2023-01-13
Non pagherà le tasse al killer dei genitori
Vittoria per il figlio della coppia massacrata nel 2007 nel Trevigiano: dopo il nostro articolo e un servizio di «Fuori dal coro», l’Agenzia delle entrate ha cancellato la cartella esattoriale per le spese di giustizia non liquidate dal ministero dell’Economia.Alla fine il nostro «rumore» è servito a qualcosa. Era il 3 gennaio scorso quando La Verità pubblicava in esclusiva un’intervista a Daniele Pelliciardi, il figlio dei coniugi massacrati brutalmente a Gorgo al Monticano, piccolo paese in provincia di Treviso, il 20 agosto 2007. E, martedì scorso, Daniele è stato ospite in prima serata della trasmissione Fuori dal Coro condotta da Mario Giordano. Durante il nostro incontro, Daniele ci aveva raccontato il suo rammarico dovuto al fatto che le cartelle esattoriali delle imposte che avrebbe dovuto pagare uno degli assassini dei genitori, dal 2019 arrivavano a lui.Ma ora, a distanza di una settimana dalla pubblicazione dell’intervista, l’Agenzia delle entrate fa marcia indietro e quasi si scusa. Nel giro di un baleno emette un provvedimento di sgravio che il legale di Pelliciardi aveva chiesto il 5 gennaio scorso. La prova che quando intervengono tv e giornali che fanno rumore e sollevano la polvere, le cose si muovono, si muovono eccome.Si muovono a una velocità che nemmeno te la immagini e quindi addio burocrazia. Addio tempi biblici. Addio estenuanti procedimenti. Addio elefantiache pratiche da compilare perché «Questa è la prassi».Se intervengono i giornali e le televisioni si deve fare in fretta per non fare brutta figura.Qualcuno a Roma, leggendo il nostro articolo e ascoltando Pelliciardi da Mario Giordano, sarà balzato dalla sedia e quindi che ci vuole: ingrana la retro ed ecco pronto un bel provvedimento di sgravio emesso in data 11 gennaio 2023. Conclusione: Daniele non dovrà più pagare le tasse di chi ha massacrato i suoi genitori. Perfino il suo legale Alessandro Romoli dice che in tanti anni non ha mai visto un errore essere riconosciuto così prontamente.La richiesta di sgravio è stata inoltrata il 5 gennaio, la risposta è arrivata mercoledì 11. Tenuto conto che in mezzo c’erano l’Epifania, un sabato e una domenica ci ha messo quarantotto ore. Veloce. Veloce.Il cortocircuito fiscale è abbastanza grottesco e quasi non ci si crede. E riguarda l’imposta di registro della sentenza con cui Pelliciardi aveva vinto il ricorso contro il ministero dell’Economia. Ma facciamo un passo indietro.Per il delitto del padre e della madre di Daniele, Guido Pelliciardi e Lucia Comin, custodi di una villa, vennero condannati a 18 anni il basista, Alin George Bogdaneanu; a 30 anni l’istigatore, Naim Stafa, con precedenti per rapina, droga e armi, che nemmeno doveva essere in Italia, e l’esecutore Artur Lleshi, poi suicidatosi in carcere, già condannato per violenza sessuale e uscito dal carcere l’anno prima grazie all’indulto.Naim Stafa, albanese, prima di massacrare i genitori di Daniele era finito in carcere con l’accusa di stupro e sequestro di persona. Stafa aveva dato nome falso e nel corso delle indagini, non si sa come, ci aveva spiegato Pelliciardi, «il suo legale era riuscito a fargli riconoscere una somma come risarcimento pari a 111.000 euro per ingiusta detenzione».L’avvocato di Daniele, dopo il massacro di Gorgo, accortosi della questione, era riuscito a bloccare l’erogazione di quei soldi all’albanese facendo un pignoramento presso il Mef e facendo traslare la somma nel conto del suo assistito. Somma che in effetti Pelliciardi incassò nel 2018 ma con cui pagò parte delle spese legali.La sentenza però, e qui viene il bello, con cui aveva ottenuto il pignoramento di questi soldi che lo Stato avrebbe dovuto elargire a uno degli assassini, prevede una imposta di registro che non venne mai pagata né da Stafa, ovviamente, e nemmeno dallo Stato. Così nel 2019 la prima cartella. E a novembre scorso la seconda di 1639 euro. Il fisco chiedeva al figlio dei coniugi massacrati di saldare le spese per la sentenza del 2016. Ossia chiedeva che Pelliciardi pagasse le tasse del killer. «Abbiamo fatto un po’ di rumore», ci dice Pelliciardi al telefono, «ma alla fine qualcosa si è mosso. L’avvocato mi ha appena avvisato che da Roma hanno mandato il provvedimento di sgravio. Quando depositi una sentenza bisogna pagare questa imposta. Di solito paga chi perde: in questo caso il ministero. Qui chi ha fatto l’operazione di registrazione doveva fare una prenotazione a debito che facesse sì che fosse lo Stato a pagare. Imposta che poi di fatto non viene pagata perché non è che il ministero paga se stesso». Una schizofrenia insomma di un sistema che trita l’acqua. Non solo lo Stato ti chiede i soldi, ma ti chiede quelli già dentro il suo portafoglio. «Errori del genere nel 2022 non te li aspetti», prosegue Pelliciardi, «spero di richiudere la ferita riaperta in questa settimana. Hanno riconosciuto il loro errore, alla fine l’importante è non dover pagare qualcosa che non spetta a me. Se qualcuno ha sbagliato pagherà ma tanto qua in Italia chi sbaglia non paga mai». Già.E lui lo sa bene. Quel risarcimento di oltre un milione di euro che spettava a lui e alla sua famiglia, non lo vedrà mai perché gli assassini sono nullatenenti. Un delitto che viene ricordato per l’orrore. «Mai visto niente di simile», dissero coloro che quella notte arrivarono sulla scena della mattanza.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson