2022-03-22
Non tutti i ceceni stanno con Mosca. Al fronte anche i nemici di Kadyrov
(NurPhoto/NurPhoto via Getty Images)
I battaglioni islamici Sheikh Mansur e Dzhokhar Dudayev sono al fianco degli ucraini.Da settimane si parla dei miliziani arrivati dalla Cecenia per combattere al fianco dei russi contro gli ucraini, ma nessuno (o quasi) ha ricordato il fatto che ci sono moltissimi combattenti ceceni giunti in Ucraina a combattere contro le truppe di Mosca. Ma quanti sono gli uomini mandati in Ucraina dal leader ceceno Ramzan Kadyrov, il fondamentalista islamico fedele alleato di Vladimir Putin, che attraverso i suoi canali Telegram racconta giornalmente la sua personale guerra contro «i nazisti ucraini»? Inizialmente da Grozny, rasa al suolo proprio da Putin durante la seconda guerra cecena (il conflitto armato combattuto tra il 1999 e il 2009 dall’esercito della Federazione russa per riprendere il controllo dei territori conquistati dai separatisti ceceni), ne sono partiti circa 10.000, ma il loro numero è in costante aumento. Almeno secondo Kadyrov, che lunedì scorso nel corso di un video ha affermato: «Migliaia di volontari ceceni sono diretti in Ucraina». A sovraintendere le operazioni del battaglione ceceno in Ucraina c’è Apti Alaudinov, amico personale di Kadyrov, viceministro dell’Interno, noto per la sua crudeltà nel perseguire i dissidenti ceceni accusati di reati mai commessi. Nelle scorse ore i cosiddetti Kadyrovtsy -così sono chiamati i miliziani ceceni fedeli alla Russia - sarebbero (il condizionale è d’obbligo) riusciti a prendere il controllo dell’impianto siderurgico di Azovstal, che si trova sulla costa del Mar d’Azov ed è il più grande dell’areadi Mariupol, città dove i ceceni ora sparano a vista sui condomini pieni di civili, al grido di «Allahu Akbar» («Allah è grande»).Ma guai a considerare i ceceni tutti uniti dietro Kadyrov, che non manca di farsi riprendere in mimetica mentre impartisce ordini ai suoi generali. Perché questa guerra, che sta diventando sempre più sporca, è anche l’occasione per il ritorno sulla scena di quei gruppi composti da fondamentalisti islamici che odiano la Russia e il loro presidente per quanto accaduto durante le due guerre cecene. E che vogliono morto lo stesso Kadyrov, ritenuto non certo a torto un fantoccio di Mosca. Chi sono i ceceni che combattono con gli ucraini? Nella zona di Mariupol agiscono due unità nate nel 2014 dopo l’annessione della Penisola di Crimea: il battaglione Sheikh Mansur e il battaglione Dzhokhar Dudayev, entrambi guidati dal leader Adam Osmaev, che Putin ha tentato di far uccidere più volte. Si tratta di combattenti ceceni, daghestani, georgiani e non solo. Miliziani stranieri provenienti dalla regione russa del Caucaso settentrionale che hanno combattuto anche in Siria contro l’esercito regolare di Bashar Al Assad e poi con l’esercito russo che lo ha mantenuto al potere. «Il nemico del mio nemico è mio amico» è una regola che fa sì che gli islamisti ceceni anti Putin combattano fianco a fianco con i neonazisti del Battaglione Azov, che stanno facendo malissimo all’esercito russo, tanto che sarebbero responsabili della morte di almeno due dei cinque generali russi caduti al fronte. Meno conosciuto ma non certo meno efficace è Ajnad Al Kavkaz, considerato il gruppo di maggior successo in Siria arrivato dal Caucaso settentrionale e comandato dal veterano jihadista Rustam Azhiev, noto anche come Abdulhakim Al Shishani, che si trova oggi in Ucraina. Si tratta di un gruppo fondamentalista composto da ceceni, daghestani e altri combattenti della regione russa del Caucaso settentrionale e della gola di Pankishi, abitata da ceceni georgiani, che erano in Siria già nel 2012 per volere di uno dei suoi comandanti, Salahuddin Shishani. Nel 2017 l’attività del gruppo che ha sempre mantenuto la propria autonomia sia da Al Qaeda che dall’Isis e ha diminuito le proprie attività in Siria, tanto che alcuni analisti si erano convinti che Ajnad Al Kavkaz si fosse disciolto, visto che il suo emiro, Rustam Azhiev, era quasi scomparso dai radar. Si sbagliavano perché i jihadisti o li uccidi o ritornano. Sempre.