2023-08-18
«Non sappiamo più come gestire gli immigrati. Accendere i riflettori sulle Ong»
Il sindaco di Ancona, Daniele Silvetti (Ansa)
Il primo cittadino di Ancona, Daniele Silvetti: «Chi paga i costi enormi delle navi degli attivisti?».In un mese, quello di agosto, tradizionalmente sonnacchioso a livello politico, si sta surriscaldando il dibattito sull’immigrazione clandestina, con le nostre spiagge prese d’assalto dai barchini. Dall’inizio dell’anno, sono già più di 100.000 i migranti che sono sbarcati sulle coste della Penisola. Ed è qui che si inserisce Stefano Bonaccini. Che, dopo aver perso la corsa alla segreteria del Pd, si vuole rilanciare vestendo i panni dello sceriffo. Con Elly Schlein sotto l’ombrellone, l’ordine di scuderia del governatore emiliano ha però mandato in cortocircuito tutta la sinistra: a pretendere di chiudere i porti, infatti, oggi sono proprio quelli che fino all’altro ieri accusavano di razzismo chiunque si opponesse all’immigrazione di massa.Nel bel mezzo di questa polemica grottesca, infervorata dalle sparate dei sindaci piddini, uno degli amministratori più lucidi è senz’altro Daniele Silvetti (Fi). Eletto primo cittadino di Ancona lo scorso maggio, il neosindaco si è subito reso conto di quello che non va nella gestione dell’emergenza migratoria. «In due mesi, nella sola città di Ancona, sono arrivati oltre 400 immigrati, di cui il 20% è composto da minori, cioè una massa critica che non riusciamo più a gestire», ha spiegato ieri Silvetti a Punto e accapo, programma condotto su Radio Radio da Francesco Borgonovo e Stefano Molinari. In effetti, ha proseguito il sindaco marchigiano, i flussi attuali «stanno mettendo sotto pressione le strutture socio-sanitarie della nostra città. Non discuto il valore dell’accoglienza e della tutela dei minori, però poi c’è il fatto tecnico, e cioè oggettive difficoltà di gestione. Ancona non ce la fa più».I problemi da affrontare, ha ribadito Silvetti, sono tanti: dalla saturazione degli spazi alla mancanza di personale, per arrivare fino al problema della sicurezza nei centri storici, che rischia di danneggiare il turismo. «Pensate che, nell’ultimo mese, abbiamo dovuto fare ben tre tavoli tecnici di pubblica sicurezza con prefetto e questore». Ecco, il problema più grande è proprio questo: di fronte a un’emergenza gestionale da affrontare con strumenti adeguati, c’è chi fa propaganda politica, perdendo di vista l’obiettivo. «Per alcuni miei colleghi», protesta Silvetti, «è più facile, perché vogliono fare una battaglia politica». In questo senso, non aiuta il comportamento dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), guidata dal sindaco di Bari, il piddino Antonio Decaro. Finora, infatti, non si è capito se l’Anci intende fermare gli sbarchi, sconfessando anni di retorica immigrazionista, oppure se vuole spillare più soldi allo Stato. «Questo è un cortocircuito», constata Silvetti, che non aiuta a trovare soluzioni percorribili: «Le difficoltà sono trasversali, inutile fare polemiche tra destra e sinistra. Per ora il governo ci ha chiesto di pazientare, ma qua noi stiamo rischiando il collasso, peraltro ad agosto, cioè il mese più critico. Il problema non sono i soldi che ci manda il governo, ma lo spazio e il personale».Al di là della gestione sul campo, tuttavia, Silvetti si rende lucidamente conto che la crisi migratoria andrebbe affrontata a monte. «Secondo me», ha dichiarato, «occorre approfondire il problema delle cosiddette Ong. Per fare un esempio, con alcuni funzionari commentavamo lo sbarco dell’Humanity 1 e ci chiedevamo chi avesse pagato i 106 pasti per una settimana di navigazione. Si tratta di un’organizzazione impressionante, una nave che costa oltre 9.000 euro al giorno di mantenimento. Io punterei gli occhi su queste organizzazioni, che poi sono i primi vettori dell’immigrazione, che peraltro hanno sicuramente dei ritorni». Infatti, ha spiegato il sindaco di Ancona, «mantenere delle navi di quella stazza, con quel tonnellaggio, con tutto quel personale, ecco io mi chiedo da dove provengano effettivamente i loro fondi. Non sono soltanto donazioni, qui c’è un circuito che ha chiaramente un certo tipo di profitto».In effetti, non è un mistero per nessuno che le Ong godano di ben determinate protezioni politiche. «Le passerelle e l’approccio propagandistico», ha specificato Silvetti, «non hanno fatto altro che alimentare questo business, portandoci all’emergenza attuale». Del resto, il cosiddetto pull factor, cioè l’«effetto calamita» esercitato dalle Ong sui migranti, è un fatto ormai acclarato, documentato perfino da Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. «Io poi li vedo questi immigrati», ha aggiunto il sindaco di Ancona: «Ieri sono arrivati senza scarpe, però avevano tute di marca, non erano denutriti, sfoggiavano tutti il cellulare. Insomma, ci sono delle evidenti contraddizioni, bisogna andare molto più a fondo in queste dinamiche».
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