2022-10-28
«Noi anti green pass repressi con l’appoggio dei collettivi»
Valerio Casali, iscritto alla Sapienza e attivo nel coordinamento degli studenti che si opposero alla certificazione sanitaria, accusa: «Dov’erano gli antifascisti quando venivamo discriminati? Con i kapò». E rilancia: «Giusto lottare, ma scegliamo bene le battaglie».«Non si può continuare a gridare “fascisti, fascisti!”. Non porta da nessuna parte. Mi pare un’analisi molto superficiale di quanto sta accadendo, legata a categorie che non esistono più, e che però si prestano a molte strumentalizzazioni, perché di certo fanno comodo a una parte politica». A pronunciare queste parole, con un certo coraggio, è Valerio Casali, studente di antropologia alla Sapienza. Sì, lo stesso ateneo dove, nei giorni scorsi, ci sono stati scontri fra la polizia e alcuni collettivi di sinistra che volevano contrastare un incontro organizzato a Scienze politiche con Fabio Roscani di Fratelli d’Italia e il nostro Daniele Capezzone. Valerio fa a sua volta parte di un collettivo, la propaggine romana degli Studenti contro il green pass. Un nutrito gruppo di giovani (composto da alcune centinaia di persone) che negli ultimi due anni è stato molto attivo nella protesta contro le restrizioni sanitarie.Nelle ultime ore, gli Studenti contro il green pass hanno pubblicato sui loro profili social dei messaggi piuttosto eloquenti su quanto accaduto alla Sapienza. Tra questi c’è un tweet piuttosto ruvido: «Ma i nostri compagni dell’antifascismo quando venivamo cacciati con insulti dove stavano?», leggiamo. «Quando ci veniva impedito il nostro diritto allo studio che facevano? Già, appoggiavano i kapò ed erano i primi ad insultarci e cacciarci dai luoghi, in linea col loro dogmatismo totalitario».In effetti, la contraddizione emerge in maniera evidente, e anche noi ieri l’abbiamo notata. Ma che a rimarcare il concetto siano proprio studenti della Sapienza non è cosa da poco, se non altro perché dimostra come nell’ateneo esistano posizioni anche molto diverse.«Al nostro interno», racconta Valerio Casali, «ci sono posizioni diverse, siamo un gruppo eterogeneo, non siamo chiaramente identificabili come di destra o di sinistra, abbiamo sensibilità differenti. I collettivi che hanno manifestato l’altro giorno, negli ultimi due anni, non si sono mai visti alle nostre iniziative. Non si sono mai mossi per difendere chi veniva vessato dalle politiche sanitarie». Già, quando gli studenti protestavano contro obblighi e discriminazioni, i ferventi antifascisti scesi in strada contro Capezzone non si sono palesati. Anzi. «In questi anni», continua Valerio, «abbiamo organizzato sit in, manifestazioni, cortei, eventi culturali all’aperto. Ci sono state tensioni con gruppi di estrema sinistra che erano a favore dell’obbligo vaccinale e ci sono venuti contro in un paio di occasioni. Anche se noi abbiamo sempre cercato di coinvolgere, di essere aperti a tutti».Per gli Studenti contro il green pass il fatto che molti loro colleghi «impegnati» non abbiano risposto alla chiamata quando in gioco c’erano vere libertà è «un’onta che sarà difficilmente cancellabile, questi collettivi se la portano appresso. È un motivo nostro di orgoglio avere tenuto certe posizioni contro le restrizioni, e lo rivendichiamo».Casali, tuttavia, si mostra di larghe vedute. «Penso che vista la situazione attuale ci sarebbe da fare un piccolo passo avanti, di apertura verso la parte di società civile che negli ultimi due anni ha dormito sonni profondi. Azioni come quelle dell’altro giorno qui alla Sapienza hanno creato una situazione molto brutta. È stato sbagliato tentare di impedire quel convegno. E poi questa retorica antifascista sventolata contro persone che non definirei assolutamente fasciste… Capezzone lo si potrebbe definire liberista, volendo si potrebbe fare un discorso critico diverso, ma presentarsi lì in nome dell’antifascismo… Mi sembra molto banale, superficiale».Sia chiaro: Valerio non approva l’uso del manganello, tutt’altro. «Credo che molti di quei ragazzi siano in buona fede e penso che sia positivo ci siano nell’università persone attive politicamente», spiega. «Se qualcuno lotta per un ideale va sempre difeso e non manganellato e la risposta della polizia mi pare da condannare: credo fermamente, non penso si possa rispondere in quel modo. Detto ciò credo anche sia necessaria una riflessione sulle lotte che devono essere portate avanti. Serve più consapevolezza su quanto accaduto negli ultimi due anni. E ritengo che un mea culpa da parte dei collettivi sia necessario: non si può continuare a gridare al fascismo, a volte è anche controproducente. Anche perché poi la società civile dove sta? Ho letto tanti commenti in difesa del convegno, persone che dicevano ai collettivi “i fascisti siete voi”».L’analisi non fa una piega. Ma non è l’unica critica che gli Studenti contro il green pass hanno da muovere. Perché a quanto pare anche l’atteggiamento dell’istituzione universitaria è stato ed è un po’ discutibile. «Quello dell’Università è un comportamento problematico», dice Casali. «Non concede gli spazi per iniziative che considera scomode come quella che faremo noi oggi, sul Kurdistan». Si tratta di un convegno dal titolo La questione curda e la guerra in Ucraina e si terrà alle 15 in piazzale Aldo Moro 5, a Roma. Ci saranno attivisti, studenti e professori. Gli Studenti contro il green pass avevano chiesto all’ateneo di poter avere uno spazio per il dibattito, ma a quanto risulta è stato negato. «A noi viene sempre richiesta la presenza di una controparte», attacca Casali. «In compenso l’Università ha invitato senza alcun problema personaggi come Anthony Fauci, Romano Prodi, Renato Brunetta… L’anno scorso La Sapienza è stata una passerella di politici del governo Draghi, ovviamente senza contraddittorio, e questo ci sembra un po’ ipocrita».È ipocrita, come no. Ma purtroppo è anche una lezione che gli studenti devono apprendere fin da subito: la libertà di espressione, da queste parti, non vale per tutti allo stesso modo.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
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