2024-01-23
Non c’è pace in casa dei Ferragnez. Ora la Procura indaga su bambole e uova
Le inchieste per truffa salgono a tre: come rivelato dalla «Verità», pure la vendita del pupazzo Trudi nel mirino degli inquirenti.Mentre si attende che la Corte di cassazione decida sulla competenza territoriale tra Cuneo, Bari e Milano, la Procura meneghina ha aggiornato il registro delle notizie di reato. Chiara Ferragni, già indagata per l’ipotesi di truffa aggravata per il pandoro Pink Chiristmas della Balocco, è finita nei guai anche per le uova di Pasqua della Dolci Preziosi, come avevano segnalato il Codacons e Assourt, l’associazione utenti dei servizi radiotelevisivi, dopo la multa dell’Antitrust per pratica commerciale scorretta, e per la bambola Trudi, una vicenda anticipata proprio dalla Verità. Sono quindi tre gli episodi sui quali si stanno concentrando gli inquirenti. La campagna per la bambolina era stata promossa dalla Ferragni nel maggio 2019 con lo stesso schema replicato negli anni successivi per il pandoro e per le uova di Pasqua: la vendita di un prodotto per finanziare iniziative sociali, in questo caso contro il cyberbullismo e l’omofobia. La Tbs Crew srl, società dell’influencer, aveva replicato così alle notizie pubblicate dalla Verità: «I ricavi derivanti dalle vendite avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni pagate da Tbs al provider esterno che gestiva l’e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp out bullying nel luglio 2019». Aggiungendo anche: «L’impegno a favore di Stomp out bullying ha riguardato, come dichiarato nei materiali di comunicazione, esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi». Cinque ore dopo il lancio, la bambolina era già sold-out sul canale e-commerce della Ferragni, ma la vendita sarebbe proseguita sui canali terzi. E quindi anche in questo caso, applicando una bizzarra tecnica della beneficenza calmierata, era riuscita a ricostruire la Verità, solo una parte del ricavato sarebbe finito al partner. E visto come è andata con il pandoro, agli investigatori è venuta voglia di controllare anche la redistribuzione degli incassi per la bambolina. Per le uova, invece, la promozione è cominciata nel 2021 ed è stata replicata nell’anno successivo. Con la vendita si prometteva di sostenere il progetto «I bambini delle fate», un’associazione fondata dal papà di un bimbo affetto da autismo. In cambio, stando all’esposto presentato dalle associazioni dei consumatori, la influencer avrebbe incassato «500.000 euro nel 2021 e 700.000 nel 2022». Poi avrebbe chiesto una cifra definita «esorbitante» da Dolci Preziosi (ieri Cerealitalia, che ha sede a Bari, ha fatto sapere che per Dolci Preziosi non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e che «l’atteggiamento della società rimane quello della massima collaborazione con le istituzioni») e il rapporto si sarebbe concluso. All’associazione per i bambini autistici sarebbero arrivati, invece, solo 12.000 euro il primo anno e 24.000 il secondo. «Anche per le uova», secondo Codacons e Assourt, «non ci sarebbe nessuna correlazione fra le vendite e l’entità della donazione, come invece la comunicazione avrebbe lasciato intendere». Secondo le due associazioni, «un messaggio equivoco faceva supporre che l’acquisto dei prodotti avrebbe aiutato a finanziare l’associazione». In sostanza, quella che è stata promossa, stando all’esposto delle associazioni, «non sarebbe stata una campagna di solidarietà». «È evidente», tuonano da Codacons e Assourt, «che profili di affidamento e trasparenza sembrano mettere in rilievo elementi di oscurità e poca coerenza rispetto a ciò che per l’utente medio (il consumatore che si accinge agli acquisti natalizi) appariva». Soprattutto perché «la campagna promozionale attribuiva un chiare valore etico». «Una volta individuato il pm competente chiariremo ogni aspetto delle tre vicende», affermano i difensori della influencer, gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, che si dicono «totalmente certi dell’assoluta innocenza di Chiara». Il Codacons, però, ha fatto sapere di aver inviato in Procura un ulteriore esposto relativo alla campagna del 2020 per raccogliere fondi contro il Covid attraverso una «capsule collection» a edizione limitata realizzata dalla Ferragni insieme a Oreo. «Nei messaggi rivolti al pubblico», secondo il Codacons, «si affermava che il 100 per cento del ricavato delle vendite sarebbe andato in beneficenza per iniziative contro il Coronavirus». E ora l’associazione chiede di vederci chiaro. Nel frattempo verrà trattata nel Consiglio dei ministri di giovedì la norma spazza frodi nelle attività a scopo benefico. «Sulla confezione di quello che vendi devi specificare a chi vanno le risorse, per cosa vanno e quanta parte viene effettivamente destinata», ha spiegato ieri il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, a proposito del tentativo dell’opposizione di creare un casus belli con la influencer, ha aggiunto: «Figuriamoci se c’era voglia e interesse a uno scontro con la Ferragni. Stavo dicendo una cosa in positivo, verso le persone che producono un’eccellenza che noi vediamo attraverso gli influencer e diamo più peso a chi la indossa rispetto a chi la produce. È la sinistra che si è sbracciata per difendere e ha creato un caso politico, manco avessi attaccato Che Guevara».
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
Continua a leggereRiduci
Novità per i cittadini. Da questo mese stop al telemarketing da numero mobile, mentre il 30 novembre potrebbe arrivare lo stop a molti autovelox non conformi alle normative.