2023-02-20
Non autosufficienti. Soldi e vergogna: lo scandalo che tutti hanno dimenticato
Cinquecentomila anziani restano ricoverati in ospedale più a lungo del dovuto perché privi di familiari, badanti o strutture di accoglienza in grado di assisterli I costi per la sanità sono altissimi. Il Pnrr ha stanziato 2,7 miliardi per le cure domiciliari ma poche Regioni si stanno adeguando E l’emergenza non ha fine.Dovrebbero ricevere le cure a casa invece rimangono parcheggiati più del necessario negli ospedali. Non hanno parenti, badanti e nemmeno strutture che possono farsi carico della loro assistenza. D’altronde, con circa 1.000 euro al mese di pensione è impossibile permettersi una Rsa privata e quelle pubbliche sono sovraffollate e spesso inaffidabili per servizi di scarsa qualità. È la triste condizione di tanti anziani, vittime di un sistema sanitario che non riesce più a far fronte nemmeno alle urgenze dei più giovani, e di una società sempre più mononucleare che abbandona i nonni al loro destino. Un esercito di invisibili, di dimenticati, di gente della quale ci si ricorda solo quando devono supplire ai buchi del welfare, improvvisandosi baby sitter per i nipoti o paracadute economico per i figli disoccupati o divorziati con scarsi redditi.Secondo la stima della Fadoi (la Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti), circa la metà dei ricoveri in medicina interna, cioè 500.000 pazienti su un milione, è over 70 e non avendo nessuno a cui affidarsi resta almeno una settimana più del dovuto. Allargando lo sguardo all’insieme dei ricoveri (5 milioni in tutto) si può stimare che in tutti i reparti siano almeno un milione. Ogni anno si contano oltre 2 milioni di giornate di degenza improprie solo nella medicina interna per la difficoltà a dimettere gli anziani che non hanno sostegno familiare o risorse per un’assistenza domiciliare. Il monitoraggio Fadoi condotto su 98 strutture evidenzia che, dalla data di dimissioni indicata dal medico a quella effettiva di uscita, passa oltre una settimana nel 26,5% dei casi, da 5 a 7 giorni nel 39,8% dei pazienti, mentre un altro 28,6% sosta dai due ai quattro giorni più del dovuto. Il 75,5% dei pazienti anziani rimane impropriamente in ospedale perché non ha nessun familiare o badante in grado di assisterli in casa, mentre per il 49% non c’è possibilità di entrare in una Rsa. Il 64,3% protrae il ricovero oltre il necessario perché non ci sono strutture sanitarie intermedie nel territorio mentre il 22,4% ha difficoltà ad attivare l’assistenza domiciliare. Considerando il costo medio di una giornata di degenza, pari a 712 euro secondo i dati Ocse, l’onere per il Servizio sanitario nazionale è di circa un miliardo e mezzo l’anno. Anche se accantonato dalla politica, il tema è destinato a diventare a breve un’emergenza. L’Italia è infatti il primo paese al mondo in cui gli under 15 sono diventati meno degli over 65. Secondo il il report Italian healthcare 2021, entro il 2035 gli over 65 rappresenteranno il 34% della popolazione. Gli individui in questa fascia di età saranno 3,8 milioni in più mentre gli over 80 saranno 1,1 milione in più. Di conseguenza, saranno necessari 600.000 posti letto aggiuntivi.Uno studio Istat («Gli anziani e la loro domanda sociale e sanitaria. Rapporto Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana») evidenzia che su 6,9 milioni di over 75, oltre 2,7 milioni presentano gravi difficoltà motorie e compromissioni dell’autonomia nelle attività quotidiane di cura della persona.Tra questi, 1,2 milioni non possono contare su un aiuto adeguato, come quello che potrebbe offrire un caregiver familiare. Il report dei sindacati dei pensionati dal titolo «Più fragili dopo la tempesta» rileva che in Lombardia quasi un terzo degli anziani vive da solo e il 14% degli ultraottantenni è in una sorta di autoreclusione domestica. Si tratta di 100.000 anziani confinati in casa, con enormi problemi nella fruizione di servizi quotidiani. Complessivamente nella Regione, gli over 65 sono circa mezzo milione, abitano da soli e spesso hanno bassi livelli di istruzione. I familiari sono riusciti a offrire un’azione di supporto solo nel 49% dei casi.Il problema dell’assistenza domiciliare dovrebbe essere affrontato con i soldi del Pnrr, ma a causa delle solite lentezze burocratiche i fondi potrebbero restare inutilizzati. In Italia solo il 2,9% degli anziani sono assistiti a casa, con 16 ore in media per persona all’anno, mentre ne servirebbero almeno 20 al mese ciascuno. In Germania la cura domiciliare riguarda il 15,6% degli over 65. Una forte differenza. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette a disposizione 2,7 miliardi per assicurare cure domiciliari al 10% degli over 65. Gli assistiti a casa aumenterebbero dagli attuali 400.000 a 1,4 milioni. I soldi quindi ci sono, mancano però due elementi decisivi: il primo è che il personale sanitario, tra tetto di spesa e scorso appeal della professione, è introvabile già negli ospedali territorio: e poi solo 12 Regioni sono in regola con l’accreditamento che potrebbe aprire le porte a enti privati e cooperative che già da anni operano nell’assistenza domiciliare integrata.I fondi del Pnrr sarebbero una boccata d’ossigeno per la sanità; eppure rischiano di restare inutilizzati. Il decreto è molto rigoroso nell’elargizione dei soldi per evitare che vadano dispersi, sicchè pone obiettivi intermedi di popolazione assistita - anno per anno - fino a metà 2026 (scadenza del Pnrr) quando dovrà essere raggiunto il target del 10% di over 65 curati a casa. Le Regioni già nel 2023, per accedere al 50% delle risorse stanziate per quest’anno, dovranno dimostrare di avere curato a casa 296.000 over 65 in più, il prossimo anno ben 525.000 fino ad arrivare agli 808.000 del 2026. Poco più di metà delle Regioni hanno attivato i processi per l’accreditamento delle cure domiciliari a operatori pubblici e privati, in attuazione della legge di bilancio 2021. Sono Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Solo però Lombardia, Lazio e Sicilia sono a buon punto per il passaggio dal sistema delle gare a quello dell’accreditamento. In Lombardia per l’assistenza domiciliare operano oltre 130 soggetti tra spa, srl e ospedali.La carenza cronica di personale è l’altro problema. Gli anziani bisognosi di cure più complesse avrebbero bisogno dell’infermiere di famiglia ma la categoria conta la mancanza di 70.000 unità. Anche le Rsa sono insufficienti. In Italia attualmente si contano 7.493 case di cura, l’83% delle quali in mano a società private. Il 46% di queste strutture è dedicata all’assistenza agli anziani, con un numero di ospiti che è aumentato del 35% negli ultimi dieci anni ed è costituito per il 79% da persone non autosufficienti. Ci sono differenze significative fra regioni. Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ospitano attualmente più della metà dei posti letto disponibili nelle strutture private, con la sola a Lombardia che registra il 18% del totale.