2020-08-25
Non siamo come Usa e Brasile. Purtroppo
Il ritornello del Pd: «Se al governo ci fosse stato Salvini avrebbe fatto disastri stile Trump e Bolsonaro». Ma, in rapporto alla popolazione, entrambi i Paesi hanno avuto meno morti di noi. E Washington è all'avanguardia nella ricerca di una cura.«Caro Matteo Salvini, menomale che tu e il vostro partito non governate più l'Italia o la città di Arzachena», dichiarava tre giorni fa la deputata sarda Romina Mura del Partito democratico. «Altrimenti altro che coprifuoco, saremo come il Brasile del vostro amico Bolsonaro». Ecco meno male, si sarebbe dovuto risponderle. La propaganda a reti e tipografie unificate prova maldestramente ad accreditare la tesi dell'Italia che sta «diventando giorno dopo giorno un modello anche per tutti» (Conte, 11 marzo 2020) cui segue un memorabile sketch di fine aprile in cui Giuseppi alla vigilia dell'ennesimo Dpcm dichiarava senza ridere che dall'estero «già ci stanno chiedendo una copia di questo provvedimento». Ma se l'Italia avesse avuto i numeri del Brasile cosa sarebbe accaduto? Semplicemente che avremmo avuto tremila morti in meno con il Covid dal momento che il Paese guidato da Bolsonaro ha sì registrato 114.000 morti contro i nostri 35.000 ma a fronte di una popolazione in proporzione molto più ampia. Evidenza ne è che ad oggi il Brasile conta 539 decessi per ogni milione di abitanti contro i nostri 586. La metrica corretta per valutare i danni in termini di vite umane perse con lo scoppio della pandemia evidenzia ad esempio come il paese più martoriato sia stato il Belgio con 862 suoi connazionali passati a miglior vita ogni mille abitanti. Avessimo registrato in Italia un fenomeno di tale gravità oggi avremmo quasi 52.000 morti. Quello che molti Paesi come appunto il Brasile stanno ora sperimentando è un evidente ritardo rispetto a quanto avvenuto nel nostro Paese nella crescita dei contagi. Il che è anche in buona parte spiegabile prendendo in mano un mappamondo. Il Brasile sta nell'emisfero Sud e la in questo momento è pieno inverno. Nessuna meraviglia quindi che il Paese sudamericano sia alle prese con una particolare severità nello sviluppo della curva dei contagi. Del resto, il 27 aprile, mentre Giuseppi ci diceva che dell'Italia si copiavano i decreti, i nostri quasi 200.000 casi fino ad allora registrati facevano letteralmente impallidire i 67.000 del Brasile. Tre volte in più in valore assoluto pur essendo oltre tre volte più piccoli in termini di popolazione. La prospettiva cambia e molto a seconda di quando si osserva il fenomeno. E che del resto in Italia si stia osservando una crescita dei contagi non è certo un fulmine a ciel sereno. Ieri ad esempio abbiamo registrato 953 contagi di cui un terzo derivante da test eseguiti su pazienti con sintomi mentre i rimanenti due terzi sono stati effettuati su pazienti asintomatici e che stanno una meraviglia tuttavia sottoposti a screening perché a contatto con soggetti positivi. Da settimane ricorderete si faceva un gran parlare della recrudescenza nella curva delle infezioni negli Stati Uniti. Ora non più invece. Tanto da indurre il presidente Trump a ipotizzare un rinvio delle elezioni da tenersi il prossimo 3 novembre. Ma i democratici al di la dell'Atlantico, incredibilmente uguali a quelli di qua che invece le elezioni oltre ad averle rinviate davvero vorrebbero probabilmente rinviarle un'altra volta, si opponevano cercando invece di privilegiare il voto per posta più controverso, indubbiamente più manipolabile e storicamente comunque favorevole ai dem. Del resto, le code alle urne sarebbero un pericoloso assembramento a detta dei seguaci di Biden, che quindi si riuniscono e manifestano per strada in massa per protestare contro il pericolo degli assembramenti alle urne. Meravigliosi! Nel frattempo, dopo aver avuto 546 morti ogni milione di abitanti (sempre meglio di noi, quindi), la forte risalita arrivata al picco dei 77.000 contagi di metà luglio è ora scesa intorno a 45.000. Ma l'impatto in termini di vite umane perse a causa di decessi per (o con) Covid è stato molto meno drammatico di quanto questa crescita avesse potuto lasciare immaginare. A fine luglio l'America di Trump contava 1.000 morti al giorno contro i 2.000 di aprile quando però i contagi erano la metà. In pratica all'inizio della pandemia gli Usa avevano il doppio dei morti e la metà dei contagi. Un'evidente conferma che la risposta dei medici principalmente basata sull'utilizzo dell'idrossiclorochina ha dato i frutti sperati sebbene abbia inevitabilmente finito per essere scioccamente e tristemente colorata da un punto di vista politico. Molti i Paesi che irresponsabilmente ne hanno impedito se non proibito l'utilizzo; sebbene un luminare come Harvey Risch -titolare della cattedra di epidemiologia all'università di Yale - abbia spiegato come il farmaco debba essere reso «largamente disponibile» e «immediatamente promosso» purché se ne faccia un utilizzo precoce all'inizio della malattia, in regime ambulatoriale e anche sui pazienti più a rischio come anziani con altre patologie. Ed è in questo scenario che l'Italia diventa finalmente un modello positivo da imitare anzi imitato. Domenica Trump ha infatti annunciato che gli Usa ricorreranno massicciamente alla terapia del cosiddetto plasma iperimmune estratto dal sangue dei pazienti guariti con una significativa percentuale di anticorpi; e successivamente trasfuso nei pazienti ancora alle prese con il morbo. La terapia di cui l'ospedale di Pavia sotto la guida di Giuseppe De Donno è stato pioniere mondiale. Scatenando ovviamente la ripicca dell'Oms che, utile come una forchetta sdentata per mangiare la minestra, farfuglia di «prove insufficienti». Hai capito Giuseppi? Ci copiano le terapie, non i decreti. Lascia stare, che è meglio.
Jose Mourinho (Getty Images)