere una grave malattia polmonare, la fibrosi interstiziale bronchiolocentrica non certo provocata dal fumo perché non si è mai acceso una sigaretta in vita sua. La causa accertata a Torino, dice, è l’inalazione di polveri cui è stato esposto nei cantieri da quando ha iniziato, giovanissimo, a lavorare. La malattia professionale ancora non gli è stata riconosciuta, ma intanto gli viene consigliato di rivolgersi all’unità operativa di pneumologia dell’Università di Padova. «Degli ospedali avevo paura, ci andavo con frequenza solo per donare il sangue, però ho detto voglio fidarmi e ho seguito tutte le terapie che mi venivano suggerite», racconta Tollardo. Prende anche un farmaco che gli viene prescritto a base di nintedanib, autorizzato nel 2020 e con notevoli effetti collaterali, per cercare di ridurre la progressione della malattia. Non era contrario a sperimentare, però a tutto c’è un limite. Senza miglioramenti risolutivi, il trapianto diventa l’unica soluzione. Nello stesso anno era scoppiata la pandemia da Covid e tutto si blocca. L’uomo non si vaccina, malgrado abbia sempre fatto anche l’antinfluenzale. È già preoccupato per le sue condizioni fisiche, teme reazioni immunitarie spropositate, attende che negli ospedali torni la normalità assistenziale. In ogni caso, per entrare in lista d’attesa di un trapianto la vaccinazione non è obbligatoria. A febbraio di quest’anno gli dicono che non può essere ricoverato, perché non è vaccinato, vergognosa decisione presa in diverse Regioni italiane e che La Verità ha più volte denunciato. Un mese dopo, viene ricontattato perché «le regole sono cambiate», entra nel centro di eccellenza patavino dove, nel reparto di pneumologia clinica che segue anche la preparazione e il follow up dei pazienti da sottoporre a trapianto di polmone, gli fanno ogni tipo di indagine. «Dopo due settimane sono stato convocato e a parlarmi c’era solo la dottoressa Elisabetta Balestro dell’unità operativa. Senza nemmeno guardarmi, ha detto che visto che non volevo vaccinarmi non potevo subire l’intervento». Una spiegazione priva di ogni fondamento scientifico, perché prima del trapianto un paziente viene sottoposto a terapia immunosoppressiva, e come potrebbe far fare anticorpi il vaccino anti Covid senza che il sistema immunitario funzioni? «Poi sono stato contattato da un altro medico, che si è scusato per il trattamento che avevo subito», precisa il paziente, ma la sostanza non cambiava. Il 26 maggio scorso, infatti, l’equipe del trapianto polmonare di Padova invia una lettera al medico curante del signor Gianni in cui si dichiara che dagli accertamenti fatti «non si sono evidenziati danni d’organo extrapolmonare» tuttavia, durante la degenza del paziente «sono emersi dei tratti paranoici legati all’argomentazione della vaccinazione anti Covid-19». Il paziente non voleva vaccinarsi ed era contrario alle misure anti Covid e solo per questo motivo l’equipe ha ritenuto Tollardo «un soggetto non idoneo al programma trapianto di polmone nel centro di Padova». Una decisione assurda, gravissima, per nulla motivata nemmeno quando si cerca di dire che «a causa di complicanze infettive altrimenti evitabili si metterebbe a rischio la sopravvivenza del paziente stesso e del graft», ovvero dell’organo trapiantato. Secondo Francesco Oliviero, pneumologo e psichiatra, era invece importante solo la disponibilità di Tollardo al trapianto. A Byoblu ha spiegato che la copertura anticorpale del vaccino dura pochi mesi e in soggetti a rischio c’è ancora di più la necessità di valutare i possibili problemi conseguenti una vaccinazione, visto il bombardamento di immunodepressori che dovranno prendere post intervento. «Ritengo che il signor Gianni possa essere sottoposto al trapianto anche senza la vaccinazione anti Covid, che potrebbe aggravare ulteriormente il suo sistema immunitario», è la conclusione dello specialista. «Non è possibile aver fatto una simile scelta in base a motivi ideologici», sintetizza Tullio Franceschini, psicoterapeuta e psichiatra. «Con il bisogno di ossigeno che ho, non posso più lavorare e nemmeno occuparmi del mio pezzo di terra», spiega Gianni, costretto a dipendere dai bomboloni che, tramite cannula nasale, gli somministrano in continuazione dosi supplementari di 02. Tollardo non ha ancora sporto denuncia per il trattamento subito, è troppo amareggiato e preoccupato di avere poco tempo per vivere. «Non voglio il male di nessuno», sussurra con le parole rotte dalla commozione. «Voglio il bene di chi verrà dopo». Come dire, che nessun altro debba subire l’enorme ingiustizia che mi è stata fatta.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.