2023-12-01
«Non ci resta che il crimine» diventa una serie e sbarca su Sky
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Giampaolo Morelli e Gianmarco Tognazzi durante il photocall di «Non ci resta che il crimine - La serie» (Ansa)
La serie tratta dall'omonima saga cinematografica, in onda su Sky Atlantic dalla prima serata di oggi, venerdì primo dicembre, è un gioco di «se» e di «ma», è l’eterno sognare i viaggi nel tempo, l’interrogarsi su come la più piccola modifica del passato possa riflettersi sul presente.«Leggerezza», «ironia»: parole usate per rendere nullo il rischio di una lettura eccessivamente politica. Non ci resta che il crimine, serie tratta dall’omonima saga cinematografica, ha avuto una sua conferenza stampa ad anticiparne il lancio. E parole precise sono state spese per chiarire quel che – da sinossi – avrebbe potuto sollevare dubbi. «Ci vuole leggerezza di questi tempi. Non ci resta che il crimine è una serie pensata perché possa aggiungersi ai titoli di light crime presenti su Sky», ha spiegato Nils Hartmann, senior vice president di Sky Studios, stressando la leggerezza, il divertimento, l’ironia sottile di una serie che sulla politca – così come diceva Italo Calvino – vuole planare dall’alto, senza macigni sul cuore. Non ci resta che il crimine, in onda su Sky Atlantic dalla prima serata di venerdì primo dicembre, è un gioco di «se» e di «ma», è l’eterno sognare i viaggi nel tempo, l’interrogarsi su come la più piccola modifica del passato possa riflettersi sul presente. Moreno (Marco Giallini), Giuseppe (Gian Marco Tognazzi) e Claudio (Giampaolo Morelli), che nella trilogia cinematografica sono saltati di qui e di là, a spasso fra gli anni Quaranta e Ottanta, hanno fatto un altro viaggio, nella serie. Sono tornati indietro, di nuovo, per far luce sul privato di Giuseppe. Il decennio, questa volta, è quello compreso fra il 1970 e il 1980. Il desiderio, semplice ed umano, riflette il bisogno di certezze: di un’identità che sia univoca, chiara, di origini che siano definite e definibili. Giuseppe lo ha scoperto per caso, attraverso una foto. Non è figlio di chi per una vita ha chiamato genitore. Un’altra donna lo ha partorito, una ragazza di nome Linda. Trovarla, capirla, conoscerla si trasforma presto in un’ossessione. Un’ossessione che lo porterà, seguito dagli amici di sempre, a catapultarsi indietro, fino agli anni Settanta, dove il suo riflesso di figlio, la decisione istintiva di salvare la madre naturale da morte certa, cambierà il corso degli eventi in maniera totalizzante. Il Golpe di Borghese, la farsa all’italiana, avrà un finale diverso e il presente di questo finale sarà figlio. Giuseppe sarà responsabile, suo malgrado, della dittatura fascista che il tempo avrà consolidato, consentendole di perdurare fino al 2023. «Abbiamo preso in esame il fallito golpe di Borghese, sviluppandolo a partire dal terzo episodio. Allora, fu preso un giro da tutti. In Italia, fu una farsa, ma in Sud America fu la fonte di ispirazione di altri golpe, golpe riusciti. Noi, in qualità di comici, ci chiediamo cosa sarebbe successo se fosse andato bene. Abbiamo pensato che potesse essere una bellissima metafora per raccontare uno spauracchio che qualcuno ancora oggi ha nel cuore: che un passo troppo a destra possa portare alla mancanza di libertà. Cosa che ora non rischiamo nel nostro Paese, ma cosa cui dobbiamo sempre stare attenti», ha spiegato Massimiliano Bruno, regista e interprete della serie. «Non abbiamo intenzione di fare politica con questa serie. Intratteniamo la gente, non pensiamo a lanciare messaggi», gli ha fatto eco Tognazzi, mentre Bruno, ancora, ha voluto raccontare la genesi narrativa dello show. «Il 1970 è il mio anno di nascita, c’erano i Mondiali in Messico allora. Vorrei tornare al giorno in cui sono nato, vedere i miei genitori, Roma, le rose color thè che mio padre regalò a mia madre. Noi scherziamo, nella serie. Al contempo, però, cerchiamo di parlare ai cinquantenni, ai sessantenni che abbiano vissuto quell’epoca e, insieme, al pubblico giovane. Quelli erano anni di fermento: il movimento studentesco lottava per valori importanti, erano gli anni della legge sul divorzio, delle battaglie per l’aborto. il ventennio successivo segnò l’annullamento totale dei risultati raggiunti in quegli anni. Oggi, sta riemergendo un sentimento popolare e dovremmo imparare dalla storia, fare in modo che questo nuovo fermento non sia ancora una volta calpestato da ideali nichilisti», ha chiuso Bruno.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.