2023-03-21
Noleggiare donne per avere bambini è abominevole
Non sono delle fabbrichette di prole conto terzi. La proposta di Elly Schlein di rendere la pratica legale in Italia è uno sfregio.A dire da quello che è successo negli ultimi giorni, se un marziano venisse in Italia e leggesse i giornali, avrebbe l’impressione che l’urgenza nazionale sia fare al più presto una legge che autorizzi la maternità surrogata, cioè che dia la possibilità a una coppia gay di affidarsi a una donna che porti avanti la gravidanza per conto di quelli che saranno i genitori del nascituro, una donna che viva la gestazione per altri portando avanti la gravidanza dove gli ovuli non sono mai i suoi, cioè il bambino che nascerà non avrà mai legami genetici con lei.Il termine «maternità surrogata» viene dall’inglese «surrogacy» con la differenza che viene anche usato il termine «maternità» per una donna che, avendo svolto le funzioni di madre (gestazione e gravidanza) e avendo partorito quel bambino o bambina, cesserà la sua funzione di maternità per cederla ad altri che, anche se hanno dato gli ovuli, con quella gravidanza non centrano niente.Non so chi in Italia abbia scelto l’aggettivo «surrogata» perché, se quel qualcuno va a sfogliarsi la Treccani, il termine surrogato, in uso estensivo e con riferimento a cose varie, è ciò che sostituisce un’altra cosa in modo imperfetto. Scrive così la Treccani, i cui rappresentanti non siedono in Parlamento ma si occupano del significato delle parole e ci fanno riflettere su quanto le parole pesino: surrogato o surrogare significa sostituire una cosa con un’altra in modo imperfetto. Quindi nell’espressione «maternità surrogata» è contenuta l’imperfezione di questo tipo di maternità. Poi qualcuno usa il termine «gestazione per altri» per addolcire la pillola, ma la gestazione ha un significato psicologico, reale, antropologico (significati per i quali non occorre assolutamente mettere di mezzo la religione e la teologia perché sono termini laici) ed è legata a colei che partorisce il bambino o la bambina.Altri usano l’espressione, che mi pare tanto abominevole quanto reale, di «utero in affitto» riferendosi esplicitamente al corpo delle donne sfruttato attraverso questa pratica. E anche se la cosa avvenisse senza profitto e, quindi, senza sfruttamento economico - cosa che non è così frequente come vogliono farci credere -, più che di sfruttamento si tratterebbe di uno sfregio vero e proprio della donna, costretta a separarsi dal bambino che ha tenuto in seno nove mesi prima di partorirlo.Perché non focalizzare l’attenzione su ciò che accade a quella donna presa in affitto, come si fa di un appartamento, in termini psicologici, umani, che riguardano la sua femminilità e anche le conseguenze su una potenziale sua maternità vera? Certamente non sono, nella stragrande maggioranza dei casi, effetti positivi perché la natura ha stabilito, loro malgrado, che il bambino o la bambina debbano essere legati geneticamente alla madre e che la madre non è una fabbrichetta di bambini per altri. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha proposto un disegno di legge dove si rende legale in Italia - cosa che oggi non è per la legge 40 del 2004 - la maternità surrogata. Le coppie italiane (etero e gay) che si rivolgono all’estero per la maternità surrogata non sono punibili e Fratelli d’Italia ha proposto una legge nella quale siano punibili anche quelli che si rivolgono all’estero.Contro questo si è scatenato l’inferno, tanto che l’autorevole giornalista Lucia Annunziata (il cui cognome richiama l’Annunciazione che aveva come contenuto una maternità non surrogata, a meno che non si ritenga lo Spirito Santo un surrogatore) ha perso le staffe in un confronto con il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, facendosi scappare una imprecazione o parolaccia che sottolinea lo spessore delle convinzioni della medesima giornalista.La psiche umana (andare a rileggersi alcune pagine di Sigmund Freud sul triangolo edipico, si trovano anche dei buoni riassunti su Wikipedia) ha un’evoluzione che ha le sue origini nel rapporto del bambino con un padre e una madre. Si può criticare, ed è stato fatto abbondantemente, la concezione freudiana del triangolo edipico in cui il bambino vede il papà come un nemico perché lo strappa alla mamma che lo allatta, è un po’ più difficile dimostrare che non sia vero che il percorso evolutivo di un bambino sia naturalmente compiuto nel rapporto con un papà e una mamma.Tra l’altro, nel marzo 2021, la Corte costituzionale ha sottolineato che «il divieto, penalmente sanzionato, di ricorrere alla pratica della maternità surrogata risponde a una logica di tutela della dignità della donna e mira anche ad evitare i rischi di sfruttamento di chi è particolarmente vulnerabile perché vive in situazioni sociali ed economiche disagiate». Certo non si potrà dire che anche questo sia un pronunciamento di parte perché la Corte costituzionale ha come funzione fondamentale di verificare l’aderenza o meno delle leggi dello Stato ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione che si collegano con i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione del 1948.E fin qui abbiamo parlato della donna che surroga. Altro discorso sarebbe da fare sui bambini frutto della maternità surrogata. Mi sono immaginato un breve dialogo fra due adolescenti ai quali sia stato detto come sono nati, cioè in modo surrogato. Uno chiede all’altro: «Chi sono i tuoi genitori?». «Io ho due papà però la mia mamma non la conosco perché è una donna che è stata messa incinta solo per farmi nascere». L’altro adolescente: «Io invece ho due mamme e una di loro è quella che mi ha concepito ricorrendo a una strana istituzione che si chiama “banca dello sperma” ma di chi sia quello sperma non lo saprò mai. Quindi il mio papà non avrò possibilità di conoscerlo». Tanto basti.
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